tremendieventi

lunedì 5 dicembre 2011

Progetto



I primi a usare il termine, addirittura per identificare lo sbarco sulla luna sono stati gli Americani, e chi se non loro! Qui da noi la parola ha avuto un uso un po' circoscritto per gran parte della popolazione. Era utilizzata prevalentemente da geometri o ingegneri e si riferiva più che altro al disegno di un'abitazione o un qualsiasi altro manufatto civile. Negli ultimi anni, finalmente il grande successo: ormai i cantanti non fanno più dischi, gli attori non mettono in scena commedie o film, la stessa televisione no fa più programmi e nemmeno i presidenti di club fanno più squadre. Persino le aziende di ferramenta non producono più tondini. No. Negli ultimi anni è tutto un proliferare di progetti. Quando la fuffa e l'alea che gira intorno a una certa idea comincia a ispessirsi e ti rendi conto che le probabilità di portarla a termine stanno inesorabilmente scemando, se qualcuno ti chiede, soprattutto in un'intervista alla televisione o ai giornali, cosa stai facendo, ti conviene usare la parola magica: progetto. La gente si innamora delle formule e delle parole che non capisce ma che hanno un suono accattivante e una buona dose di paraculaggine intrinseca. Un esempio: tu sei un cantante che da dieci anni non riesce a vendere un disco nemmeno durante la festa patronale del tuo apese dove tu sei ospite speciale, magari in passato hai avuto un'estate fantastica alla Valeria Rossi (do you remember sole cuore ammmmmooooooooooore!), ma oggi non ti riconosce nemmeno il tuo giornalaio che da trent'anni ti vende sorrisi e canzoni che tu ostini ad acquistare nella speranza di una tua foto, e ti capita che qualche sfigato per riempire due ore in una trasmissione pomeridiana o per una marchetta con un tuo ex produttore che guadagna ancora coi tuoi diritti SIAE ti invita in televisione. Dopo il playback d'ordinanza sulla tua unica hit e il corredo di immagini di repertorio e di vari casi umani che in un modo o nell'altro ti coinvolgono, arriva la famosa domanda: lavori? Allora è brutto stare lì a spiegare che in realtà non hai mai fatto il cantante, che hai riavviato la filiale di assicurazione che hai sempre gestito insieme a tuo fratello, che non ti vuole più nessuno nemmeno se vai gratis, e a quel punto scatta la svolta: sto lavorando a un progetto. Che è un modo più carino per dire: non sto facendo assolutamente niente perchè non mi vuole più nessuno ma se te lo dico adesso in tv sono davvero spacciato. Ultimamente il termine viene utilizzato anche in ambito calcistico. Generalmente se la squadra non vince e non si vede nemmeno l'ombra di una rinascita si dice che è un progetto in evoluzione che ancora non ha dato i suoi frutti. Ultima della serie in questo senso è la squadra della città in cui vivo. Sono mesi che continuano a dire che bisogna credere nel progetto e rispettare i tempi del geometra (Luis Enrique). Ma anche quello del Titanic era un progetto. In altri termini, non è detto che si programmino solo le vittorie. A volte, spesso, anche i fallimenti sono ben programmati. E i dirigenti della Roma farebbero bene a stracciarlo quel progetto altrimenti tra un po' saranno rincorsi per la strada dai tifosi che provano a fargli rimangiare squadrette e compassi.


Good news from Russia



Putin ha perso. O meglio non ha vinto. E' una bellissima notizia per la Russia e anche per me. L'ex colonnello del KGB, dopo essere stato per dieci anni il padrone indiscusso del pase, tre anni fa aveva lasciato la carica di presidemte a un suo galoppino, Medvedev, che gli ha solo tenuto caldo il posto mentre lui dirigeva i giochi come capo del goveno. Bisogna riconoscere a Medvedev almeno il tentativo di riportare all'attenzione della Russia i temi della trasparenza e dell'apertura verso un regime più sensibile alle critiche e più aperto alla dialettica democratica. Adesso Putin si prepara a farsi rieleggere di nuovo come presidente ma la sua cavalcata trionfale, che secondo molti lo stava per portare al Cremlino per un altro bel po' di anni, forse ha subito una frenata o una semplice sbandata. Sta di fatto che nelle elezioni legislative tenutesi ieri, il partito del presidente ha preso "appena" il 49,5% anche se il conteggio dei seggi ne fa comunque il partito di maggioranza assoluta all'interno della Duma. Fin qui cambia poco. Però c'è un piccolissimo particolare: i seggi a favore di Russia Unita (il partito di Putin) sono ben al di sotto della quota di 2/3 necessaria a modificare la Costituzione. E questo è un vero ostacolo. Infatti Putin intendeva prolungare il mandato del presidente della Repubblica da cinque a sei anni, assicurandosi, di fatto, altri dodici anni di regno incontrastato. Ma qualcosa si muove nella terra di Dostoevskij, i russi non ci stanno a farsi prendere in giro da un oligarca che è diretta emanazione del potere sovietico. Si parla di proteste in piazza e di una riedizione delle rivolte nordafricane in salsa russa. Speriamo solo che la repressione non sia altrettanto feroce, anche se dati i precedenti non c'è da attendersi niente di buono in caso di disordini non autorizzati dal governo.  


lunedì 14 novembre 2011

Titolidicoda



La cosa più bella di queste settimane non è il tentativo da parte di tutti, anche i più sprovveduti in materia di economia e di inglese, di arrampicarsi sulla pronuncia mostruosa dello "spread" per non parlare del suo significato, non è la faccia allegra e strafottente di Sarkozy prima e la Merkel poi mentre rispondono a una domanda sulle rassicurazione fornite loro dal Presidente del Consiglio italiano; non è neanche la fine ingloriosa di un governo che agonizza da mesi senza riuscire a produrre un provvedimento che sia uno o le affermazioni del premier sulla crisi che è il frutto di un'invenzione giornalisti quando "i ristoranti sono sempre pieni e si fa fatica a prenotare un posto in un aereo"; no, non è niente di tutto ciò. Queste ultime settimane di regime ci lasceranno indelebilmente scolpite nella memoria tutte le piccole miserie umane messe in evidenza nelle ultime ore con un'accelerazione degna del CERN di Ginevra. Prendiamo Fede. Mentre l'inchiesta sulle olgettive prosegue a tamburo battente, mentre il suo sodale Mora viene condannato a otto anni per bancarotta fraudolenta e perde trenta chili in carcere, mentre il suo datore di lavoro sta affondando inesorabilmente, fa quasi tenerezza mentre dice che se cade il suo editore smette di fare il direttore di telegiornale. Ce ne faremo una ragione. O l'onorevole Crosetto. Per anni è rimasto nel dimenticatoio, nessuno si è occupato di lui, nessuno lo notava se non per il suo aspetto fisico e una certa somiglianza con il cartone shrek. Poi, nell'arco di poco più di una settimana, riesce a inanellare una serie di fesserie che gente ci metterebbe una vita a far meglio. Prima attacca Tremonti venendo smentito dai suoi colleghi di partito costringendolo a fare ammenda, poi va in Tv a prendere a male parole un giornalista, si alza in piedi puntando il dito contro il malcapitato mentre continua a minacciarlo e per poco non gli mette pure le mani addosso, poi si abbandona alla confessione con un giornalista apostrofando il suo capo come "quella testa di cazzo di...", poi smentisce di essere lui la voce che pronuncia quella frase e che il giornalista ha postato, contraffatta, sul suo profilo di un social network e, infine, a tarda serata ammette di essere lui l'autore della telefonata e sostiene che generalmente si esprime in quel modod e non è raro vederlo in giro a dare del "testa di cazzo" ad amici e familiari. Un altro caso splendido è la Carlucci. Non si sa bene come sia finita in parlamento, antesignana delle varie carfagne e barbare fagioli che hanno costellato l'ultimo parlamento italiano, si fa notare nel corso di più legislature quasi solo per le fesserie e gli eccessi che ne caratterizzano l'opera di parlamentare e di soubrette che coniuga confondendo spesso il palcoscenico della politica col lavoro di presentatrice senza niente da dire. Negli ultimi giorni ha abbandonato anche lei il suo datore di lavoro, se n'è andata nel gruppo dell'UDC e ha tentato fino all'ultimo di strappare un titolo di giornale o almeno una citazione in un'agenzia di stampa. Questo sono alcune delle piccole miserie umane che si nascondono dietro la caduta di un leader. In ogni caso è meglio non dimenticare anche in futuro per cercare di non cadere in tentazione, sarà bene ricordare il nulla condito dal niente della prosa di Rotondi, le gaffe senza senso e senza fine della Gelmini, lo sguardo confuso e inconfondibile di Gasparri e Quagliariello, l'accento e la risata immobile di Cicchitto, le tette rifatte della Minetti e la svolta semi-anoressica della neocrocerossina Carfagna, lo sguardo docile da pescecane della Santanchè, il continuo danzare sull'orlo del ridicolo di Capezzone, nonostante in quell'abisso ci sia caduto da un decennio, la chioma rossa e il reggicalze della Brambilla, lo sguardo allegro di Belpietro o rassicurante di Sallusti, la speranza di essere qualcuno dell'agopuntore Scilipoti. Sarà difficile dimenticarli in fretta. Speriamo almeno di farci gli anticorpi.    



giovedì 3 novembre 2011

Ma come scrivi?

Quest'obbrobbrio grammaticale appare sul profilo FB dell'assessore comunale al turismo e al termalismo del comune di Latronico.

Adesso, speriamo in una forte iniziativa privata che dia quel rilancio al complesso termale "La Calda" di Latronico di cui da sempre se n'e' sentito il bisogno, poichè il grande problema che ha rallentato lo sviluppo è stato la mancanza di posto letto, anche se le stutture termali, sono state sempre di altissimo livello.  Le terme,  in questi anni sono riusciti  comunque a lavorare grazie ai molti utenti pendolari. La ristrutturazione e l'ammodernamento degli alberghi sicuramente creerebbe una reazione a catena per altri investimenti privati, in quanto certamente permetterebbe di dare la possibilità a molti turisti di soggiornare nel nostro territorio e ciò darebbe la possibilità alle Terme, di rimanere aperti quasi tutto l'anno. Questo sviluppo non gioverebbe solo per il territorio di Latronico in se, ma per tutti i territori della Regione Basilicata. Questa azione determinata da parte della Regione Basilicata, ma condivisa e sollecitata da parte di questa amministrazione comunale, finalmente potrebbe far diventare davvero le terme di Latronico il volano per lo sviluppo del territorio.
Fausto De Maria (assessore comunale al termalismo e turismo) 

...imparare a scivere no?



mercoledì 2 novembre 2011

Bonton

Leggo oggi sulla pagina di Roma di Repubblica che i bambini italiani, al primo posto i romani, sono tra i più maleducati d'Europa secondo il giudizio degli albergatori del vecchio continente. E ci voleva tanto per scoprirlo? Si sa che i bambini si limitano ad imitare i grandi e spesso assorbono i comportamenti dei genitori rapidamente. Partendo da questo proesupposto, quindi, i risultati dell'indagine non potevano essere diversi. Non so a quanti sia capitato di vivere un po' in questa città ma in un attimo si viene assaliti dalla maleducazione dei suoi abitanti. Basta entrare in un ristorante a qualsiasi ora e in base al livello di decibel si può stabilire la concentrazione di capitolini all'interno, basta sbagliare un semaforo e venire apostrofati con epiteti che altrove a stento si riserverebbero ad un uxoricida, basta entrare un po' in confidenza con qualcuno e dopo tre giorni ritrovarsi di fronte a una persona che ti ha già messo un nomignolo, ti fa apertamente l'imitazione mettendo in evidenza gli inevitabili difetti, continua a metterti le mani addosso con segni di ammiccamento di ogni tipo. Per non parlare delle urla con cui sono soliti comunicare tra loro per strada a tutte le ore del giorno e della notte, della capacità mostruosa di saltare qualsiasi tipo di fila con la faccia innocente di un bambino svedese, del tono minaccioso col quale si rivoglono a qualsiasi simile che osa chiedere spiegazioni su un comportamento poco urbano. Cosa vuoi che imparino i ragazzini in un ambiente del genere? E il bello è che se fai notare al genitore che il figlio è andato un po' fuori dalle righe, questo comincia a inveire contro di te, i tuoi genitori e almeno quattro generazioni di tuoi avi morti da qualche secolo. Il bambino che osserva la scena, secondo voi, come si comporterà in futuro? Naturalmente spero di non essere frainteso: qui non c'entra niente il nord e iul sud e la superiorità nell'educazione della gente del Nord. Io vengo, e con un certo orgoglio, dal sud, mentre, per rimanere nell'indagine succitata i romani sono seguiti dai bambini milanesi, quindi ahimè mi sa che la maleducazione sia molto più diffusa in italia di quanto si pensi. E quando andiamo all'estero gli altri se ne accorgono.


martedì 6 settembre 2011

Salto un giro



Il ciclismo è uno degli sport più belli che mi sia capitato di seguire anche se non l'ho mai praticato. A parte la promessa di iniziare questo sport per realizzare il sogno di partecipare ad una gara di triathlon, mi fa specie doverbe parlare in maniera negativa. Il fatto è che oggi, con partenza da Paesana, località nel cuneese dove ogni anno la Lega celebra il rito della raccolta delle secre acque del Po, prende il via il Giro della Padania. Il bello è che la gara ha avuto l'avallo della federazione ciclistica, vanta sponsor del calibro di Alitalia e BPM, schiera alla partenza campioni del calibro di Ivan Basso e persino la copertura televisiva della Rai, ma c'è un problema: la Padania non esite. E' come fare il giro di Lilliput con tappa a Sucate!

martedì 12 luglio 2011

La collina dei mirtilli



Oggi voglio parlare di due cose che adoro e che, se combinati insieme, possono dare vita ad una forza esplosiva. Prima di tutto il jazz. E' un po' di tempo che lo ascolto e, forse perchè non amo particolarmente i pezzi cantati, finora non mi era mai capitato di ascoltare questo brano scritto nel 1940 da Al Lewis e Larry Stock con musica di Vincent Rose, Blueberry Hill appunto. L'ho ascoltata un po' di minuti fa e penso che non mi ero perso granchè anche se d'ora in poi la riascolterò con più attenzione. L'altra cosa che adoro è la Russia. Non ci sono mai stato, ma le parole che vi associo immediatamente sono San Pietroburgo, Tolstoj e Vodka, come potrei non amarla? Succede che da qualche giorno le due splendide cose si sono messe a marciare insieme e stanno mettendo in grande difficoltà l'oligarca che ormai da anni occupa tutti gli ambiti del potere della nazione che un tempo fu l'URSS. Il fatto è che il presidentissimo nel Dicembre del 2010 è salito sul palco durante una serata di beneficenza e, applaudito dal jet-set in trasferta, dalla Bellucci a Mickey Rourke, da Depardieu a Sharon Stone, si è messo a cantare Blueberry Hill, cercando per qualche minuto di far dimenticare tutti i crimini commessi dal suo governo in spregio a qualsiasi tutela dei diritti umani. La serata di beneficenza era stata organizzata da una fondazione russa che si occupa di aiutare i bambini affetti da leucemia, una parte dei quali proviene dalle zone limitrofe all'impianto nucleare di Chernobyl, in Ucraina. La mamma di una delle bambine che avrebbero dovuto ricevere quel denaro ancora non ha visto un rublo e questo nonostante Putin si era impegnato a consegnare personalmente il danaro agli ammalati. Il bello è che questa fondazione (si chiama Federatiya) incurante dello scandalo ci ha riprovato nello scorso week end vendendo altri biglietti per un'altra serate di gala a prezzi esorbitanti. Il concerto, che in un primo momento sembrava dovesse essere annullato, si è tenuto lo stesso, ma dei soldi delle due serate ancora niente e la fondazione è ormai evaporata. In un paese come la Russia dove ogni giorno i giornalisti che fanno inchieste scomode vengono minacciati, perseguitati e spesso uccisi, non è facile montare uno scandalo sulla fondazione. Anche perchè inevitabilmente farebbe emrgere un coinvolgimento almeno indiretto del Cremlino. E allora, nelle difficoltà, è lì che scatta l'intelligenza e la sagacia del popolo russo. Il dj russo Smash è andato a recuperare il pezzo del Dicembre 2010 col grande interprete e lo ha riarrangiato. Radio7 poi ha deciso di mandarlo come sigla finale del radio giornale che va in onda ogni ora. Dodici volte sabato e dodici volte domenica. Ogni ora un invito a non far cadere il silenzio su questa brutta vicenda. Ogni ora un tocco per ricordare ai russi che dietro la vocina un po' impacciata di questo ex colonnello del KGB si nasconde la vergogna di un'oligarchia che ormai si sente al di sopra della legge. Ogni ora un pensiero per tutti i malati di leucemia.

La vicenda in questione l'ho letta stamattina in un articolo di Repubblica.it a firma Daniele Mastrogiacomo. Mi fa piacere leggere di nuovo questo giornalista che fu sequestrato nel 2007 in Afghanistan e liberato dopo una trattativa del governo italiano. Negli ultimi tempi non avevo letto tanti suoi articoli e ultimamente si occupava di una rubrica su roma.repubblica.it.

http://www.repubblica.it/esteri/2011/07/12/news/disco_putin-18951666/?ref=HREC1-6

venerdì 1 luglio 2011

Alla malora!



Aldo Grasso è il critico televisivo del Corriere della Sera e gestisce un blog che si occupa di televisione su corriere.it. L'ho scoperto qualche anno fa dopo un articolo sul Torino Calcio di cui è tifoso praticamente da una vita, visto che è anch'egli piemontese. Ho anche letto un suo libro dedicato ai film per la televisione andati in onda in Italia dagli anni Ottanta fino alla fine del Novecento. Mi è capitato spesso di scrivere sul suo blog e qualche volta di essere pubblicato. Oggi, però, massima soddisfazione e ubriacatura narcisistica infinita, mi ha addirittura risposto e allora è meglio ricordare un giorno come questo. Mi ha risposto su un intervento che avevo scritto a proposito del passaggio di Simona Ventura (mi auto-censuro e non la definisco pesciarola come al solito per il rispetto doveroso nei confronti di tutti coloro che, a costo di sacrifici enormi e senza poi guadagnarci tantissimo, si occupano della pesca e della commercializzazione dei prodotti ittici che personalmente adoro) dalla Rai a Sky e la successiva proposta di sostituire la suddetta con la altrettanto incapace Caterina Balivo. In realtà i post che ho scritto sono due: il primo è stato solo pubblicato e il secondo ha avuto l'onore dell'attenzione dell'esimio professore. Di seguito sono riportati entrambi.


Ventura a Sky
Salve prof a lei e ai forumisti. Ore 12 e qualcosa c'è un'ultima ora: Simona Ventura a Sky per 2 anni. Mi dica che è vero la prego.Non ho sky anche se vorrei, ma al momento non me lo posso permettere e allora sono troppo felice di sapere che dal prossimo anno non c'è più la ventura. Certo se se ne andasse via anche Mara Venier, Paola Perego, Caterina Balivo, Lorena Bianchetti, Carlo conti, Fabrizio Frizzi e Bruno Vespa finalmente si potrebbe ricominciare a vedere la Rai (esclusa la Rai4 che seguo regolarmente). Buona giornata a lei e agli altri del forum




al posto tuo...
La Balivo al posto della Ventura è come la Duna al posto dell'Arna, come i Finley al posto degli Zero Assoluto o Pancev al posto di Scifo, come la Sprite al posto della Cocacola, come Massa al posto di Barrichello, come il SNL all'italiana al posto di Colorado cafè, come Matrix al posto di Porta a Porta, come Crepet al posto di Meluzzi, come la Falcetti al posto della Bianchetti, come Bondi al posto di Galan o viceversa o entrambi al posto di Mastella e Diliberto, come Gasparri al posto di Latorre, come Facchinetti al posto di Belen o tutti e due al posto della Minetti come showgirl mentre lei a sua volta è subentrata a Tiziana Majolo come consigliere regionale. Quando si dice ad maiora.
RispostaGrasso Venerdì, 01 Luglio 2011
Alla malora!




martedì 28 giugno 2011

Colombo



All'ingresso principale nessuno sa chi sia o che ci faccia un signore sulla sessantina con al guinzaglio un cane e con un mezzo sigaro in bocca. Indossa uno strano soprabito giallino tutto spiegazzato che forse trenta anni prima poteva somigliare a un impermeabile. Cammina sempre proteso in avanti, anche se non ha nessuna fretta di arrivare a una meta, la testa è piegata su un lato e sembra scorgere qualsiasi cosa in lontananza nonostante abbia solo un occhio ben aperto, mentre l'altro è quasi ormai a riposo. Farfuglia poche parole a una segretaria che sembra scambiarlo per un barbone, lo tratta con accondiscendenza, un po' come si fa coi matti. A lui piace essere trattato così, infatti ricambia la gentilezza della signorina e comincia a parlarle dei tic e delle fobie della moglie, forse individuando degli aspetti comuni tra le due donne,seppur così diverse. La signorina sembra infastidita e ormai esausta di tanta dabbenaggine cerca di allontanare definitivamente dallo studio Perkins & Olufsen  di Hollywood questo tremendo scocciatore. A questo punto il buontempone è costretto a qualificarsi: Tenente Colombo della Polizia di Los Angeles. E' questo che mi ha sempre impressionato di questo strano ed estroso personaggio che nomina sempre una signora Colombo che non si è mai vista. E' di origini italiane e questo lo rende spesso, soprattutto all'inizio delle indagini, oggetto degli sfottò dei vip oggetto delle sue indagini. Si tratta sempre di rappresentanti del jet-set, troppo impegnati per un'inchiesta della polizia guidata da uno sfigato con una cabriolet vecchia di trenta anni. E pure lui riesce a schivare queste inutili difese. Si presenta nel bel mezzo di un party con attori da oscar, o alla prima di una rockstar, o nel camerino di un grande attore di teatro e comincia con una serie di domande apparentemente inutili e prive di senso, dando sempre alla controparte l'impressione che lui stia brancolando nel buio. E' questa la grande arma del tenente:il suo aspetto. La gente lo prende per uno scemo, un po' stravagante, con assurde teorie nella testa. E allora i testimoni più o meno diretti di un delitto cominciano a infastidirsi. Si mostrano estremamente reticenti o troppo tranquilli oppure sentono di essere tanto furbi che per loro è impossibile farsela fare da un semplice poliziotto. Ecco, sta scattando la trappola del tenente: non c'è scampo. Alla fine di ogni indagine però non ci sarà mai il trionfo dell'eroe che è quasi dispiaciuto per come siano andate le cose. Non ci sarà nessuna festa e nessun encomio per il tenente: un caffè con gli amici al bar, e poi un buon motivo per accendere un sigaro o comprare un osso nuovo a Cane. Il tenente se n'è andato da qualche anno e l'uomo che lo interpretava è morto appena poche ore fa. Era un grande attore e da un po' soffriva di una malattia degenerativa che ne aveva offuscato la mente. 


giovedì 16 giugno 2011

Granny

Di lunga durata non c’è nulla al mondo, e anche la gioia, nell'istante che tien dietro al primo, non è già più tanto viva (N. V. Gogol)


A questo punto la misura è colma. Leggo sul sito di un giornale: Berlusconi: "Mi chiedono 2.500 miliardi di lire. Dove trovo i soldi?". Per un attimo ho uno sbandamento. C'è qualcosa che mi suona sinistramente assurda. Ho capito bene: lire? Stai ancora alle lire. La lira ha smesso definitivamente di circolare il 28 febbraio del 2002, più di nove anni fa e tu ancora stai alla lira. E perchè non il tallero o il sesterzo già che sei in vena di anticaglie? Questo scempio è solo l'ultima prova in ordine di tempo che uno tra i più alti rappresentanti della politica italiana vive in un'altra epoca storica. Aveva già provveduto bene in passato a non nascondere il suo gusto un po' retrò. L'anno scorso durante una conferenza stampa a Villa Madama per la visita dell'ex presidente nonchè nonno di Ruby Rubacuori Hosni Mubarak, il nostro Primo Ministro si era riferito al più famoso motore di ricerca apostrofandolo col nome di gogol! Chi? Nikolaj Vasilevic? Oppure quell'altra storiella per cui sempre durante una conferenza stampa ha detto di aver visionato le "cassette con le puntate di Annozero di Michele Santoro".Le cassette? Si si, ma betamax o vhs? Sono almeno dieci anni che in Italia, uno dei paesi più tradizionalisti anche in termini tecnologici, nessuno vede, affitta o compra una videocassetta. Ma dove vivi? Ma come vuoi essere il presidente del Consiglio di un paese dei G7 se non sai nemmeno fare i conti usando la moneta che ha corso legale nel tuo Paese. Come puoi comprendere l'importanza che i social network hanno avuto nelle rivolte del nord Africa prima e dell'estremo oriente adesso? Di quali strumenti interpretativi puoi servirti per comprendere la mobilitazione dei movimenti nella rete che ha portato una ventata d'aria nuova a destra e a sinistra dello schieramento politico, prima con le elezioni amministrative a Napoli e a Milano e poi con la strepitosa vittoria del quorum al referendum? A 75 anni e con qualche acciacco di salute e diversi processi, non sarebbe opportuno lasciare la politica e passare le giornate ad ascoltare un disco a 78 giri o andare al cinematografo sorseggiando un tamarindo e ricordando i bei tempi andati?


mercoledì 15 giugno 2011

Ladrona



I politici nati o eletti nella città in cui vivo o in suolo limitrofo sono in fibrillazioni per le ultime proposte della Lega: il pagamento del pedaggio sul grande raccordo anulare (GRA) e lo spostamento della sede di alcuni ministeri in altre aree del paese e in particolare al Nord. Una premessa: sono d'accordo con entrambe le proposte e dopo spiegherò il perchè. Rimaniamo ai fatti: la compagine di governo ha perso due sonore sconfitte alle amministrative prima e sui referendum poi. Il fatto più strano è che accanto alla prevedibile contrazione dei consensi per il Pdl, la Lega si è vista ridimensionata e non poco, in pochi mesi ha dilapidato quasi metà del consenso accumulato in tutti questi anni tra opposizione e governo. In più alla fine di questa settimana si tiene la grande festa di Pontida dove il popolo leghista si ritrova a fare il punto della situazione e già oggi c'è chi teme contestazioni e si dubita persino della segreteria di Bossi. Appare evidente che la lega, agli occhi dei suoi elettori, si stia infighettendo e, a furia di rincorrere Berlusconi per un pezzo di federalismo fiscale in più, rischia di andare a fondo insieme al governo e al primo ministro. Serve una scossa, serve dimostrare al popolo che non si è lì ad accumulare incarichi e stipendi ma che la lotta al potere centralista di Roma è più viva che mai. Il fatto è che non ci credono nemmeno più i politici e quindi cercano provocazioni per aizzare l'istinto anti-capitale dei leghisti duri e puri. Le scaramucce erano iniziate un po' di tempo fa con la contrapposizione Roma-Venezia per il festival del cinema o il paventato scippo del gran premio d'Italia di formula uno dalla città di Monza per trasferirlo nell'Urbe. La goccia che fece traboccare il vaso fu poi la riproposizione del vecchio slogan "SPQR sono porci questi romani" per scatenare un mezzo putiferio con rischi di tenuta dell'alleanza di governo. Allora la crisi si risolse con l'organizzazione di un mega banchetto in piazza Montecitorio a base di pajata e abbacchio a scottadito. Di quel giorno, oltre ai gargarozzi ben gonfi e ai visi paonazzi dei partecipanti, rimarranno negli annali dei cafonal politici delle scene indimenticabili tipo Renata Poverini che imbocca Umberto Bossi che a momenti le incolla un bacio. Oggi no, niente patto della pajata. Dopo una sonora sconfitta e con un Governo che ha i mesi contati è inutile lavare i panni sporchi in famiglia, meglio fare una dichiarazione al vetriolo che non ha nessun effetto pratico ma che scalda i cuori dei pasdaran. E pure le due proposte nel merito sembrano condivisibili. Far pagare un tratto di autostrada tra i più trafficati d'Italia potrebbe in primo luogo costituire un buon prelievo fiscale che non pesa su nessuno e che potrebbe essere reinvestito per migliorare la viabilità in città e incentivare il trasporto pubblico. In più si potrebbe pensare ad una sorta di abbonamento tipo telepass per chi sperimenta forme di car-sharing e, infine ma non meno importante, servirebbe in ogni caso da disincentivo all'utilizzo dei mezzi privati. Lo stesso dicasi per i centri direzionali pubblici, più che per le sedi dei ministeri. Basterebbe spostare gran parte dell'amministrazione pubblica centrale nelle sedi delle regioni. Ciò permetterebbe da un lato una maggiore presenza politica ed operativa sul territorio e dall'altro una decongestione della capitale, oggi invasa da auto blu ed eserciti di funzionari pubblici. Naturalmente i politici laziali si sono subiti indignati in modo assolutamente bipartizan. Sostengono che provvedimenti di questo tipo sfavorirebbero in maniera enorme gli abitanti della città e tutti coloro che direttamente o indirettamente partecipano al banchetto della gallina dalle uova d'oro della pubblica amministrazione. Dimenticano che in città vive circa il 5% della popolazione italiana: sono in netta minoranza. Speriamo perdano.  


martedì 14 giugno 2011

AeroSol



Stavolta ce l'ho fatta a non fare previsioni, forse anche per questo è andata come speravo e come (oggi posso finalmente dirlo) avevo previsto. Doppio filotto. Prima due fantastici folli vincono le elezioni per il sindaco a Napoli e a Milano, poi un'altra congrega di straccioni senza un soldo, senza un endorsement di un partito o di un grande giornale, senza essere praticamente citati dal servizio pubblico radiotelevisivo che più di una volta anzi ha sbagliato persino la data del voto, sono riusciti a portare alle urne il 57% degli italiani, permettendo in questo modo il raggiungimento del quorum come non avveniva ormai dagli anni Novanta del secolo scorso. Oggi si respira un po' meglio. Una pletora di vecchietti abbarbicati all'ultimo brandello, cencio del potere fa finta di non capire che una stagione è davvero finita. I vostri giornali, gli appelli del Primo Ministro e di Bossi ad andare al mare, persino la tristezza dei commenti al voto sono la prova che non rappresentate più il popolo del quale vi riempite tanto la bocca. Il tutto arriva alla fine di una settimana in cui la misura è sembrata davvero colma e non solo contro il governo ma contro i politici in genere. Giovedì sera, tanto per citare l'esempio più eclatante, Michele Santoro, ormai dimissionario dall'azienda televisiva di Stato, in una splendida e incontenibile foga oratoria manda letteralmente a quel paese Catelli e con lui tutta la classe politica senza distinzione alcuna. La richiesta ormai improcrastinabile è l'uscita immediata dalla governance della rai, la cessazione immediata della sistematica occupazione degli organi di informazione pubblici. Vedere quella scena in televisione è stato bello e spero solo sia l'antipasto di qualcosa di nuovo che comunque ci aspetta. Spero solo di non sbagliarmi di nuovo.    


martedì 7 giugno 2011

Strike



Oggi a Roma c'è lo sciopero dei Taxi. Si ripete quanto già accaduto un paio di anni fa sotto un'altra giunta. E pensare che il povero Alemanno era stato eletto col contributo determinante della maggiore cooperativa di radio taxi di Roma proprio cavalcando la protesta di questa categoria. In breve le richieste: un aumento delle tariffe, mentre l'altra volta si protestava per evitare la liberalizzazione del settore. Da questi piccoli dettagli si capisce di fronte a quale situazione ci troviamo. In una città che ha ormai perso da trent'anni anche la speranza di ordinare il traffico in maniera più decente, le auto bianche costituiscono un unicum di inefficienza e carenza del servizio associata a delle tariffe che sono tra le più alte d'Europa, paragonabili a quelle di Londra, ma il paragone si ferma qui. Per ciò che riguarda la velocità degli spostamenti e la cortesia nel servizio purtroppo nessun confronto è possibile. Peraltro si tratta di una categoria che non brilla per correttezza e non è proprio un fiore all'occhiello della città: non è raro leggere di turisti giapponesi che hanno speso anche 200€ per il tragitto dall'Aeroporto al centro della città (tariffa standard obbligatoria 35€), oppure le frequenti risse tra tassisti e autisti di società di autonoleggio con conducente, oppure il caso di pregiudicati sorpresi alla guida in stato di ubriachezza o sotto effetto di sostanze stupefacenti. Quindi la protesta di oggi, come quella di ieri, ha una sola piattaforma: più inefficienza, dato che i taxi devono essere sempre pochi e mai in concorrenza tra loro, e prezzi maggiori: il massimo per qualsiasi monopolista. E la cosa più bella è che il sindaco, ormai in emorragia di consensi e con una popolarità che ormai ha cifre da prefisso internazionale, alla fine cederà. La sua cultura politica corporativa, la speranza di provare a tenere i voti preziosi di una casta potentissima, il timore che la città si trasformi in un inferno di traffico (come se gli altri giorni poi si sentissero cantare gli uccellini sugli alberi...) giocheranno un ruolo fondamentale e alla fine non ci sarà nessuna emissione di nuove licenze e piano piano si aumenteranno le tariffe. Purtroppo anche in questo caso non si penserà alla gran parte dei cittadini che spesso sono costretti a usufruire del servizio anche alla luce delle enormi carenze della rete di trasporto pubblico cittadino, ma a un'esigua corporazione che continua da troppo tempo a ricattare tutte le amministrazioni capitoline.


venerdì 27 maggio 2011

La caduta (speriamo!)



C'è solo una cosa peggiore del perdere senza combattere: è perdere sbagliando tutte le mosse. La campagna elettorale per le amministrative di Milano ne dà una dimostrazione lampante. Da almeno tre anni nessuno voleva candidare il sindaco uscente (per comodità Lady Lety) perchè nessuno si era accorto della sua presenza a palazzo Marino e quelli che se ne erano accorti non smettevano mai di maledire il giorno in cui avevano depositato la loro scheda nell'urna. Inoltre il grande alleato del partito di maggioranza a Milano, ovvero la Lega, dopo diverse legislature in seconda fila aveva l'intenzione di candidare uno dei suoi nella capitale del Nord. Poi Umberto se l'è presa con l'eccessivo protagonismo di Salvini, sono incominciate gelosie e rancori, mai sopiti anzi forse acuiti anche dalle regionali del padre-padrone Formigoni, e alla fine il Primo Ministro ha avuto gioco facile a ricandidare la sua amichetta per la seconda volta. Lei allora,incurante della pochezza del suo operato, ha cominciato la campagna elettorale facendo la maestrina, con discorsi pieni di cifre e di percentuali che avrebbero dovuto dimostrare cinque anni di governo del fare. Non si è resa conto che dava ulteriormente l'idea di una vecchia nobile antipatica che vuole fare la lezioncina a tutti ma che in realtà dietro l'armatura di donna-manager nasconde l'insulsaggine di un'incapace cooptata in tutti i posti dove è stata posta dal marito prima e dal Premier poi. Allora ha cambiato strategia e si è dimostrata un po' più sorridente e sbottonata nelle occasioni mondane, memorabile resta il balletto a ritmo di sette ottavi con il presidente Formigoni. La si è vista persino esibirsi in un improbabile twist su un palco in piazza duomo: voleva far vedere a tutti che in fondo è anche lei una donna sprint ma il risultato è che ha dimostrato ancora di più che Lady Lety giovane non lo è mai stata nemmeno a quindici anni e il senso dell'umorismo se uno non ce l'ha, come sosteneva don Abbondio a proposito del coraggio, non se lo può dare. A questo punto quindi la nostra eroina appariva ai suoi concittadini come un'antipatica e presuntuosa sciura che non si è mai guadagnato niente nella vita. Passi per questo, pensavano, ma almeno è una moderata, rappresentante della altissima borghesia industriale meneghina e perciò il candidato ideale per neutralizzare il voto del ceto medio, tanto agli estremisti e agli arrabbiati ci avrebbero pensato De Corato e la Lega. Sul più bello però un suo candidato tappezza la città per dire che la procura è infestata dalle BR e che i brigatisti sono i magistrati. Apriti cielo, è dovuto intervenire persino il Presidente della Repubblica per condannare il gesto insano di un candidato ben ispirato dalle parole del suo capo di partito. La povera Lety è dovuta intervenire per dire che i voti di quel candidato non li avrebbe accettati, che quest'ultimo era pronto a dimettersi, che lei mai e poi mai avrebbe non solo detto ma persino pensato quelle cose. Ce l'aveva quasi fatta a riprendersi da quello scivolone che non dipendeva da lei e sul più bello ci è ricascata. Alla fine di un dibattito televisivo, all'ultima domanda e quindi senza possibilità di contraddittorio, ha sostenuto che il suo sfidante era stato condannato in gioventù per il furto di un'auto poi servita per un pestaggio con fini politici, e che poi sarebbe stato amnistiato. Fin qui tutto vero. Lady Lety dimenticava di riferire che Pisapia in seguito aveva chiesto e ottenuto la riapertura delle indagini che si erano concluse con l'assoluzione con formula piena per non aver commesso il fatto. Da quel momento Lety non è più apparsa come la figlia della buona borghesia tutta coccole e lustrini, ma una leonessa che pur di attaccarsi allo scampolo di potere che le rimane non esita a ricorrere alla calunnia e alla menzogna nella migliore tradizione del PdL milanese che da un po' di tempo si affida alle cure di Olindo e Rosa, al secolo Sallusti e la Santanchè secondo la definizione di Feltri. E siamo al primo turno. Lo shock. Lety è dietro di oltre sei punti rispetto al suo avversario, una doccia fredda inaspettata. Si riparte per il secondo tempo e Lety prova a invertire la tendenza. Esce sorridente, ignora tutte le critiche che le stanno piovendo addosso dall'interno e dall'esterno del suo partito, fa finta di non sentire il Premier che fa autocritica per la scelta di candidati inadeguati,ignora le parole dei leghisti che parlano di un elettorato che ha difficoltà a riconoscersi in lei. Comincia l'operazione sorriso, ma va male lo stesso. Leghisti e Giornale evocano lo spettro di zingaropoli, di orde di musulmani in preghiera a piazza duomo e Milano che diventa la nuova Mecca dei Gay , ci mancano solo i cosacchi che abbeverano i loro cavalli sui navigli, ma lei fa finta di niente, glissa. Prende fischi nei mercati rionali, è sommersa dalle urla a un picchetto di disabili che hanno perso l'assegno di assistenza. Negli ultimi giorni poi siamo vicini al crash. Lady Lety prova a mostrare che anche lei è un politico 2.0 e allora via all'offensiva sui social network. Comicnia prima Red Ronnie, da qualche tempo collaboratore a libro paga del comune. Dopo il primo turno viene pesantemente preso in giro su un social network perchè lui, un tempo cantore dei movimenti antagonisti dalle onde di Radio popolare,sostiene oggi Lady Lety che, a suo dire, ha fatto tanto per la musica, mentre un'eventuale vittoria di Pisapia avrebbe fatto precipitare la cultura milanese nelle grinfie di un illiberale bolscevico. E giù sfotto da parte degli internauti contro Red Ronnie e la sua benefattrice. Sull'onda dei timori per la costruzione della moschea in via Puppa nel quartiere Sucate lo staff della Moratti si affretta a sostenere "nessuna tolleranza per le moschee abusive", evidentemente ignorando che il quartiere Sucate non esiste, ma insieme a Puppa richiama argomenti ben precisi che dalle parti della Moratti evidentemente ignorano.  Due giorni fa lo stesso Red annuncia che la chiusura della campagna elettorale della della sua candidata sarà affidata nientemeno che a Gigi D'Alessio...un cantante non proprio milanese e non proprio amatissimo dagli elettori leghisti. E fin qui gli errori sembrano già abbastanza, ma si può ancora peggiorare e ci sono riusciti. Prima convocano finti milanesi, per lo più campani, per riempire una piazza che alla fine conterà circa cinquemila presenti e poi sul più bello il tanto (?) atteso cantante non si è presentato, scatenando le ire di chi si era fatto cinquecento Km per ascoltare le sue canzoni. L'ultimo fotogramma della campagna elettorale di Lady Lety è la faccia sconvolta di Red Ronnie che, sul palco e con la voce ormai ridotta a un rantolo, chiama in diretta Gigi che sostiene le ragioni della sua fuga mentre in piazza gli urlano complimenti che vanno dal pagliaccio al vaffanculo. Mancano ancora delle ore, non è detta l'ultima parola, c'è ancora il tempo per peggiorare prima del grande botto finale (speriamo!).


giovedì 26 maggio 2011

Zio Silvio



Ascoltare ieri sera il Primo Ministro del mio Paese in tv è stata un'esperienza unica e un po' triste. Si vede questo signore con la faccia completamente imastata di fondo tinta, con il colletto della camicia che gli stringe troppo il collo eccessivamente rigido, un foglio in mano a snocciolare per l'ennesima volta milioni di dati che non capisce e che prova ad inserire in un discorso che risulta insensato, il presentatore che lo tratta come un vecchio zio rincoglionito al quale va detto sempre di sì perchè prima o poi schiatta e ci lascia tutta l'eredità. Continuava per giunta ad utilizzare sempre le sesse immagini, ad evocare gli stessi fantasmi di venti anni fa (dal comunismo ai centri sociali) a promettere sempre le stesse cose, la riforma della giustizia, il taglio delle tasse, l'ennesima rivoluzione liberale e via andando sempre con lo stesso disco rotto. I giornalisti hanno pure provato a fargli delle domande, a metterlo in difficoltà, ma lui fingeva di non capire e continuava a snocciolare dati in un profluvio autocelebrativo. Del resto non si è mai visto un vecchio zio mattarello in difficoltà! Alla fine anche i giornalisti sembravano i nipoti del vecchio zio, hanno accompagnato il suo monologo con il sorriso stampato sui denti aspettando che la registrazione finalmente finisse.


martedì 17 maggio 2011

Se fossi...




Se fossi di Milano oggi mi prenderei un giorno di ferie. Non ci andrei al lavoro.Non so nemmeno se c'è il sole, ma sono sicuro che me andrei in giro per i parchi a vedere i cani al guinzaglio di signore di mezza età troppo chic per essere delle terzomondiste, o le neo-mamme che fanno ginnastica in cerchio insieme ai loro pargoletti nei passeggini oppure i vecchietti che con gli occhiali neri ripiegano il giornale cinque-sei volte prima di iniziare a leggerlo. Verso metà mattinata me ne andrei in un bar a prendere un caffè seduto all'aperto ad osservare il volo dei piccioni e la loro incessante ricerca di cibo, proverei a scomporre in fotogrammi infinitesimi le volte disegnate dagli zampilli delle fontane. Oggi è una bella giornata a Milano. Un signore distinto, un avvocato,una persona perbene di cui ci si può fidare è stato il più votato alle elezioni amministrative e parte in vantaggio al ballottaggio. Un altro signore, un po' meno perbene, era venuto qui a fare lo sbruffone, a parlare di referendum sul governo, a sponsorizzare la sindaca uscente disinteressandosi della città, di ciò che non aveva funzionato nella precedente amministrazione, incurante dell'antipatia che, forse inconsapevolmente, la sua pupilla ispira nei suoi amministrati. Il signore un po' meno perbene ha perso. Oggi a Milano non so che tempo fa, ma c'è il sole. Il cielo è azzurro perchè l'aria è nuova, tersa. Gli alberi hanno un verde che non ricordo da tempo. Da quanto? Da troppo. Meglio assaporare questa sensazione nuova, questa ritrovata libertà. Speriamo duri un bel po'.


martedì 10 maggio 2011

In caso di necessità



C'è una voce che gira da qualche mese: domani la città in cui vivo verrà rasa al suolo da un terremoto devastante. Siccome c'è ancora tempo e questo spazio non ha una collocazione fisica, meglio assicurarmi che tutto ciò che mi resta non venga perduto. In realtà, pensandoci meglio, non è che ci sia troppo da lasciare , si tratta di poca roba per evidenti motivi: i soldi sono pochi e in ogni caso se ne avessi tanti ci sarebbero già schiere di avvocati pronti a depredarmi completamente e nessuno crederebbe a queste parole quindi lasciamoli da parte. I beni materiali verranno via con me, dal momento che si trovano in larga misura nella stessa città che tra qualche ora verrà rasa al suolo. A casa dei miei mi resta davvero poco: i miei vinili dei Dire Straits (non ne sono sicuro ma dovrebbero essere almeno cinque, di cui un live doppio, Alchemy, comprato usato a Londra 18 anni fa) e un paio dei RUN DMC più una serie di audiocassette di dubbio gusto tra cui spicca un album degli Elettrojoyce; qualche capo di abbigliamento anni Novanta che non mi sono mai deciso a buttare e che potrebbe tornare utile per qualche party, di quelli come usa adesso, in cui c'è più di un folle che balla sulle note di Brian Adams o degli Audio2; e infine un paio di sci bianchi che pesano quasi una tonnellata e non erano un granché nemmeno il giorno dopo averli comprati con annessi scarponi grigio-triste in ottimo stato. Come si vede si tratta davvero di niente e quindi è inutile pure perdere tempo a inventariare questi beni e a scervellarsi se lasciarli o meno a qualcuno. Un solo desiderio prima di andare via ce l'avrei: niente applausi. Un attimo: vista la catastrofe e la quantità di morti sicuramente ci saranno i funerali di Stato con protezione civile annessa (a proposito, chissà pure quanti politici verranno via con me, col sicuro rammarico di non poter presenziare, a tre giorni dalle amministrative, a un lutto così grande e così pieno di telecamere), quindi contenere gli applausi sarà impossibile quasi come evitare una puntata speciale di Porta a Porta. Per il secondo problema dovrebbe provvedere il sisma, dato che conduttore e redazione dovrebbero venir giù a picco con noialtri, ma per la standing ovation non ho alternative e questa è forse l'unica cosa che mi dispiace. A questo punto almeno un'altra preghiera: niente opere di bene, solo fiori e soprattutto molto colorati. Con 'sta scusa delle opere di bene voi vi lavate la coscienza e noi ce ne andiamo in mezzo al nero dei becchini e al marroncino delle bare. Un po' d'allegria almeno ai funerali!


mercoledì 27 aprile 2011

Mestiere di merda



Il mio papà è alto quasi quanto i mobili dove mia madre conserva i bicchieri buoni. E' così alto che la mamma chiede sempre a lui di prendere le valigie quando dobbiamo andare in vacanza dal nonno. Ha i capelli neri anche se ormai gli stanno diventando bianchi. In verità quando mi siedo sulle sue ginocchia gli dico che sembra un vecchietto coi capelli bianchi e lui fa finta di arrabbiarsi e mi rincorre per tutta la casa perchè dice che è ancora giovane. Porta un paio di occhiali da sole che lo fanno assomigliare ad un attore di una fiction che io a mia mamma vediamo la sera quando papà non c'è. Papà fa il carabiniere e spesso di sera non è con noi in casa. Allora io accendo la tv e metto i telefilm dove ci sono i carabinieri anche se la mamma mi dice che non ce la fa a vederle perchè si spaventa. Mia mamma si spaventa pure quando sente brutte notizie al telegiornale, specialmente se riguardano i carabinieri. Io non mi spavento mai perchè so che non gli può succedere niente, anche se certe sere sento che la mamma non va a letto se non torna pure papà. Con lui mi diverto molto e mi piace quando il sabato usciamo e andiamo a mangiare la pizza in un ristorante vicino al lungomare. Dopo cena facciamo una bella passeggiata, papà mi compra il gelato e alle volte mi dà i soldi per andare sulle giostre. Lui e la mamma credono che io non li vedo, ma io lo so che quando mi allontano si abbracciano e si baciano pure. Adesso il mio papà non c'è. Mi ha detto mamma che è fuori per lavoro, anche se a me sembra un po' strano perchè sono due giorni che non lo sento al telefono e questa cosa non succede mai. Un'altra cosa strana è che ieri sera le mie zie sono tutte venute a casa mia e mi hanno portato a stare a casa di zia Franca, la sorella di mia mamma. Mentre andavo via ho visto mamma che piangeva e la zia le diceva di stare tranquilla perchè sarebbe andato tutto bene. Mi dispiaceva vedere la mamma coi capelli arruffati e con gli occhi gonfi e non volevo lasciarla ma mia zia mi ha tirato e mi ha portato via con lei. Quando torna papà gli devo dire che non ci voglio stare più con la zia Franca perchè pensa sempre al gatto e non mi aiuta mai a fare i compiti. Speriamo che torni presto e che mi porti un bel regalo.


martedì 26 aprile 2011

Cumpleaños feliz



E' passato più di un anno da quando ha preso vita questo blog e allora ho pensato di festeggiarlo come amo: in silenzio, senza nessuna celebrazione ma soprattutto da solo. E' un po' quello che mi succede anche con il mio anniversario e quindi meglio mantenere le sane vecchie abitudini. Non ci sarà naturalmente nessun bilancio, altrimenti poi ci tocca convocare l'assemblea dei soci e spendere una barca di soldi per ingaggiare una società di certificazione che, a mie spese, dice che quello che ho scritto nel bilancio con l'aiuto delle magie dei revisori stessi è veritiero e corrisponde alla realtà. I controllori pagati dal controllato controllano ciò che i controllori hanno scritto per compiacere il controllato che pagherà lautamente i controllori. La realtà la lascio ai revisori contabili, non è roba per me, non mi interessa di scoprire la realtà ma solo di utilizzare i migliori filtri ottici per assaporarne in pieno il gusto intrinseco. Non mi interessa nemmeno la pesa dei ricordi, tanto alla fine ci si ricorda quasi sempre ciò che si vuole in una sorta di eugenetica della memoria. Men che meno sono affascinato dall'autocelebrazione che, insieme al riferirsi a se stessi parlando in terza persona, è la cosa più stupida che un essere pensante possa fare. Meglio non festeggiare, meglio evitare di pensare troppo a se stessi, meglio evitare il rischio di scoprirsi un giorno vittima e carnefice della propria noia. 

giovedì 7 aprile 2011

L'elefantino2




E' difficile persino dargli una definizione univoca. Nasce figlio di un burocrate del vecchio PCI e subito si segnala per la presenza massiccia e una certa leadership nel movimento studentesco del sessantotto e successive versioni, fino alla battaglia di Valle Aurelia dove più di un testimone lo immortala in foto già con capello rubizzo e barba folta al vento. In seguito segue le orme paterne ed entra anche lui nel PCI fino alla metà degli anni Ottanta quando viene fulminato sulla via di Milano da Bettino Craxi. Accompagnerà il leader socialista fino all'esilio di Hammamet e sarà sempre un acceso avversario del pool di mani pulite. Poi dopo la fine della Prima Repubblica si butta a capo fitto tra le braccia del vero erede di Craxi e contribuisce alla nascita e al battesimo politico di Forza Italia dove diviene l'ideologo della rivoluzione liberale e liberista e conduce più di una trasmissione sulle reti Mediaset. In questa sua ascesa diventa persino Ministro per i rapporti col Parlamento durante il primo mandato di Berlusconi, fino a che diventa direttore de Il Foglio di proprietà della moglie di Berlusconi. Torna in TV con Otto e mezzo su La7 e, dopo aver tentato invano di costituire anche in Italia cellula neo-con sulla scia degli obbrobri ideologici che hanno portato gli Stati Uniti di Bush a diventare in brevissimo tempo il paese più odiato del mondo, all'improvviso rimane vittima di un'altra folgorazione: il Vaticano e i temi eticamente sensibili. In quest'ascesa al misticismo fonda una lista cosiddetta "per la vita" con la quale si presenta alle elezioni politiche del 2008 raccogliendo un numero di preferenze inferiore ai Kg che le sue gambe sono costrette a sostenere tutti i giorni. Dopo questa sonora batosta si rinchiude un po' in se e smette di essere centrale sia nella politica attiva sia nel giornalismo. Continua a dirigere un quotidiano da poche centinaia di copie al giorno e non manca di far sentire a volte la sua voce dissenziente rispetto alle politiche del marito della sua editrice. Negli ultimi mesi il grande capo comincia ad ascoltarlo di nuovo e giù articoli, editoriali, note, conferenze stampa, fino all'approdo alla televisione nello spazio immediatamente successivo al TG1, quello di Biagi e dell'editto bulgaro per intenderci. Come si vede non è proprio facile stabilire con una definizione il soggetto, nè sapere cosa gli passa per la testa. I suoi ammiratori lo considerano il più fine commentatore di politica di destra (è il migliore tra i giornalisti di destra perchè non è assolutamente di destra), i suoi detrattori lo considerano una vera e propria prostituta: dal PCI alla Chiesa passando per i socialisti e Forza Italia, tutto sempre e solo per potere e per grana. Sono ormai arcinote le "donazioni" a nove zeri ricevute dal cav. Tanzi ai tempi della Parmalat vitello coi piedi di balsa attraverso i quali il direttore finanziava i giornali e ingannava  i futuri risparmiatori truffati. Molti pensano che anche oggi il suo unico fine sia magnificare il Primo Ministro, basti ascoltare le omelie con le quali ogni sera si rivolge agli ascoltatori. E pensare che ai tempi de La7 si era accreditato come il miglior commentatore politico e aveva messo su, insieme a Gad Lerner prima e poi Luca Sofri, Barbara Palombelli e Ritanna Armeni, una trasmissione godibilissima che, anche ai miei occhi ma non solo, lo aveva riabilitato parecchio presso il grande pubblico. Oggi è ritornato ad essere un ciambellano di corte, fino alla prossima conversione.


mercoledì 6 aprile 2011

L'elefantino1



I calciatori hanno una cosa in comune con i giornalisti televisivi: si dividono in due categorie. Da un lato ci sono coloro che riescono a sobbarcarsi sulle loro spalle tutto il lavoro da portare a termine, magari si lamentano pure un po', ma alla fine si vede che riescono a giocare meglio da soli che a interagire con gli altri. Poi ci sono invece quelli che fanno girare tutta la squadra o la redazione attorno ad essi. Sono degli ottimi pivot in tutti i sensi e la loro forza sta proprio nel riuscire a cavare il meglio dal talento e dalla professionalità delle persone che li circondano. Una sola premessa: una categoria non è assolutamente superiore all'altra, nonostante tutte le menate che si sentono in giro circa la bontà del team working e altre fesserie del genere. I solisti nel calcio in genere sono dei fuoriclasse che possono sobbarcarsi tutto il peso della loro squadra. Non è raro però anche imbattersi in veri e propri brocchi che, non rendendosi conto delle loro limitate capacità, si isolano e creano enormi problemi all'equilibrio della squadra (Zarate?). Anche nel caso dei grandi manovratori intono ai quali gira tutta la squadra ci si può imbattere in autentici fuoriclasse alla Beckembauer o alla Ancelotti e il loro talento sta proprio nel sacrificare l'ambizione personale per far emergere al meglio la squadra. Nel giornalismo, sembra un'assurdità ma per me è proprio così, succede assolutamente la stessa cosa. Santoro o Mentana sono degli ottimi anchorman che danno il meglio di sè in gruppo. Sono in grado di circondarsi di grandi professionalità e di farne emergere le qualità in pieno, basti pensare a tutti i giornalisti che si sono formati alla loro scuola e che hanno avuto poi successo in diversi altri ambiti. La loro grande capacità è poi quella di riuscire a coordinare al meglio un dibattito, facendo emergere la tesi che essi hanno in mente. Nonostante anche questa possa sembrare un'assurdità va detto che un dibattito, come qualsiasi altro consesso, ha un tema e uno svolgimento e la sua narrazione è totale appannaggio del coordinatore che, di fatto, già ne influenza l'andamento attraverso le persone che invita o che rifiuta o il tema che sceglie di trattare. Anche dal lato dei solisti avviene la stessa cosa. Ci sono dei giornalisti che rendono proprio perchè riescono ad avere in mente la sceneggiatura e lo svolgimento dell'intero prodotto. Penso ai giornalisti d'inchiesta alla Formigli della RAI o Gatti dell'Espresso oppure agli inviati di guerra come Lucia Goracci del TG3. In questo caso si tratta di professionisti che il più delle volte sono quasi dei corpi estranei  all'interno delle redazioni: fanno come gli pare, spesso si muovono in maniera isolata e non si fanno vedere per mesi nemmeno dai direttori, poi, all'improvviso, vanno in copertina con l'ultimo scoop. Questo tipo di giornalisti si muove da free lance, non sono minimamente interessati alla linea editoriale della testata e all'avvicendamento dei direttori responsabili: chiedono solo di avere la possibilità di fare in pace e senza troppi affanni il proprio lavoro, tanto alla fine il prodotto che confezionano è unico e nessun direttore vuole farselo scappare. Un tratto in comune le due categorie di giornalisti e di calciatori ce l'hanno: non chiedetegli di comportarsi contro la loro natura. Non chiedete mai a Ibrahimovic di giocare per la squadra o alla Gabanelli di fare un dibattito televisivo. Nonostante la loro grandezza e il loro essere dei fuoriclasse fallirebbero.
Nota metodologica: ogni riferimento all'elefantino (oggetto del prossimo post) è assolutamente voluto, anzi è l'occasione dalla quale sono partito per questo ennesimo inutile ragionamento.


giovedì 31 marzo 2011

S.O.C. (save our children)



Poveri bambini, salvateli per favore dai loro genitori e da questa brutta società. Quello di stamattina è solo uno sfogo di pancia e come tale va preso. Le parole che seguono non sono il frutto di uno studio sociologico nè di un attento esame della realtà che mi circonda. E' uno sfogo puro perchè sono giunto a un livello di esasperazione incontenibile. Oggi leggo sul giornale: 11 clandestini dispersi in mare e un bambino. Ecco, è proprio qui che non c'ho visto più. E' come se si mettesse la ciliegina sulla torta a una notizia che senza quel "...e un bambino" passerebbe quasi inosservata e senza alcun commento. Si parla di undici persone annegate su una carretta del mare nel canale di Sicilia a poche miglia da Lampedusa. Si tratta di 11 vite piene di sogni e di speranze, di gente che si è giocata tutto nell'ultima scommessa per dare una svolta alla propria vita e purtroppo quella scommessa l'ha persa. Tra loro c'è anche un bambino, ma con gli altri, con gli stessi diritti degli altri, con lo stesso dolore dei suoi compagni di sventura e lui lo sapeva bene. Anche questa volta ho l'impressione che si cerchi di toccare le corde più sensibili della società per creare l'effetto indignazione in un pubblico ormai fatto solo da egoisti completamente proiettati sul proprio guscio familiare. E' cosi. Se si fossero commentati solo quelle dieci vite spezzate i lettori avrebbero avuto un sussulto, un piccolo movimento del sopracciglio, ma sarebbe passato tutto in fretta. In fondo chi sono questi immigrati: morti di fame, mal vestiti, con gli abiti logori e che non potranno mai permettersi un tavolino nel privè del Billionaire. Nessuno di noi si sarebbe mai identificato con gli ultimi della terra. Con un bambino è diverso, a una certa età i ragazzini sono tutti uguali e se io penso a un piccolo maghrebino, somalo o nigeriano, automaticamente mi viene in mente l'immagine di mio figlio che mi viene incontro mentre esce dalla scuola mano nella mano coi suoi amichetti multirazza e multicolore. Quindi la compassione per la piccola vittima non è altro che un ulteriore ripiegarsi nel proprio guscio familiare, non riuscendo, spesso, a provare quella compassione con la quale i latini volevano definire il soffrire insieme. Il richiamo ai bambini quindi ci fa aumentare l'indignazione meglio di qualsiasi ideologia o religione. Questa ossessione alla protezione per i bambini a un primo sguardo potrebbe sembrare meritoria, in realtà, secondo me è uno dei grandi handicap della società italiana che, soprattutto negli ultimi anni, sta sfornando un esercito di mocciosetti con la testa sempre piantata in uno schermo (console per videogiochi, televisore o schermo del PC non fa differenza), abbastanza incapace di relazionarsi col prossimo e sempre pronta a ricorre ai genitori appena sorgono le prime naturali difficoltà. Non si contano gli episodi in cui dei genitori inveiscono contro i professori perchè troppo severi, senza nemmeno pensare di dare un sonoro scapaccione al figlio che ha preso l'ennesimo quattro in matematica, o i casi in cui, tra genitori, il turpiloquio dei ragazzini o l'offesa al coetaneo vengono apprezzati come un segno di intelligenza e furbizia. Per non parlare di quanto avviene in occasione di partite di calcio tra piccoli calciatori, dove un qualsiasi fallo di gioco viene giudicato come un attentato al piccino e il genitore si sente in dovere di vendicare l'offesa con qualsiasi mezzo, foss'anche una lite con un essere che ha quaranta anni meno di lui. Richiedere la perdita della patria potestà e rinchiudere questi pargoletti in mega scuole materne - riformatorio  sarebbe assurdo e fuori dal tempo, ma forse creerebbe i presupposti per un futuro un po' più accettabile. Il protrarsi di questa situazione porterà a una società di bamboccioni lobotomizzati, incapaci persino di comunicare con i coetanei e col mondo, anche a trent'anni con la paghetta dei genitori in tasca e la zuppa di latte a colazione. Vi prego di salvare i pargoli dalle grinfie dei miei coetanei, educare non è affar nostro. Siamo appena appena capaci di badare a noi stessi, non chiedeteci pure di educare le nuove generazioni, non chiedeteci di perdere del tempo a parlare, a giocare, a spiegare ai nostri piccoli un po' di quel che la vita gli sbatterà in faccia, no, non siamo in grado di farlo. Al limite riempiremo gli hard disk dei nostri PC con le loro foto, gli compreremo l'ultimo zainetto alla moda e gli scarpini  di Cristiano Ronaldo appena usciti, e, al ritorno alle 22 dall'ufficio, vedremo di trovare aperto un negozio per comprare il nuovo videogioco di guerra che nemmeno daremo loro perchè stanno già dormendo. 


martedì 29 marzo 2011

Tribunale speciale



La prima immagine che ho della trasmissione è di un sabato mattina verso le nove. Mi sono appena svegliato e, come mi capitava allora ma anche oggi senza interruzione di continuità, accendo la TV per sentire un suono e cominciare ad affacciarmi al nuovo giorno. Capito su questa trasmissione condotta da una splendida Catherine Spaak che alla soglia dei quaranta sembra una casalinga di quelle tanto amate dalla pubblicità. Il programma è in realtà un piccolo studiolo a forma di tribunale, sul modello di quelli visti nei tanti film di Perry Mason, quelli con il giudice al centro e l'accusa e la difesa con lo sguardo ad esso rivolto mentre si sporgono da due ringhiere di legno e l'immancabile giuria popolare che dà un parere però meramente consuntivo e non vincolante (siamo pur sempre in Italia, la patria del diritto!). Si capiva fin da allora che si trattava di una messinscena, con figuranti che recitavano un copione dietro compenso, ma ho sempre pensato che sotto sotto il programma avesse una funzione puramente educativa: in un paese dove i processi civili impiegano un'eternità per andare a conclusione e dove si finisce davanti a un giudice anche per una ciucciata a un lecca lecca data in maniera inappropriata mi sembrava un buon metodo per rendere i cittadini più familiari con il giudice di pace e gli arbitrati in genere che servono per evitare il ricorso in tribunale. La trasmissione ha avuto nel tempo diverse collocazioni e conduzioni, andava al mattino, al primo pomeriggio, a cavallo del pranzo. C'è stato perfino un tentativo di imitazione che va in onda la mattina sulla Rai, ma anche nel caso del clone si tratta di un programma così insignificante che nessuno ne ha mai parlato. Conduttrice storica di questo tribunale televisivo è una signora che ha il solo merito di essere figlia di un servitore dello stato assassinato dalla mafia. La si ricorda pure per un flirt con un uomo di quindici anni più giovane che, anch'esso conduttore, dopo aver presentato miss Italia, la tradisce con un'aspirante al titolo di più bella del reame. Forse si era guadagnata altre due righe in un giornale per un altro paio di flop dei suoi programmi, ma per il resto niente più che un Davide Mengacci con più capelli e un po' più biondi. Tre giorni fa l'inferno. Durante un'"udienza", una figurante nell'esporre il suo caso al giudice parla dell'Aquila come di una città che, a due anni dal terremoto, è completamente ricostruita, un posto in cui la gente vive bene e prospera, mentre coloro che si trovano ancora negli alberghi lo fanno solo perchè non hanno voglia di rimboccarsi le maniche e vivono al mare a spese dello Stato. La conduttrice avalla un po' questa tesi, soprattutto quando si sostiene che il merito di tutto ciò è del Presidente del Consiglio e del suo fido collaboratore Bertolaso. 
Inutile stare qui a parlare di come la gente vive oggi all'Aquila, di una città che è ferma alla notte del 6 aprile del 2008, di disoccupazione giovanile che nella provincia dell'Aquila è doppia rispetto al resto del paese, di un'università che ha perso migliaia di iscritti, del fatto che non c'è nessuna data certa per l'inizio della ricostruzione della città, di un tessuto economico e infrastrutturale da ricostruire completamente. E' inutile dire che il datore di lavoro di questa cara signora, colui che mette i soldi per andare in onda è lo stesso che si è occupato dell'emergenza terremoto facendone uno spot personale e oscurandone in pieno il totale fallimento, inutile ricordare che vi sono almeno un paio di inchieste della magistratura che dovranno mettere luce sull'operato della protezione civile e delle ditte da essa incaricate a gestire le prime fasi del dopo-terremoto, è inutile ribadire che i programmi di intrattenimento sono molto più influenti sulle opinioni politiche degli elettori rispetto ai programmi di politica: quando ci si mette a guardare un programmino del mattino non si sta attenti a tutto ciò che succede, non ci si è preparati eventualmente al fuoco di fila ideologico, in genere i messaggi che si vogliono far passare vengono offerti in maniera soffusa, quasi incomprensibile. Lasciando stare tutto ciò, la domanda che da due giorni mi attanaglia è: ma questa signora, che penso abbia almeno un minimo di intelligenza, ha riflettuto su quanto stava accadendo o ha pensato che a quell'ora tra una girata al sugo e un'occhio al ferro da stiro che sennò brucia tutto l'avrebbe di nuovo fatta franca? Si è dimenticata che la rete, una comunità di esseri pensanti e non un singolo indifeso, costituisce ormai il vero cane da guardia del potere, dell'informazione e dell'intrattenimento ed è molto difficile farla franca sotto milioni di occhi?


martedì 22 marzo 2011

Nomen omen



Musa, quell'uom di multiforme ingegno
Dimmi, che molto errò, poich'ebbe a terra
Gittate d'Ilïòn le sacre torri;
Che città vide molte, e delle genti
L'indol conobbe; che sovr'esso il mare
Molti dentro del cor sofferse affanni,
Mentre a guardar la cara vita intende,
E i suoi compagni a ricondur: ma indarno
Ricondur desïava i suoi compagni,
Ché delle colpe lor tutti periro.
Stolti! che osaro vïolare i sacri
Al Sole Iperïon candidi buoi
Con empio dente, ed irritâro il nume,
Che del ritorno il dì lor non addusse.
Deh! parte almen di sì ammirande cose
Narra anco a noi, di Giove figlia e diva.

(Omero, Odissea,  Libro Primo)


Mi sono sempre chiesto se all'interno delle questure, delle caserme e dei comandi dei carabinieri o della guardia di finanza oppure nello stato maggiore dell'esercito ci fosse un'ufficio apposito o un team di esperti deputati a trovare un nome alle diverse operazioni di polizia o di guerra. E' un modo un po' yankee di comportarsi: dare un nome a quello che in fondo non è altro che un progetto, anche se si tratta di arrestare l'intero consiglio comunale di un paese o una banda di borseggiatori di vecchiette all'uscita dall'ufficio postale, oppure di liberare l'Europa dal dominio nazista. In fondo non è altro che un progetto e anche mediaticamente è facile rappresentare una complessa operazione con un nome accattivante che si imprima immediatamente nelle menti dei telespettatori davanti alla TV nell'ora di punta. Esempi nel corso della storia sono molteplici: il "D-day" e lo sbarco in Normandia, la "Operazione Colosseo" che decapitò quasi definitivamente i vertici della banda della Magliana, la "Operazione Odessa" o "Valchiria" rese celebri dal cinema e poi "Manipulite" e "Toghe sporche" per rimanere nell'ambito italiano. L'elenco è lungo e sarebbe impossibile riportare tutti quei nomi che suonano un po' ridicoli e spesso vengono ignorati per decenza dai giornali e dai servizi televisivi. Gli statunitensi poi sono i maestri di quest'arte, affinata negli anni con perle tipo "Desert Storm" ai tempi dell'Iraq nel 1991 o "Enduring Freedom" per la guerra in Afghanistan di dieci anni dopo. La prima non fu una vera e propria tempesta, ma un semplice acquazzone, tanto che il Raìs di Baghdad è rimasto in carica altri 10 anni e Bush Jr ha dovuto portare a termine con l'inganno il lavoro iniziato con la pioggerellina di Papà. Per ciò che concerne la libertà in Afghanistan in realtà manca da più di qualche decennio e, in totale assenza di questa, come possa definirsi duratura...forse è solo un auspicio! Purtroppo però le guerre non sono finite e con loro questi team di genialoidi che studiano l'onomastica delle operazioni. Pochi giorni fa ci hanno regalato una perla di rara bellezza: "Odyssey Dawn". Letteralmente vorrebbe dire "L'alba dell'Odissea" o con qualche forzatura anche "L'inizio dell'Odissea", anche se qualche italiano continua a tradurlo come odissea all'alba, ma in ogni caso: perchè? Perchè l'idea dell'odissea e dell'alba? Che cosa vuol dire l'inizio dell'Odissea? Forse ci si riferisce ai primi versi della traduzione del Monti o a quelli originali di Omero? E poi l'odissea, per definizione, dà l'idea di una cosa che continua all'infinito senza risolversi se non dopo decenni e a prezzo di infinite peripezie e perdite umane. Si vorrà forse iniziare un attacco con questi presupposti? Sarebbe quasi più normale che un nome del genere lo trovasse chi difende e non chi attacca. Almeno starebbe lì a dire: provate pure ad attaccarci, ciò si rivelerà per voi un Odissea! E' come se Hitler avesse chiamato l'attacco alla Russia "Stalingrado in ogni città" oppure l'ufficio pubblicità dell'esercito africano al comando di Annibale avesse chiamato l'invasione di Roma "Nun ce prova'!".


mercoledì 16 marzo 2011

Dieci



Mi ricordo che quella mattina di dieci anni fa c'era il cielo velato. Il mio caro amico Francesco mi venne a prendere a casa che non erano ancora le otto. Andammo a bere un caffè al bar dell'università che aveva appena aperto. Fumai una sigaretta subito. Ricordo che la sera prima mi stava per cadere addosso l'armadio: il peso dei vestiti aveva distrutto l'asta che mantiene le stampelle. Arrivammo all'università che stava appena facendo giorno. La primavera ancora non era iniziata ma già a Roma si respirava l'aria mite dei pomeriggi di Maggio e si sentivano gli uccellini cinguettare. Avevo un abito blu scuro e non c'era stato bisogno di indossare il soprabito. Ricordo che più di un'ora dopo arrivarono tutti i miei amici e poi anche i parenti, i miei genitori e la mia ragazza di allora. Parlai solo pochi minuti col relatore della mia tesi, era calmissimo, vestito in maniera impeccabile e sicuro che sarebbe andato tutto bene. Andò alla grande. Fui il terzo su cinque. La discussione durò poco più di un quarto d'ora, il presidente si mostrava interessato e partecipe e alla fine mi fece pure una domanda facilissima, alla quale risposi col sorriso sulle labbra. Era giunta la fine di uno dei periodi più belli della mia vita. Di quel pomeriggio non ricordo molto. Ho impresso nella mente un'immagine su una scala della mia facoltà di fronte alla sala delle discussioni di laurea. Ci sono tutti i miei amici di allora e i miei genitori e i miei fratelli. Mi torna in mente quando siamo usciti dalla facoltà e ci siamo accomodati su un muretto che per anni aveva aspirato il fumo delle nostre sigarette del dopo pranzo prima di riprendere a studiare o a fare lezione nel pomeriggio. Quella è stata l'ultima volta che mi sono seduto lì. Ricordo ancora di quel pomeriggio una grande stanchezza dovuta più che altro alla tensione e al dover ricevere complimenti e auguri da tutti gli amici che erano venuti a salutarmi. Ricordo che andai a letto e la sera mi portarono in un locale anche se le immagini sono confuse: mi sovviene più che altro la sbronza con la quale tornai a casa distrutto finalmente a dormire. Quel pomeriggio ci fu un brutto episodio per le strade di Napoli. Ragazzi manifestanti fermati e sequestrati per ore dalla polizia. Cominciava un periodo caldo di scontri tra polizia e autonomi o no-global o ragazzi del movimento o black block come poi vennero tristemente battezzati dopo i fatti di Genova di quattro mesi dopo. Domani saranno 150 anni dall'Unità d'Italia ma a anche 10 da un giorno per me indimenticabile.