tremendieventi

mercoledì 15 giugno 2011

Ladrona



I politici nati o eletti nella città in cui vivo o in suolo limitrofo sono in fibrillazioni per le ultime proposte della Lega: il pagamento del pedaggio sul grande raccordo anulare (GRA) e lo spostamento della sede di alcuni ministeri in altre aree del paese e in particolare al Nord. Una premessa: sono d'accordo con entrambe le proposte e dopo spiegherò il perchè. Rimaniamo ai fatti: la compagine di governo ha perso due sonore sconfitte alle amministrative prima e sui referendum poi. Il fatto più strano è che accanto alla prevedibile contrazione dei consensi per il Pdl, la Lega si è vista ridimensionata e non poco, in pochi mesi ha dilapidato quasi metà del consenso accumulato in tutti questi anni tra opposizione e governo. In più alla fine di questa settimana si tiene la grande festa di Pontida dove il popolo leghista si ritrova a fare il punto della situazione e già oggi c'è chi teme contestazioni e si dubita persino della segreteria di Bossi. Appare evidente che la lega, agli occhi dei suoi elettori, si stia infighettendo e, a furia di rincorrere Berlusconi per un pezzo di federalismo fiscale in più, rischia di andare a fondo insieme al governo e al primo ministro. Serve una scossa, serve dimostrare al popolo che non si è lì ad accumulare incarichi e stipendi ma che la lotta al potere centralista di Roma è più viva che mai. Il fatto è che non ci credono nemmeno più i politici e quindi cercano provocazioni per aizzare l'istinto anti-capitale dei leghisti duri e puri. Le scaramucce erano iniziate un po' di tempo fa con la contrapposizione Roma-Venezia per il festival del cinema o il paventato scippo del gran premio d'Italia di formula uno dalla città di Monza per trasferirlo nell'Urbe. La goccia che fece traboccare il vaso fu poi la riproposizione del vecchio slogan "SPQR sono porci questi romani" per scatenare un mezzo putiferio con rischi di tenuta dell'alleanza di governo. Allora la crisi si risolse con l'organizzazione di un mega banchetto in piazza Montecitorio a base di pajata e abbacchio a scottadito. Di quel giorno, oltre ai gargarozzi ben gonfi e ai visi paonazzi dei partecipanti, rimarranno negli annali dei cafonal politici delle scene indimenticabili tipo Renata Poverini che imbocca Umberto Bossi che a momenti le incolla un bacio. Oggi no, niente patto della pajata. Dopo una sonora sconfitta e con un Governo che ha i mesi contati è inutile lavare i panni sporchi in famiglia, meglio fare una dichiarazione al vetriolo che non ha nessun effetto pratico ma che scalda i cuori dei pasdaran. E pure le due proposte nel merito sembrano condivisibili. Far pagare un tratto di autostrada tra i più trafficati d'Italia potrebbe in primo luogo costituire un buon prelievo fiscale che non pesa su nessuno e che potrebbe essere reinvestito per migliorare la viabilità in città e incentivare il trasporto pubblico. In più si potrebbe pensare ad una sorta di abbonamento tipo telepass per chi sperimenta forme di car-sharing e, infine ma non meno importante, servirebbe in ogni caso da disincentivo all'utilizzo dei mezzi privati. Lo stesso dicasi per i centri direzionali pubblici, più che per le sedi dei ministeri. Basterebbe spostare gran parte dell'amministrazione pubblica centrale nelle sedi delle regioni. Ciò permetterebbe da un lato una maggiore presenza politica ed operativa sul territorio e dall'altro una decongestione della capitale, oggi invasa da auto blu ed eserciti di funzionari pubblici. Naturalmente i politici laziali si sono subiti indignati in modo assolutamente bipartizan. Sostengono che provvedimenti di questo tipo sfavorirebbero in maniera enorme gli abitanti della città e tutti coloro che direttamente o indirettamente partecipano al banchetto della gallina dalle uova d'oro della pubblica amministrazione. Dimenticano che in città vive circa il 5% della popolazione italiana: sono in netta minoranza. Speriamo perdano.  


Nessun commento: