tremendieventi

mercoledì 21 luglio 2010

Quanta strada nei miei sandali



L'appuntamento annuale col Tour de France sta volgendo al termine e non posso fare a meno di fermare qualche emozione. Giuro che stavolta mi astengo dagli amarcord e vado subito al sodo. Quel bel sole che ho visto sulle strade di Francia, il verde degli alberi, le nuvole bianche cariche di pioggia, il ricordo di certe cronache di un grande giornalista di Repubblica mi mettono sempre di buonumore e mi fanno venire una gran voglia di andarci una volta su quelle strade da leggenda. Ho già visto la Francia centrale, oltre a Parigi un paio di volte, quella della Loira e della splendida citta di Tours in un viaggio nei primi Novanta coi miei e poi ho vsto la zona a sud, la Languedoc-Roussilon dove sono rimasto appiedato insieme ad altri due sventurati durante un viaggio di ritorno dalla Spagna. Eppure vorrei proprio farmi un giro nei Pirenei. Ogni volta che ci passa il Tour, mi viene in mente come si starebbe bene in quelle cittadine la sera dopo la tappa. Pau, Bagnères de Louchon, Pamiers e poi le montagne, il Tourmalet, l'Obisque, il Peyresourde, il Col d'Aspin, insomma tutti questi nomi hanno per me un fascino particolare. Mi andrebbe proprio un anno di andarci con una macchina, seguire una tappa per un'intera giornata e poi fermarmi a mangiare col viso arso dal sole di montagna in una di quelle trattorie dove non ti chiedono se sei italiano o da dove vieni, ma dove ti servono con grande educazione ottimi cibi cucinati con sapienza e pazienza, ti servono il loro vino e ti invitano a gustare un liquorino dopo cena. Poi fare una passeggiata in mezzo al niente, nel silenzio, vicino ai campi di lavanda, col ronzio delle mosche e magari un vecchietto che passa in bicicletta e, col mezzo sigaro spento in bocca, ti fa un cenno di saluto perchè, in Francia come in Italia come in ogni parte del mondo dove ci sono ancora dei vecchietti, si saluta tutti, soprattutto quelli che non si sono mai visti. Perchè la gente bisogna accoglierla, farle un sorriso, non chiederle da dove viene e che ci fa da queste parti. Spero di andarci prima possibile.


martedì 20 luglio 2010

Drowning in data, starving for knowledge

L'immagine è tratta da http://projects.washingtonpost.com/top-secret-america/articles/national-security-inc/


A 38 anni di distanza dal watergate, il Washington Post ha piazzato un'altra mirabile inchiesta che mette in luce le contraddizioni delle politiche di spesa del governo americano. Dana Priest e William Arkin hanno dato vita ad un'inchiesta multimediale che, a fianco della parola scritta, si serve di supporti tecnologici, mappe e grafici interattivi per evidenziare come dall'11 settembre del 2001 la lotta al terrorismo sia diventata una delle più grandi industrie degli Stati Uniti. Stando a quanto emerge dai dati in loro possesso si tratta di un business che impiega quasi un milione di persone e di cui è difficile stabilire i costi, le società esterne coinvolte e gli effettivi benefici per la sicurezza degli Stati Uniti. A distanza di dieci anni dall'inizio della lotta al terrorismo cominciano ad emergere con chiarezza i motivi che hanno spinto l'amministrazione Bush ad alzare il livello della paura nella società statunitense: una gigantesca manovra finanziaria che ha gonfiato a dismisura il bilancio del dipartimento della difesa e delle centinaia di agenzie governative coinvolte nella gestione della sicurezza al solo fine di arricchire migliaia di contractors che nel corso del tempo hanno approfittato di commesse pari a circa 500 miliardi di $ nei soli primi quattro anni dopo l'11 Settembre. Senza pensare che poi, alla fine, vi è insito un problema di conflitto di interesse che è ancora più pericoloso nel caso di difesa nazionale: le società private si muovono per fare soldi e se il nostro nemico ne offre di più, esse passano dall'altra parte della barricata portando con sè informazioni top secret. Il tutto viene fuori proprio mentre gli U.S.A. stanno lentamente riprendendosi dalla crisi economica del 2008 che ha fatto lievitare il debito governativo a livelli mai conosciuti in passato. Ma le domande più impressionante alle quali persino il segretario alla difesa Gates non è stato in grado di rispondere sono: a cosa sono serviti tutti questi soldi? A cosa serve avere questo enorme bagaglio di informazioni se poi sotto natale un distinto signore a bordo di un SUV rischia di far saltare in aria migliaia di persone in giro per lo shopping natalizio a Times Square? A cosa serve intercettare milioni e milioni di e-mail, telefonate, sms e conversazioni private se poi non si è nemmeno in grado di leggerle, se poi chi deve prendere delle decisioni deve prima leggere migliaia di report che giungono sulla sua scrivania dalle mille agenzie di intelligence?


venerdì 16 luglio 2010

Giustizia a orologeria




17 Giugno 1982. Avevo compiuto da qualche settimana sei anni. Di lì a qualche mese avrei iniziato il mio primo giorno di scuola alle elementari. Se non mi sbaglio allora i miei genitori avevano una Renault4 e una 5: La prima era azzurrina, aveva il cambio a manovella orizzontale con un pomello nero, non aveva autoradio, era un modello "Safari" ovvero con degli ammortizzatori pazzeschi e altissimi e con un portabagagli immenso, dove ancora ricordo la borsa verde di calcio di mio padre. La 5 invece era blu scura, con i sedili color crema in simil pelle, o meglio in plastica. Ricordo lo sterzo: nero, particolarmente duro e sottile con lo spazio per le dita. Allora io e i miei fratelli dormivano tutti e tre nella stessa camera da letto con le pareti azzurre ed io, essendo l'ultimo arrivato, mi accomodavo in alto sul lettino a castello, mentre il primogenito, che sin da allora era un privilegiato come poi per il resto della sua vita fino ad oggi, dormiva fuori dal castello. Quando, dopo un paio di anni, ci siamo trasferiti nella casa nuova ha occupato la stanza singola, mentre io e il secondo siamo stati insieme fino a tre anni fa, anche quando, per motivi di studio, abbiamo cambiato casa e città. L'ottantadue poi è l'anno dei Mondiali vinti in Spagna, dei quali purtroppo ho un ricordo troppo sbiadito. Sono però abbastanza sicuro di non aver visto completamente la finale, forse vinto dal sonno, mentre ricordo perfettamente Italia-Brasile perchè la trasmisero in TV di pomeriggio, un caldissimo pomeriggio di inizio luglio. Nello stesso anno muore Gilles Villeneuve, mentre Rosberg vince il mondiale di Formula 1 alla guida di una Williams. Leggo da wikipedia che in quell'anno vince il festival di Sanremo Riccardo Fogli con Storie di tutti i giorni, seguito da Albano e Romina Power con Felicità e da Drupi, mitico, con Soli. Negli stati uniti esce uno degli album più fortunati della storia, Thriller di Michael Jackson, mentre a settembre muore in un incidente stradale la bellissima principessa di Monaco Grace Kelly. Ad aprile dello stesso anno il governo argentino inizia le operazioni di distrazione di massa ordinando all'esercito l'occupazione delle Falkland e sempre in aprile il segretario regionale del PCI (esisteva ancora) siciliano viene ammazzato dalla mafia (esisteva, esiste e purtroppo esisterà ancora a lungo). Nel mese di maggio durante il congresso di Roma, viene eletto segretario della DC (anch'essa esisteva ancora) Ciriaco De Mita e alla fine di agosto viene varato il secondo governo Spadolini, dimessosi dal suo primo incarico all'inizio dallo stesso mese. Sostenuto dal pentapartito, durerà meno di tre mesi, il tempo di assistere all'uccisione di Dalla Chiesa e all'arresto a Ginevra di Licio Gelli.  La crisi di governo porterà al conferimento dell'incarico per la quinta volta a Fanfani. A settembre viene ucciso in Libano il presidente Bashir, quattro giorni dopo avviene il massacro di Sabra e Shatila tra l'indifferenza colpevole dell'esercito israeliano e tre settimane dopo a Roma un commando di terroristi Palestinesi attacca la Sinagoga uccidendo un bambino di due anni e ferendo in modo grave 35 persone. Restando alla politica, sempre nel 1982 a novembre muore Breznev dopo essere stato presidente dell'Unione Sovietica ininterrottamente dal 1964. Gli succede Jurij Andropov, mentre bisognerà attendere altri 3 anni prima della presidenza Gorbaciov. La definizione del contesto sociale, politico, storico, culturale di quel periodo mi è utile a dare la notizia del giorno: " Non fu suicidio. Calvi fu ucciso. Rese note le motivazioni della sentenza sull'omicidio di Roberto Calvi avvenuto il 17 giugno 1982". Ammesso che qualcuno abbia mai pensato che il banchiere della mafia se ne fosse andato bel bello ad uccidersi sotto il Blackfriars Bridge nel cuore di Londra in una notte di Giugno di 28 anni fa, beh da oggi può stare più tranquillo, mentre un accusato in questo processo, un noto faccendiere sardo, è in carcere per ben altre quistioni.


giovedì 15 luglio 2010

Pentole a pressioni



Se ne è dimesso un altro. Adesso sono tre. Tre membri del governo che sono stati costretti a dimettersi negli ultimi tre mesi. Aveva incominciato il più bravo di tutti, il degno erede del capocomico, quello che aveva detto che gli avevano pagato una casa e non se n'era nemmeno accorto, che se non fosse stato per i magistrati e per i giornali che avevano reso note quelle inchieste lui non sarebbe mai riuscito a spiegarsi perchè una casa di 180mq vista colosseo fosse costata poche centinaia di migliaia di euro. In seguito era stato costretto a dimettersi un neo-ministro, o meglio, uno che era stato fatto ministro solo per non presentarsi in tribunale a rispondere all'accusa di ricettazione e di corruzione che i giudici di Milano gli rivolgono da più di un anno, uno che era già stato in carcere qualche anno fa per aver pagato, in quanto dipendente Fininvest, una tangente al PSI e, mentre era in cella, era sostenuto moralmente dal suo datore di lavoro che gli faceva sentire il suo calore (o le sue minacce?) facendo ininterrottamente il giro della prigione in  automobile. Ora ce n'è un altro, uno che non avrebbe mai dovuto diventare sottosegretario perchè indagato per associazione camorristica e per il quale i magistrati hanno già presentato richiesta di arresto alla Camera dei deputati, naturalmente vedendosi respinta la suddetta richiesta. L'ultimo ha mollato perchè sorpreso a far parte di un'associazione dedita a fabbricare dossier falsi sui candidati alle elezioni, oltre che a pilotare giunte per fare affari e corrompere giudici perchè aggiustassero i loro pronunciamenti in favore del capo. Noto con piacere che l'alzarsi del grido di indignazione negli ultimi mesi sta producendo i suoi effetti sicuramente positivi. Le campagne di stampa che originano dalle inchieste della magistratura, oltre che le crepe nel principale partito di maggiornanza, non lasciano indifferenti nemmeno personaggi tronfi e accecati dall'arroganza del proprio potere. Il quadro di questi ultimi mesi, però, ci consegna uno stato delle istituzioni davvero pessimo. Chissà quando e se potremo dirci di nuovo orgogliosi della gente che ci rappresenta anche contro il nostro personale volere.


martedì 13 luglio 2010

Porci senza manco le ali



Ho passato le ultime due ore a leggere e rileggere le intercettazioni relative ad un'inchiesta che in questi giorni sta scuotendo i vertici del maggiore partito italiano. Per capirci si tratta dell'inchiesta relativa alla costituzione di un gruppo di affari di cui fanno parte politici, imprenditori faccendieri (prometto che un giorno voglio occuparmi dell'etimologia e dell'uso comune di questo termine che ritorna molto spesso nelle cronache italiane e che esercita su di me lo stesso potere evocativo di "poteri forti") che aveva l'obiettivo di pilotare sentenze della Corte Costituzionale per compiacere il Presidente del Consiglio, fabbricare falsi dossier su colleghi di partito al fine di influenzare le candidature in Campania e agevolare la nomina di funzionari regionali che, attraverso i loro buoni uffici, avessero permesso la costruzione di parchi eolici in Sardegna, con un guadagno di qualche centinaio di milioni di euro. A parte lo scenario davvero inquietante che emerge da queste carte, è lo svolgersi della commedia umana la cosa che mi lascia più perplesso. A volte è nei particolare che si nasconde l'essenza di una vicenda. Basti pensare al bacio in fronte che il capo di una banca voleva dare qualche anno fa all'allora governatore della banca d'Italia, oppure all'immagine di questi uomini coi capelli lughi, tinti, con queste panze sempre troppo grandi, con delle camicie sempre troppo bianche e troppo stirate, sedute ad un tavolo rotondo mentre mangiano coi tovaglioli appoggiati sulle suddette panze e sembrano lì pronti a contare l'ennesimo affare andato in porto in barba a qualsiasi regola. E poi te li immagini a bordo della loro nuova fiammante fuoriserie, o in vacanza con dei patetici bermuda bianchi o mentre sbavano dietro le coscette troppo lisce ed abbronzate dell'ennesima massaggiatrice che, in cambio di qualche migliaio di euro, permette loro per qualche secondo di sentirsi giovani. Che brutta immagine da consegnare a questo brutto Paese che ha smarrito il senso della misura e del ridicolo.


venerdì 9 luglio 2010

Ad Anna, ad Aung, a Yoani, a Ilaria e Maria Grazia.



E' in discussione presso la Camera dei Deputati un disegno di legge di iniziativa governativa che ha per oggetto le limitazioni all'uso delle intercettazioni sia da parte della magistratura sia da parte della stampa. E' inutile soffermarsi sulla bontà o meno di un provvedimento i cui effetti immediati sarebbero da una parte un evidente intralcio all'attività della magistratura inquirente, soprattutto nella misura in cui si impedisce di prolungare oltre i 75 giorni le intercettazioni salvo proroghe di 3 giorni motivate e approvate da un collegio di 3 giudici oppure l'impossibilità di procedere ad una richiesta di intercettazione ambientale tramite cimici se non si ha la sicurezza che in quel preciso luogo e in quel preciso istante si stia commettendo un reato, oppure i reati che non rientrerebbero tra quelli i cui indagati sono intercettabili, tra cui molti tra i reati connessi all'associazione mafiosa, tipo il riciclaggio di danaro o l'estorsione. Oppure sul lato della stampa l'impossibilità di riportare qualsiasi tipo di intercettazione fino al giudizio dell'indagine preliminare, ma anche di qualsiasi atto, ancorchè pubblico, fino alla fine dell'udienza preliminare e in caso di violazione della norma multe molto salate agli editori e anche ai giornalisti. Insomma un bordello di proporzioni mostruose, che ha il chiaro obiettivo di porre una serie infinita di ostacoli a chiunque voglia iniziare un'indagine o anche una semplice inchiesta giornalistica. Il fatto è che per oggi la federazione nazionale della stampa ha dichiarato una giornata di sciopero e quindi niente Tg, niente carta stampata, niente internet, niente di niente e allora mi viene da pensare a quei paesi che ancora oggi hanno problemi con la libertà di stampa. A quei milioni di individui nelle diverse parti del pianeta che ogni giorno si possono informare solo leggendo comunicati governativi, giornali di propaganda e affini. Agli attivisti di diritti umani, reporters indipendenti e giornalisti che lottano per far sentire la loro voce al di fuori dei confini geografici della loro terra, che attraverso la rete, spesso rischiando in prima persona, aprono squarci nel muro oscuro del silenzio costruito da regimi oppressivi, troppo convinti che se i loro cittadini potessero informarsi e informare chi sta al di fuori, il loro tempo sarebbe scaduto. Ecco oggi per me è una brutta giornata perchè non posso informarmi, ma dedico questa preghiera laica a chi lotta ogni giorno per conoscere e farsi sentire.


martedì 6 luglio 2010

Nuntereggae più

Mi sia consentito dire
il nostro è un partito serio
disponibile al confronto
nella misura in cui
alternativo
aliena ogni compromesso (R. Gaetano)



E' praticamente da quando sono nato che mi occupo di politica come osservatore. Avevo pochissimi anni e già mio padre era consigliere nel piccolo comune in cui sono nato e si sa, in un ambiente così circoscritto, si entra subito a contatto con le dinamiche che allora caratterizzavano il sistema politico nazionale e locale. Lo scontro tra la DC e il PCI, i cattolici e gli atei, le varie correnti della DC. E su questo è meglio aprire una parentesi: è difficile da credere ma la balena bianca era così grande che riusciva ad avere correnti contrapposte anche in un comune con poche migliaia di elettori, e anche allora ci si distribuiva gli incarichi, si faceva a turno per fare il sindaco e si facevano delle guerre intestine che quella tra finiani e berlusconiani di oggi sono giochetti per verginelle. C'era anche nei piccoli centri l'opportunismo del PSI e la capacità degli altri partiti minori,  dal PLI al PSDI e poi il PRI e chi se li ricorda più, di entrare in giunte dei più disparati colori. Questa premessa solo per dire che ormai sono quasi 30 anni che ascolto di politica in tv e in dibattiti dal vivo, oppure attraverso i giornali e la materia continua ad appassionarmi perchè la ritengo una componente fondamentale della mia vita. Eppure da un po' di tempo provo un senso di nausea che è difficile da spiegare. Ho l'impressione che ormai nemmeno gli stessi politici credano a ciò che dicono. Mi sembra che si continuino ad usare in continuazione formule standard ereditate dalle scuole di partito degli anni Settanta e che in realtà anche i giovani che entrano da poco in politica usino un linguaggio che ormai si trova solo nelle vecchie mozioni che un tempo si presentavano durante i congressi dei grandi partiti di massa. Ancora oggi è tutto un proliferare di "inaugurare una fase nuova" "aprire un ciclo di rinnovamento" "uscire dalla vecchia logica" "ricercare le ragioni che ci uniscono che sono superiori a quelle che ci dividono" "recuperare un rapporto diretto con gli elettori", insomma basta. Non ce la faccio più. E la cosa più bella è che tanti di questi giovani politici, soprattutto dopo la vittoria di Barack Obama neglle presidenziali U.S.A dell'anno scorso, hanno scoperto le enormi potenzialità della rete e dei social network, ma non sono ancora riusciti a coglierne la rivoluzione nel linguaggio e nel modo di rapportarsi al prossimo. In pratica è come se negli ultimi quaranta anni avessero solo cambiato il mezzo e non la forma. La tastiera ha sostituito la vecchia macchina da scrivere, la stampante il ciclostile e i social network le vecchie bacheche di sezione, ma le parole sono le stesse, le stesse strette di mano, lo stesso finto modo di interessarsi per 10 secondi dei tuoi problemi e poi "ciao, l'autista mi aspetta" e arrivederci alla prossima elezione.


venerdì 2 luglio 2010

Saudade



Il 2 Luglio è una data che mi riporta indietro nel tempo, a cavallo tra gli anni Ottanta e i Novanta. A distanza di quasi trent'anni da quei giorni non riesco ancora a spiegarmi perchè la mia famiglia partisse per le vacanza a mare il 2 luglio e non il primo giorno del mese. Una tradizione consolidata nel corso del tempo, granitica, inamovibile e penso che ancora oggi mia madre decide di trasferirsi nella nostra casa al mare il due, cioè oggi. Sì perchè negli anni in cui al governo c'era il CAF, un caffè costava 700 lire, le signore portavano i capelli ricci molto vaporosi con le meches bionde e in televisione d'estate andava il Festivalbar e i cartoni animati di Holly e Benji, il trasferimento della mia famiglia nella nostra casa a mare era vissuto come un vero e proprio esodo. Mi ricordo mia madre e la mitica Maria Gelsomina che cominciavano con i preparativi. Ricordo gli abiti di seta da casa di mia madre e il volto tra il serio e il contrito di M.G. Quest'ultima non è che avesse tanta voglia di trasferirsi per due mesi in una città nella quale non conoscoeva nessuno e dove avrebbbe lavorato 24 ore al giorno. In fondo non aveva che trent'anni e separarsi dalle sue amiche non le faceva molto piacere. Che dio ti benedica Maria e ti ricompensi delle tante pene che io e i miei fratelli ti abbiamo causato in quegli anni per noi splendidi. Mi ricordo che cominciavano dalla mattina presto, nonostante tutti sapevano da mesi che saremmo partiti come sempre il 2 dopo il pranzo. Eppure la distanza tra la casa dove vivevamo 10 mesi all'anno e quella al mare era di appena 40km, si sarebbe potuto ritornare in qualsiasi momento se avessimo dimenticato qualcosa, ma sembrava che stessimo partendo per sempre verso la Terra Promessa dalla quale non avremmo più fatto ritorno. Mio padre poi non stava a mare due mesi, un po' perchè si rompeva, ma soprattutto doveva lavorare, e allora faceva la spola tra il mio paese, il posto di lavoro e il mare. Mi ricordo che ci accompagnava con la Renault14, e poi la Regata e la Thema, e, appena finito di scaricare, ripartiva. Mia madre partiva con un'altra macchina, una Ranault4 e più tardi una Panda carica di bagagli e in compagnia di M.G. Una volta giunta a destinazione non la smuovevi nemmeno con le cannonate. Allora faceva l'insegnante, aveva due mesi pieni di vacanza e ne approfittava per starsene al mare senza pensieri. Insieme a noi partivano anche mia zia e mia nonna. Mi ricordo la pelle rosa di mia nonna, ancora oggi la rivedo nel soggiorno di quella casa intenta a leggere o a fare l'uncinetto, oppure ai fornelli che prepara da mangiare mentre le due figlie sono al mare. Ricordo la sua espressione molto serena e il suo volto sempre pronto ad accendersi in un sorriso. Riposa in pace ovunqe tu sia. A quei tempi poi si partiva per due mesi e si ritornava al paese che si era quasi degli stranieri. Era come se per sessanta giorni si vivesse un'altra vita, cambiavano abitudini, casa, giochi, amici, modi di esprimersi, dinamiche famigliari. Nel corso degli anni poi siamo passati da due mesi di mare, a uno solo, Luglio, e adesso mi capita di andarci solo per qualche giorno nei periodi più diversi dell'anno. Nonostante tutto questo tempo e gli inevitabili e bruschi cambi della mia vita, il 2 luglio resta una data impressa indelebilmente nella mia mente. Mi piacerebbe per pochi istanti poter ritornare a quei tempi, a Maria Gelsomina, a mia nonna, a Davide, Mario, Nicola, Gianni alle nostre partite di calcio in un campo immenso alle due del pomeriggio e al cinema Loren per vedere i Goonies o Ritorno al futuro.