tremendieventi

mercoledì 6 aprile 2011

L'elefantino1



I calciatori hanno una cosa in comune con i giornalisti televisivi: si dividono in due categorie. Da un lato ci sono coloro che riescono a sobbarcarsi sulle loro spalle tutto il lavoro da portare a termine, magari si lamentano pure un po', ma alla fine si vede che riescono a giocare meglio da soli che a interagire con gli altri. Poi ci sono invece quelli che fanno girare tutta la squadra o la redazione attorno ad essi. Sono degli ottimi pivot in tutti i sensi e la loro forza sta proprio nel riuscire a cavare il meglio dal talento e dalla professionalità delle persone che li circondano. Una sola premessa: una categoria non è assolutamente superiore all'altra, nonostante tutte le menate che si sentono in giro circa la bontà del team working e altre fesserie del genere. I solisti nel calcio in genere sono dei fuoriclasse che possono sobbarcarsi tutto il peso della loro squadra. Non è raro però anche imbattersi in veri e propri brocchi che, non rendendosi conto delle loro limitate capacità, si isolano e creano enormi problemi all'equilibrio della squadra (Zarate?). Anche nel caso dei grandi manovratori intono ai quali gira tutta la squadra ci si può imbattere in autentici fuoriclasse alla Beckembauer o alla Ancelotti e il loro talento sta proprio nel sacrificare l'ambizione personale per far emergere al meglio la squadra. Nel giornalismo, sembra un'assurdità ma per me è proprio così, succede assolutamente la stessa cosa. Santoro o Mentana sono degli ottimi anchorman che danno il meglio di sè in gruppo. Sono in grado di circondarsi di grandi professionalità e di farne emergere le qualità in pieno, basti pensare a tutti i giornalisti che si sono formati alla loro scuola e che hanno avuto poi successo in diversi altri ambiti. La loro grande capacità è poi quella di riuscire a coordinare al meglio un dibattito, facendo emergere la tesi che essi hanno in mente. Nonostante anche questa possa sembrare un'assurdità va detto che un dibattito, come qualsiasi altro consesso, ha un tema e uno svolgimento e la sua narrazione è totale appannaggio del coordinatore che, di fatto, già ne influenza l'andamento attraverso le persone che invita o che rifiuta o il tema che sceglie di trattare. Anche dal lato dei solisti avviene la stessa cosa. Ci sono dei giornalisti che rendono proprio perchè riescono ad avere in mente la sceneggiatura e lo svolgimento dell'intero prodotto. Penso ai giornalisti d'inchiesta alla Formigli della RAI o Gatti dell'Espresso oppure agli inviati di guerra come Lucia Goracci del TG3. In questo caso si tratta di professionisti che il più delle volte sono quasi dei corpi estranei  all'interno delle redazioni: fanno come gli pare, spesso si muovono in maniera isolata e non si fanno vedere per mesi nemmeno dai direttori, poi, all'improvviso, vanno in copertina con l'ultimo scoop. Questo tipo di giornalisti si muove da free lance, non sono minimamente interessati alla linea editoriale della testata e all'avvicendamento dei direttori responsabili: chiedono solo di avere la possibilità di fare in pace e senza troppi affanni il proprio lavoro, tanto alla fine il prodotto che confezionano è unico e nessun direttore vuole farselo scappare. Un tratto in comune le due categorie di giornalisti e di calciatori ce l'hanno: non chiedetegli di comportarsi contro la loro natura. Non chiedete mai a Ibrahimovic di giocare per la squadra o alla Gabanelli di fare un dibattito televisivo. Nonostante la loro grandezza e il loro essere dei fuoriclasse fallirebbero.
Nota metodologica: ogni riferimento all'elefantino (oggetto del prossimo post) è assolutamente voluto, anzi è l'occasione dalla quale sono partito per questo ennesimo inutile ragionamento.


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