tremendieventi

venerdì 27 maggio 2011

La caduta (speriamo!)



C'è solo una cosa peggiore del perdere senza combattere: è perdere sbagliando tutte le mosse. La campagna elettorale per le amministrative di Milano ne dà una dimostrazione lampante. Da almeno tre anni nessuno voleva candidare il sindaco uscente (per comodità Lady Lety) perchè nessuno si era accorto della sua presenza a palazzo Marino e quelli che se ne erano accorti non smettevano mai di maledire il giorno in cui avevano depositato la loro scheda nell'urna. Inoltre il grande alleato del partito di maggioranza a Milano, ovvero la Lega, dopo diverse legislature in seconda fila aveva l'intenzione di candidare uno dei suoi nella capitale del Nord. Poi Umberto se l'è presa con l'eccessivo protagonismo di Salvini, sono incominciate gelosie e rancori, mai sopiti anzi forse acuiti anche dalle regionali del padre-padrone Formigoni, e alla fine il Primo Ministro ha avuto gioco facile a ricandidare la sua amichetta per la seconda volta. Lei allora,incurante della pochezza del suo operato, ha cominciato la campagna elettorale facendo la maestrina, con discorsi pieni di cifre e di percentuali che avrebbero dovuto dimostrare cinque anni di governo del fare. Non si è resa conto che dava ulteriormente l'idea di una vecchia nobile antipatica che vuole fare la lezioncina a tutti ma che in realtà dietro l'armatura di donna-manager nasconde l'insulsaggine di un'incapace cooptata in tutti i posti dove è stata posta dal marito prima e dal Premier poi. Allora ha cambiato strategia e si è dimostrata un po' più sorridente e sbottonata nelle occasioni mondane, memorabile resta il balletto a ritmo di sette ottavi con il presidente Formigoni. La si è vista persino esibirsi in un improbabile twist su un palco in piazza duomo: voleva far vedere a tutti che in fondo è anche lei una donna sprint ma il risultato è che ha dimostrato ancora di più che Lady Lety giovane non lo è mai stata nemmeno a quindici anni e il senso dell'umorismo se uno non ce l'ha, come sosteneva don Abbondio a proposito del coraggio, non se lo può dare. A questo punto quindi la nostra eroina appariva ai suoi concittadini come un'antipatica e presuntuosa sciura che non si è mai guadagnato niente nella vita. Passi per questo, pensavano, ma almeno è una moderata, rappresentante della altissima borghesia industriale meneghina e perciò il candidato ideale per neutralizzare il voto del ceto medio, tanto agli estremisti e agli arrabbiati ci avrebbero pensato De Corato e la Lega. Sul più bello però un suo candidato tappezza la città per dire che la procura è infestata dalle BR e che i brigatisti sono i magistrati. Apriti cielo, è dovuto intervenire persino il Presidente della Repubblica per condannare il gesto insano di un candidato ben ispirato dalle parole del suo capo di partito. La povera Lety è dovuta intervenire per dire che i voti di quel candidato non li avrebbe accettati, che quest'ultimo era pronto a dimettersi, che lei mai e poi mai avrebbe non solo detto ma persino pensato quelle cose. Ce l'aveva quasi fatta a riprendersi da quello scivolone che non dipendeva da lei e sul più bello ci è ricascata. Alla fine di un dibattito televisivo, all'ultima domanda e quindi senza possibilità di contraddittorio, ha sostenuto che il suo sfidante era stato condannato in gioventù per il furto di un'auto poi servita per un pestaggio con fini politici, e che poi sarebbe stato amnistiato. Fin qui tutto vero. Lady Lety dimenticava di riferire che Pisapia in seguito aveva chiesto e ottenuto la riapertura delle indagini che si erano concluse con l'assoluzione con formula piena per non aver commesso il fatto. Da quel momento Lety non è più apparsa come la figlia della buona borghesia tutta coccole e lustrini, ma una leonessa che pur di attaccarsi allo scampolo di potere che le rimane non esita a ricorrere alla calunnia e alla menzogna nella migliore tradizione del PdL milanese che da un po' di tempo si affida alle cure di Olindo e Rosa, al secolo Sallusti e la Santanchè secondo la definizione di Feltri. E siamo al primo turno. Lo shock. Lety è dietro di oltre sei punti rispetto al suo avversario, una doccia fredda inaspettata. Si riparte per il secondo tempo e Lety prova a invertire la tendenza. Esce sorridente, ignora tutte le critiche che le stanno piovendo addosso dall'interno e dall'esterno del suo partito, fa finta di non sentire il Premier che fa autocritica per la scelta di candidati inadeguati,ignora le parole dei leghisti che parlano di un elettorato che ha difficoltà a riconoscersi in lei. Comincia l'operazione sorriso, ma va male lo stesso. Leghisti e Giornale evocano lo spettro di zingaropoli, di orde di musulmani in preghiera a piazza duomo e Milano che diventa la nuova Mecca dei Gay , ci mancano solo i cosacchi che abbeverano i loro cavalli sui navigli, ma lei fa finta di niente, glissa. Prende fischi nei mercati rionali, è sommersa dalle urla a un picchetto di disabili che hanno perso l'assegno di assistenza. Negli ultimi giorni poi siamo vicini al crash. Lady Lety prova a mostrare che anche lei è un politico 2.0 e allora via all'offensiva sui social network. Comicnia prima Red Ronnie, da qualche tempo collaboratore a libro paga del comune. Dopo il primo turno viene pesantemente preso in giro su un social network perchè lui, un tempo cantore dei movimenti antagonisti dalle onde di Radio popolare,sostiene oggi Lady Lety che, a suo dire, ha fatto tanto per la musica, mentre un'eventuale vittoria di Pisapia avrebbe fatto precipitare la cultura milanese nelle grinfie di un illiberale bolscevico. E giù sfotto da parte degli internauti contro Red Ronnie e la sua benefattrice. Sull'onda dei timori per la costruzione della moschea in via Puppa nel quartiere Sucate lo staff della Moratti si affretta a sostenere "nessuna tolleranza per le moschee abusive", evidentemente ignorando che il quartiere Sucate non esiste, ma insieme a Puppa richiama argomenti ben precisi che dalle parti della Moratti evidentemente ignorano.  Due giorni fa lo stesso Red annuncia che la chiusura della campagna elettorale della della sua candidata sarà affidata nientemeno che a Gigi D'Alessio...un cantante non proprio milanese e non proprio amatissimo dagli elettori leghisti. E fin qui gli errori sembrano già abbastanza, ma si può ancora peggiorare e ci sono riusciti. Prima convocano finti milanesi, per lo più campani, per riempire una piazza che alla fine conterà circa cinquemila presenti e poi sul più bello il tanto (?) atteso cantante non si è presentato, scatenando le ire di chi si era fatto cinquecento Km per ascoltare le sue canzoni. L'ultimo fotogramma della campagna elettorale di Lady Lety è la faccia sconvolta di Red Ronnie che, sul palco e con la voce ormai ridotta a un rantolo, chiama in diretta Gigi che sostiene le ragioni della sua fuga mentre in piazza gli urlano complimenti che vanno dal pagliaccio al vaffanculo. Mancano ancora delle ore, non è detta l'ultima parola, c'è ancora il tempo per peggiorare prima del grande botto finale (speriamo!).


giovedì 26 maggio 2011

Zio Silvio



Ascoltare ieri sera il Primo Ministro del mio Paese in tv è stata un'esperienza unica e un po' triste. Si vede questo signore con la faccia completamente imastata di fondo tinta, con il colletto della camicia che gli stringe troppo il collo eccessivamente rigido, un foglio in mano a snocciolare per l'ennesima volta milioni di dati che non capisce e che prova ad inserire in un discorso che risulta insensato, il presentatore che lo tratta come un vecchio zio rincoglionito al quale va detto sempre di sì perchè prima o poi schiatta e ci lascia tutta l'eredità. Continuava per giunta ad utilizzare sempre le sesse immagini, ad evocare gli stessi fantasmi di venti anni fa (dal comunismo ai centri sociali) a promettere sempre le stesse cose, la riforma della giustizia, il taglio delle tasse, l'ennesima rivoluzione liberale e via andando sempre con lo stesso disco rotto. I giornalisti hanno pure provato a fargli delle domande, a metterlo in difficoltà, ma lui fingeva di non capire e continuava a snocciolare dati in un profluvio autocelebrativo. Del resto non si è mai visto un vecchio zio mattarello in difficoltà! Alla fine anche i giornalisti sembravano i nipoti del vecchio zio, hanno accompagnato il suo monologo con il sorriso stampato sui denti aspettando che la registrazione finalmente finisse.


martedì 17 maggio 2011

Se fossi...




Se fossi di Milano oggi mi prenderei un giorno di ferie. Non ci andrei al lavoro.Non so nemmeno se c'è il sole, ma sono sicuro che me andrei in giro per i parchi a vedere i cani al guinzaglio di signore di mezza età troppo chic per essere delle terzomondiste, o le neo-mamme che fanno ginnastica in cerchio insieme ai loro pargoletti nei passeggini oppure i vecchietti che con gli occhiali neri ripiegano il giornale cinque-sei volte prima di iniziare a leggerlo. Verso metà mattinata me ne andrei in un bar a prendere un caffè seduto all'aperto ad osservare il volo dei piccioni e la loro incessante ricerca di cibo, proverei a scomporre in fotogrammi infinitesimi le volte disegnate dagli zampilli delle fontane. Oggi è una bella giornata a Milano. Un signore distinto, un avvocato,una persona perbene di cui ci si può fidare è stato il più votato alle elezioni amministrative e parte in vantaggio al ballottaggio. Un altro signore, un po' meno perbene, era venuto qui a fare lo sbruffone, a parlare di referendum sul governo, a sponsorizzare la sindaca uscente disinteressandosi della città, di ciò che non aveva funzionato nella precedente amministrazione, incurante dell'antipatia che, forse inconsapevolmente, la sua pupilla ispira nei suoi amministrati. Il signore un po' meno perbene ha perso. Oggi a Milano non so che tempo fa, ma c'è il sole. Il cielo è azzurro perchè l'aria è nuova, tersa. Gli alberi hanno un verde che non ricordo da tempo. Da quanto? Da troppo. Meglio assaporare questa sensazione nuova, questa ritrovata libertà. Speriamo duri un bel po'.


martedì 10 maggio 2011

In caso di necessità



C'è una voce che gira da qualche mese: domani la città in cui vivo verrà rasa al suolo da un terremoto devastante. Siccome c'è ancora tempo e questo spazio non ha una collocazione fisica, meglio assicurarmi che tutto ciò che mi resta non venga perduto. In realtà, pensandoci meglio, non è che ci sia troppo da lasciare , si tratta di poca roba per evidenti motivi: i soldi sono pochi e in ogni caso se ne avessi tanti ci sarebbero già schiere di avvocati pronti a depredarmi completamente e nessuno crederebbe a queste parole quindi lasciamoli da parte. I beni materiali verranno via con me, dal momento che si trovano in larga misura nella stessa città che tra qualche ora verrà rasa al suolo. A casa dei miei mi resta davvero poco: i miei vinili dei Dire Straits (non ne sono sicuro ma dovrebbero essere almeno cinque, di cui un live doppio, Alchemy, comprato usato a Londra 18 anni fa) e un paio dei RUN DMC più una serie di audiocassette di dubbio gusto tra cui spicca un album degli Elettrojoyce; qualche capo di abbigliamento anni Novanta che non mi sono mai deciso a buttare e che potrebbe tornare utile per qualche party, di quelli come usa adesso, in cui c'è più di un folle che balla sulle note di Brian Adams o degli Audio2; e infine un paio di sci bianchi che pesano quasi una tonnellata e non erano un granché nemmeno il giorno dopo averli comprati con annessi scarponi grigio-triste in ottimo stato. Come si vede si tratta davvero di niente e quindi è inutile pure perdere tempo a inventariare questi beni e a scervellarsi se lasciarli o meno a qualcuno. Un solo desiderio prima di andare via ce l'avrei: niente applausi. Un attimo: vista la catastrofe e la quantità di morti sicuramente ci saranno i funerali di Stato con protezione civile annessa (a proposito, chissà pure quanti politici verranno via con me, col sicuro rammarico di non poter presenziare, a tre giorni dalle amministrative, a un lutto così grande e così pieno di telecamere), quindi contenere gli applausi sarà impossibile quasi come evitare una puntata speciale di Porta a Porta. Per il secondo problema dovrebbe provvedere il sisma, dato che conduttore e redazione dovrebbero venir giù a picco con noialtri, ma per la standing ovation non ho alternative e questa è forse l'unica cosa che mi dispiace. A questo punto almeno un'altra preghiera: niente opere di bene, solo fiori e soprattutto molto colorati. Con 'sta scusa delle opere di bene voi vi lavate la coscienza e noi ce ne andiamo in mezzo al nero dei becchini e al marroncino delle bare. Un po' d'allegria almeno ai funerali!