tremendieventi

mercoledì 29 maggio 2013

Scusate - Abbiamo Sbagliato




Dopo il tonfo elettorale del M5S il blog di Grillo pubblica (in un mondo virtuale) il seguente post.

Abbiamo sbagliato. 
Abbiamo sbagliato a candidare gente incapace che con certe dichiarazioni (vedi microchip) ci ha reso la barzelletta del Parlamento; ad affidare la presidenza dei gruppi a Vito Crimi e a Roberta Lombardi che sono due incapaci, ma con l'aggravante della presunzione e dell'antipatia; abbiamo sbagliato a non appoggiare il tentativo di Bersani e oggi, dopo aver coltivato il sogno degli italiani di cambiare finalmente qualcosa, ci ritroviamo con Alfano ministro dell'Interno e la Biancofiore sottosegretario; abbiamo sbagliato a espellere (altro che vecchi partiti e Politburo) un nostro parlamentare solo perchè è andato 3 volte in televisione; abbiamo sbagliato a nominare due portavoce per coordinare la comunicazione dei gruppi parlamentari perchè abbiamo dato l'impressione che i primi a pensare che i nostri fossero incapaci di comunicare siamo stati noi; abbiamo sbagliato a fare le liste dei giornalisti amici e di quelli da eliminare perchè abbiamo dato l'impressione (come un D'alema qualsiasi) che chi parla male di noi è un venduto che chissà quali interessi controlla; abbiamo sbagliato a rinchiuderci sulla candidatura di Rodotà quando era evidente che tutto il resto del Parlamento non ci filava nemmeno di striscio e bastavano 2 minuti di aula (ma Grillo e Casaleggio in aula non ci sono e, nonostante questo, decidono tutto loro)per capire che l'elezione del Presidente della Repubblica era legata a doppio filo con la nomina del Presidente del Consiglio; abbiamo sbagliato a candidare Presidente della Repubblica la Gabanelli che tanto ci aveva impressionato per il suo spledido lavoro e appena l'oggetto del suo splendido lavoro è stata La Casaleggio e Associati ci siamo scordati che era la migliore giornalista italiana a abbiamo un po' dubitato della sua onestà e indipendenza; abbiamo sbagliato a fare una polemica mostruosa sui rimborsi elettorali che ci ha attirato addosso le ironie di tutto il Parlamento e ci ha costretto alla caccia diperata agli scontrini della Lombardi in giro per le strade di Roma; abbiamo sbagliato alcune candidature alle comunali: se solo avessimo ascoltato parlare due minuti (due) De Vivo (candidato a Roma) non lo avremmo candidato nemmeno alle elezioni condominiali. 


P.s.: E invece mi trovo un'analisi che manco l'ultimo dei Cicchitto si sarebbe sognato di fare: l'Italia che lavora che produce che vota M5S (scusate ma i lavoratori dipendenti di aziende private come me di quale Italia fanno parte?) contro l'Italia sprecona e della casta che consuma i soldi che la prima produce. I buoni e i malamente. Se questa è l'Italia che ha in testa Grillo, vorrei dirgli che io appartengo e con orgoglio ai malamente.

venerdì 5 aprile 2013

PasSAGGI di tempo




Comincio a credere che se Napolitano si fosse dimesso forse non avrebbe poi tanto sbagliato. Sabato prima di Pasqua stavo appena ultimando il mio pranzo quando, al termine di due giorni di consultazioni extra dopo il tentativo fallito ("riassorbito" è un termine che non avrebbe usato manco la Pravda) di Bersani, Napolitano inizia la conferenza stampa di commento alla seconda ondata di colloqui. Comincia il comunicato. All'inizio si parte con le solite premesse, dopo poco arriva una parola definitiva sulle paventate dimissioni: "sono giunto alla conclusione che, pur essendo ormai assai limitate le mie possibilità di ulteriore iniziativa sul tema della formazione del governo, posso fino all'ultimo giorno concorrere(...)". Ad un certo punto, mentre tutti aspettano il nome del nuovo incaricato, ecco la sorpresa. La commissione di saggi. Anzi no, sono due, e avranno il compito di formulare proposte su temi "di carattere istituzionale e di carattere economico-sociale ed europeo". E già qui lo sconcerto è abbastanza evidente. Chi sono? Chi rappresentano? Come sono scelti? Che legittimazione istituzionale, popolare, parlamentare hanno? In quale ambito dei passaggi Costituzionali è prevista una figura cuscinetto come questa? Ma il comunicato prova a rispondere almeno a una domanda: qual è l'obiettivo della commissione. E a questo punto solo un grande esperto di linguaggio e tecnica politica e comunicativa italiana poteva trovare una formula del genere. L'obiettivo della commissione è "formulare precise proposte programmatiche possano divenire in varie forme oggetto di condivisione da parte delle forze politiche". E poi "Ciò potrà costituire comunque materiale utile : voglio dire anche per i compiti che spetteranno al nuovo Presidente della Repubblica nella pienezza dei suoi poteri". E a questo punto il miracolo semantico è compiuto. Le proposte devono essere "precise" ma "utilizzabili a vario titolo". Insomma la commissione che cosa produce? Una relazione? Una tabella? Un ddl? Un ordine del giorno? Una crostata? Boh, non si sa, ma comunque è materiale utile a chi capita. E' a disposizione di tutti. Ma la commissione come decide? All'unanimità? A maggioranza? c'è una relazione di minoranza? Si crea un'altra commissione che stabilisca la governance della prima commissione? Boh e ancora boh! E le forze politiche la utilizzano a vario titolo? Ma che significa "a vario titolo"? Vabbè l'ironia qua si spreca e quindi facciamola finita. Per me è tutto chiaro: mi parfe una boutade ( a me precisamente sembra una cazzata ma è meglio che certe cose non si dicano, anche Napolitano è in odore di santità). Ho l'impressione però di essere in netta minoranza o peggio di essere un berlusconiano. Lo noto anche in famiglia. La pensano all'opposto rispetto a me, ma soprattutto, non avendo ancora io aperto bocca, non lo sanno e quindi sono assolutamente in buona fede, non è una cosa contro di me. Io li ascolto mentre i loro commenti vanno dal "geniale" al "costituzionalemte ineccepibile" e io sono sbigottito. Poi esco in strada e la gente la pensa esattamente come i miei. I commenti sono tutti improntati alla genialità della soluzione, al fatto che il M5S ora sarà costretto a fare qualche proposta. Se poi gli chiedi, in un attimo di lucidità, perchè ciò dovrebbe avvenire, ovvero perchè i "grillini" dovrebbero ascoltare un saggio piuttosto che Bersani, beh, questo non te lo sanno dire, ma va bene così. Il giorno dopo, Pasqua, non escono i giornali, ma in Tv tutti sembrano concordare con la linea della mia famiglia: tutto bene, grande statista ecc. Gli editoriali del martedi confermano la mia cantonata. Mi convinco che sono un ignorante, che avrei fatto meglio a studiare più approfonditamente la ritualità istituzionale e soprattutto devo smetterla di essere un berlusconiano e di contestare le decisioni del Quirinale. Poi passano tre o quattro giorni e, anche alla luce della composizione squisitamente politica della commissione, i dubbi cominciano a cogliere anche altri. In primis Berlusconi che impone una sorta di ultimatum al suo fedelissimo in commissione Quagliariello (quello, per intenderci, che urla "Assassini. Eluana l'avete uccisa voi" rivolto all'opposizione alla notizia della morte della ragazza. In una parola un "saggio"). A questo punto sono convinto di essere berlusconiano e comincio a intonare "meno male che Silvio c'è" e a prendere gli autobus senza fare il biglietto (questa è una cattiveria ma aiuta a sdrammatizzare). Poi ieri sera succede che un'imitatrice della astrofisica Hack, al soldo di quei furbacchioni della "Zanzara", fa dire all'incauto Valerio Onida (ex presidente della Suprema Corte, componente della Commissione dei saggi, nonchè grande sostenitore della linea Napolitano) che non sa di essere registrato, che in realtà il tentativo di Napolitano non è altro che una melina, un perditempo, un modo per ingannare l'attesa fino alle elezioni del nuovo Presidente che iniziano il 15 Aprile. Io comincio a sentire l'inno di Forza Italia che sfuma tra i titoli di coda e scorgo in lontananza l'inconfondibile cappello di un controllore dell'atac che viene a larghe falcate verso di me. Mi sto svegliando dall'incubo. Adesso è tutto chiaro. Onida la pensa assolutamente come me e, sotto sotto, anche il Presidente la pensa così. O Onida e Napolitano sono diventati Berlusconiani o stavolta forse non mi sono tanto sbagliato. In realtà la Commissione non esiste nè sul piano costituzionale, nè parlamentare, nè politico. Se non si rischiasse il reato di offesa alle istituzione si può dire che è 'na frescaccia vera e propria. E io fischietto "Anime Salve" perchè gli strascichi di certi incubi vanno curati lentamente.


venerdì 29 marzo 2013

Intelligenti pauca





Questo è uno di quegli articoli che basterebbero a evitare milioni di dibattiti, manifestazioni inutili, persino le dimissioni di un Ministro. L'ha scritto Pietrangelo Buttafuoco che è uno bravo davvero.



Niente paura (possiamo ancora peggiorare)





L'altra sera sono passato per via delle Botteghe Oscure e a momenti mi prende un colpo. Al piano terra del palazzo che fu la sede storica del partito di Togliatti, dove un tempo sorgeva se non sbaglio la sede della libreria-rivista Rinascita, sono rimasto stupefatto da ciò che mi si presentava davanti agli occhi. Un enorme open space ultra-moderno, intervallato da pannelli che secondo me sono in plexi-glass (anche se oggettivamente ignoro proprio di cosa si sta parlando), in mezzo ai quali si distendevano scrivanie, anch'esse appena uscite da un episodio di Sex & the City con tanto di mela morsicata sul dorso del portatile. Un ambiente decisamente 2.0, di quelli fighi (che gli dei ci perdonino). Mi riprendo un attimo e penso ma vuoi vedere che hanno aperto un altro store di quella casa con la mela che fa fare i telefonini in Cina in condizioni di semischiavitù e li rivende ai semischiavi occidentali miei connazionali in cerca di riscatto sociale? E invece no. Ho guardato meglio e mi sono accorto che era un comitato elettorale! Oh caspita! Ma se in Italia ci sono state le elezioni politiche due settimane fa e per quelle degli Stati Uniti mancano ancora tre anni e mezzo, quale sarà mai il posto in palio? E bene, si tratta della nomina a candidato del centrosinistra di Roma. Non ci posso credere. In un momento in cui si legge di Quagliariello che si fa aspettare dall'autista in una strada secondaria perchè si vergogna di accomodarsi nella sua A6 proprio lì in mezzo alla ggggente, i Presidenti delle Camere si riducono lo stipendio e altri agi e persino il Papa decide che Propaganda Fide non è poi un granchè come immobiliare e preferisce abitare fuori dalle mura, tu, Gentiloni, ti permetti tanto sfarzo per un elezione insomma, diciamo così, minore. Ma c'è di più. Da tre giorni sono apparsi per le strade di Roma dei manifesti giganteschi con la faccia simil Richard Gere dell'ex telegiornalista David Sassoli. Insomma i manifesti per l'elezione delle primarie. Addirittura i manifesti!?? Ma scusate, che c'è dietro? Quanto è disposto a spendere di suo un candidato per avere la nomination con le primarie? No perchè è bene chiarirlo: il candidato spende di suo. Il partito, nella fattispecia il Pd, non può spendere dei soldi per una serie di motivi: che senso ha dare soldi a tre candidati quando già le primarie costano qualche milioncino; il Pd nun c'ha più 'na lira dopo i tagli ai rimborsi elettorali in un momento in cui, dopo gli scandali e i dossier sulla spending review interna, le casse sono davvero vuote. Allora mi chiedo: ma quanto si guadagna a fare il sindaco di Roma? Tra laltro in questi giorni la città è scossa dal caso relativo alle presunte (!) mazzette che sarebbero state (!) incassate da un caro amico dell'attuale sindaco. Il dramma peggiore è che, sondaggi alla mano, quelli del Pd sanno che ancora una volta solo loro possono perdere il Campidoglio. Che è un po' quello che doveva succedere anche alle Politiche, poi è andata un po' peggio.  Il Pd a Roma ha già dato il peggio di sè, non può peggiorare ancora. Almeno spero. Nel frattempo spero che il nuovo sindaco di Roma sia Umberto Croppi.

mercoledì 13 marzo 2013

Aridaje








Napolitano ha sbagliato di nuovo, secondo me. La triste manifestazione al Tribunale di Milano, incredibile a pensarsi, ha avuto effetto in un atto ufficiale del Presidente della Repubblica. Napolitano si è fatto fregare un'altra volta: gli avevano promesso che, soprattutto in seguito all'annuncio di Berlusconi che di fatto invitava i suoi alla calma, la manifestazione non si sarebbe tenuta e per questo aveva acconsentito ad un incontro con una delegazione del Pdl sul tema giustizia. Invece niente. La manifestazione c'è stata e l'incontro è avvenuto e il comunicato finale sembra dare ragione a chi da anni invoca la persecuzione giudiziaria nei confronti di Berlusconi. E' una brutta pagina quella che è stata scritta ieri, terminata dall'eclatante convocazione del CSM (cosa assolutamente inusuale) direttamente al Quirinale. Tutto ciò ha diverse conseguenze: il richiamo ai giudici a darsi una calmata, il ritorno in campo di Berlusconi e la probabile richiesta di una larga intesa per il governo che dovrebbe formarsi nelle prossime settimane. Ripeto che dall'affidamento dell'incarico a Monti, Napolitano ha perso completamente la bussa politica e ultimamente anche quella istituzionale. Spero almeno che questo mandato si concluda in frettissim, anche se le ipotesi di governi del presidente mi fanno immaginare che il peggio deve ancora venire. 


martedì 12 marzo 2013

(almost) Trashed





Ho l'impressione che lo stiano facendo fuori. Appena finite le elezioni aveva provato ad assumere il ruolo di padre costituente, di promotore delle larghe intese, ma il Pd non poteva e non ha accettato. I suoi allora si sono resi conto che il problema è lui. Ma come, l 'uomo che ha contribuito quasi da solo a raddoppiare i voti del Pdl oggi si rivela nientemeno che un peso morto? L'uomo senza il quale, a detta di molti suoi parlamentari, tanti non sarebbero mai potuti arrivare ai palazzi romani del potere oggi è addirittura di troppo? Pare proprio di sì. In molti, all'interno del suo partito, sembrano esserne convinti: se non ci fosse lui, l'accordo col Pd sarebbe già stato siglato e con esso l'elezione del nuovo Presidente della Repubblica. E invece sono lì abbarbicati all'ultimo feticcio del capo di un tempo, quasi nell'attesa dell'inesorabile crollo a picco.  E l'appello di tanti parlamentari a intensificare la vicinanza col leader sono la prova più lampante che ormai anche nel cerchio ristretto la fine imminente è all'ordine del giorno dal lunedì delle elezioni e bisogna assolutamente preparare un piano B. (mai nome fu più sbagliato).  E' l'occasione d'oro per quanti sognano un centrodestra senza lui. E' il sogno di Fini, ma anche di Frattini, di Pisanu, di Montezemolo e di Monti. Come si vede ognuno di essi ci ha provato a fare a meno di lui, ma se sommi i voti raccolti da ciascuno, non arrivi alla metà dei suoi. Sul piano politico, quindi, le incognite sono ancora tante. Il fatto è che a quest'ultimo si sovrappongono le vicende giudiziarie che stanno precipitando in diverse procure. Senza fare l'elenco delle sentenze già passate in giudicato e delle inchieste ancora in corso, la situazione è drammatica e qualsiasi tipo di scudo istituzionale appare impraticabile e i suoi lo sanno. Bastava vederli ieri al Tribunale di Milano. Non c'è gioia nelle loro facce (molte delle quali sconvolte da eccesso di tecnologia), non c'è nemmeno quel ghigno furbesco sfoggiato ad esempio nel no tax day o nell'improbabile manifestazione di S.Giovanni per la chiusura della campagna delle Regionali 2010. No, quegli occhi accusano smarrimento, terrore, l'espressione sinistra di chi sta per affondare e non sa come salvarsi. Il fatto è che, come fa notare Merlo dalle pagine di Libero, nonostante la rimonta, il Parlamento gli è contrario a stragrande maggioranza e un'eventuale richiesta di arresto della Procura di Napoli per il processo sulla corruzione di De Gregorio, potrebbe passare senza troppi intoppi. La dichiarazione del capogruppo alla Camera del MS5 non lascia spazio a dubbi. Non si canti vittoria troppo presto però: la storia recente ci insegna che nessuna previsione dura più dello spazio di un giorno.



giovedì 7 marzo 2013

Bravi!





Il gruppo RCS, proprietario tra gli altri del Corriere della sera, poche settimane fa ha annunciato una serie di tagli di personale di diverse centinaia di unità e in più è intenzionato a trasferire il giornale dalla storica sede di Via Solferino perchè è in piena crisi di liquidità e fa fatica persino a pagare stipendi e affitti. Il fatto è che Il Corriere ha un debito di quasi un miliardo di euro e i gruppi bancari esposti, alcuni dei quali fanno parte del patto di sindacato che regge l'editore RCS, hanno necessità di rientrare perchè la crisi ormai si sente a tutti i livelli. A questo punto succede una cosa strana: non comincia nessuna manifestazione, nessun picchetto sindacale, nessuna intervista incazzata da Santoro. Niente. I giornalisti continuano a fare il loro lavoro. E lo fanno bene. Scrivono un'inchiesta che mostra tutti i passaggi attraverso i quali, dall'utile del 2006, si passa al baratro della liquidità odierna. L'inchiesta appare sul Corriere a puntate. Ogni giorno in un piccolo spazio del giornale e ha un'eco che pian piano sta montando. Oggi è appena la seconda puntata, ma i nomi, le circostanze, i retroscena , sono chiari e pesantissimi. Bravi. E' l'unica cosa che mi viene da dire.




martedì 5 marzo 2013

Nel mezzo di una crisi di nervi




Secondo me il Presidente della Repubblica, dopo essere stato raggirato da Monti, ha perso un po' la linea politica e istituzionale che aveva immaginato 18 mesi fa e sta commettendo una serie di errori abbastanza gravi. L'inizio di questa brutta parabola si può individuare intorno al mese di Settembre-Ottobre del 2011. Il governo Berlusconi è ormai allo stallo da quasi un anno, la Grecia sta cadendo nel baratro della bancarotta con probabilità di contagio e di intossicazione dell'economia e della gestione del debito italiani, lo spread viaggia oltre i 500 punti. Berlusconi si dimette. Il Pd non ha un candidato pronto alle elezioni perchè Bersani, già proclamato segretario attraverso le primarie, deve ancora passare per un altro turno di primarie contro Renzi. A questo punto il Quirinale, con una mossa a sorpresa, e con una certa forzatura anche delle pratiche costituzionali, conferisce a Mario Monti il titolo di Senatore a vita e il giorno dopo gli dà l'incarico di formare il nuovo governo che si occupi di far rispettare gli impegni presi dall'Italia in sede Europea. Monti si mostra subito una personalità autorevole e la sua storia accademica e governativa è una garanzia per tutti, veste il ruolo di tecnico super-partes e ottiene la fiducia quasi all'unanimità con le sole eccezioni dell'Italia dei Valori e della Lega, che di lì a poco vedranno compromessa la loro credibilità a colpi di inchieste giornalistiche la prima e della magistratura la seconda. Dopo appena un anno di governo tecnico il Pdl decide che non se ne può più. I sondaggi dicono a Berlusconi che il suo partito sta andando a picco e che l'appiattimento sulle posizioni di Monti rischia di far perdere milioni di voti alle elezioni previste nella Primavera del 2013. Inoltre, da quando non è più presidente del consiglio, sente ogni giorno odore di manette e magistrati alle calcagna. Il Cavaliere non ci pensa due volte e fa cadere il governo. Monti, ormai convinto che la sua ricetta è stata capita e accettata dagli italiani, decide di candidarsi. E qui il Quirinale riceve una batosta senza precedenti. Non se l'aspettava Napolitano uno sgarbo del genere. Non credeva che Monti, di fatto una sua creatura politica, passasse dal ruolo di civil servant a quella di un politicante qualsiasi, perlatro a rimorchio di due vecchie volpi della Prima Repubblica come Casini e Fini. Non si aspettava che proprio lui, presentandosi di fatto alla guida di uno schieramento politico, potesse tradire il ruolo di riserva della società civile che il Presidente gli aveva assegnato con la nomina a Senatore e con il conferimento dell'incarico. Monti più che Ciampi sembra Dini a caccia di una cadrega qualsiasi. Da quel momento si chiudono definitivamente i rapporti tra il senatore a vita e il Presidente. Il risultato elettorale è poi un'ulteriore batosta per entrambi: Monti raggiunge un misero 10% e la sua pattuglia di parlamentari non è determinante per la formazione di alcuna maggioranza, infatti il Pd ha vinto di mezzo decimale sul Pdl in grande rimonta e il MS5 è il primo partito con oltre il 25%. Stanti questi risultati, ad oggi, il Pd sostiene di essere legittimato a ricevere l'incarico di Governo e a trovarsi la maggioranza al Senato (per la strana legge elettorale, la maggiornaza alla camera è blindata in virtù dell'ampio premio di maggioranza). Il Presidente, invece, vorrebbe riproporre un altro governo tecnico, con sostegno Pd-Pdl, magari con l'ennesimo membro del board della Banca d'Italia, da sempre fucina di presidenti a tutti i livelli. C'è un problema però: il Pd ce l'ha a morte con Napolitano. Bersani e il suo gruppo dirigente non perdonano al Presidente di aver voluto a tutti i costi (con la forzatura istituzionale di cui si parlava in precedenza) formare un governo tecnico, senza pensare di sciogliere le camere. Il Pd pensa che, se si fossero tenute le elezioni un anno prima il Pdl sarebbe stato schiacciato e, nonostante l'exploit prevedibile di del MS5, il centrosinistra sarebbe andato agevolmente al governo con una maggioranza abbastanza stabile per tutta la legislatura. Il Pd si sente svantaggiato perchè non si è potuto opporre al governo Monti, di fatto un governo del Presidente. Per tutte queste ragioni, oggi il segretario Pd vuole sospendere la cortesia istituzionale e sembra essere arrivato al muro contro muro col quirinale: o governo di minoranza sostenuto anche dal MS5, oppure nuove elezioni, cosa di cui Napolitano non vuolsentire parlare, specie durante il semestre bianco. La verità è che il mandato di Napolitano scade a metà maggio e quindi, di fatto, gli spazi di manovra del Presidente, anche alla luce dello sgarbo istituzionale di Monti, sembrano davvero minimi. Una soluzione potrebbe essere la fine anticipata del mandato con la contestuale elezione del nuovo Presidente il cui atto di battesimo sarà lo scioglimento delle Camere. Una soluzione un po' difficile e sicuramente senza precenti nella storia repubblicana. 


martedì 26 febbraio 2013

I-Poll(i)




Ho sbagliato un'altra volta. Ci sono cascato di nuovo. Non sono riuscito a togliermi di dosso l'influenza della speranza sulla circostanza. Di sicuro sono riuscito a prevedere il dato del M5S (mi sa che sui giornali lo scrivono così, io in altri post lo avevo scritto in un altro modo, ma basta che ci s intende) che infatti si assesta poca sopra al 25% alla Camera e al 28,4% al Senato. Quello che ho toppato di brutto è la tenuta del Pdl e la sconfitta netta del PD. Pensavo che stavolta il partito del segretario Bersani riuscisse a prendere una percentuale intorno al 40%, ma siamo lontanissimi. Il PD si colloca appena allo 0,4% in più del Pdl che realizza un inaspettato 29,1%, rischiando addirittura di avere la maggioranza relativa dei senatori. Evitiamo inutili giri di parole: mi sono sbagliato. I dieci punti che davo in più al PD li ha presi tutti il Pdl e di questa cosa nè io, nè nessun altro a parte, a quanto pare, la Ghisleri, ovvero la sondaggista di Berlusconi, se ne era accorto.
L'ultimo ricordo di questa giornata elettorale è per i sondaggisti. Ancora una volta hanno dimostrato di non capire assolutamente niente di previsioni di voto. Dico solo un dato: l'instant poll delle 15.00 pubblicato da sky e effettuato da Tecnè dava (vedi foto) la coalizioni di Bersani intorno al 35%, Berlusconi al 29%, Grillo al 19% e Monti al 9,5%. Praticamente hanno tolto 5 punti al MS5 e li hanno regalati al PD. Non credo si debbano spendere soldi per fare certe figuracce. L'unica persona seria dell'informazione italiana, Enrico Mentana, aveva annunciato che non se ne sarebbe servito e alla fine La7 ha trattato meglio di chiunque altro la diretta post elettorale.



giovedì 21 febbraio 2013

Libèration de Telese



Luca Telese non mi è simpatico. La prima volta che l'ho visto in TV, conduceva un programma su La7 pieno di politici e ci ho messo quasi mezz'ora per capire che fosse un talk show politico non intenzionalmente demenziale. Sembrava voler dare un taglio pop ai suoi programmi, con una certa passione per il retroscena, magari anche imbarazzante, o una scivolatina nel pecoreccio senza mai raggiungere le torte in faccia di Di Pietro e La Russa al Bagaglino. Un Minzolini di sinistra, così, tanto per aspirare prima o poi alla direzione di un TG, tanto se ce l'ha fatta Minzo, può riuscirci chiunque. Col tempo ho scoperto che era un giornalista che si era fatto le ossa a Il Giornale e a Libero non so in che ordine, anche perchè da quelle parti le porte sono comunicanti e girevoli e lo scambio di direttori/giornalisti ricorda la Lazio e il Parma dell'epoca Cragnotti-Tanzi. Ha raggiunto il punto massimo del pop con l'inizio dell'avventura de Il Fatto Quotidiano e la contestuale conduzione del programma di aprofondimento politico del Tg La7 che va in onda dopo l'edizione serale. In queste avventure incontra due personaggi che non hanno nessun aspetto in comune. Uno è Marco Travaglio, col carico di inchieste, libri e antiberlusconismo che lo contraddistingue e chem da vice direttore del Fatto, detta la linea del quotidiano strizzando l'occhio di volta in volta a Grillo, Ingroia, Ciancimino e compagnia cantante. L'altra è l'avvenente ma soprattutto brava, preparata e cazzuta Luisella Costamagna che non solo non si vallettizza, ma tiene testa al suo collega e spesso lo smonta con battute secche. A questo punto, secondo me, Luca inizia a perdere completamente il senso della realtà. Nel giro di pochi mesi manda all'aria l'esperienza del Fatto litigando con Travaglio e fa licenziare la Costamagna. I due hanno in comune una caratteristica che fa imbestialire Telese: sono entrambi più bravi di lui, l'uno a scrivere e l'altra a tenere le redini di un talk show (non si dimentichi che la Costamagna è l'alunna modello di Santoro: bella, brava, antipatica). Ma mentre con La7 può giocare la carta della doppia conduzione sul modello Lerner-Ferrara, facendosi affiancare da Porro, al giornale Padellaro e co. gli danno il benservito e lui, che si crede Enzo Biagi, va via sbattendo la porta col ghigno di chi pensa "non sapete che maestro di giornalismo state mandando via". Telese ci crede davvero che è bravo. Pensa di essere ormai uno dei migliori giornalisti italiani, è pronto per una direzione, ma gli manca un giornale. Veste di buoni propositi la sua ambizione personale e raccoglie un manipolo di eroi (tipo il malcapitato Raimo che lascia ai posteri questa testimonianza) fonda un giornale a metà strada tra Santoro e la Fiom: Pubblico. Si capisce che è un flop due mesi prima che cominci, ma si va in edicola e la prima settimana tiene. Poi crolla. Poi una farsa.
Che Pubblico finisse in una bolla di sapone era ampiamente prevedibile, bastava seguire un po' l'evoluzione professionale di Telese e scoprire che, oltre la spocchia, c'è davvero poco. E poi c'è la ciliegina sulla torta: il logo. Può uscire un giornale italiano nel 2013 con un logo che riprende una prestigiosa testata francese fondata nel 1972? Se fai una cosa del genere è perchè già pensi che sia un'esperienza breve, segnata, di pura testimonianza, quasi fatta per dispetto, per dimostrare ai tuoi colleghi e al tuo ego che sei invincibile. L'impressione è che Telese stia al giornalismo come Veltroni alla politica. Il loro compito è sostanzialmente quello di alibi. La direzione del partito comunista è troppo dura? Ok: vicesegreteria a veltroni. La7 o Il Fatto rischiano di essere troppo anti-sistema? Promozione a Telese che viene dal Pci e passando al Pds e ai Ds si è fuso e confuso tra la dottrina sociale della Chiesa e la socialdemocrazia nord-europea con richiami al sindacalismo anti-CGIL e posizioni di facile populismo. Ecco: questo per me è Telese. Nient'altro che un alibi.


mercoledì 20 febbraio 2013

Edizione Straordinaria



Nel secondo post scriptum del post (perdonate la cacofonia ma interneglish e latino sono lingue parallele che non si incontrano e se si incontrano, come in questo caso, non si salutano) precedente individuavo come determinante nelle elezioni regionali lombarde e, per lo stranissimo meccanismo elettorale del Porcellum, delle politiche la lista Fare di Oscar Giannino. Il fatto è che il povero Oscar è incappato in una brutta marachella che gli è costata una grande figura di palta. Il suo collega di partito nonchè economista Luigi Zingales ha scoperto che, contrariamente a quanto asserito dall'eccentrico giornalista di Radio24, il candidato premier di Fare non ha conseguito nessun master a Chicago e, scava che ti riscava, inoltre Giannino non è nemmeno laureato, non ha nessun titolo accademico, ha il diploma. Cosa rispettabilissima e sufficiente a fare (almeno in Italia) l'economista e l'esperto di economia, ma falsa rispetto al curriculum che vanta e che gira sulla rete. Da qualche mese, in una diatriba con un mio collega assiduo ascoltatore del programma del mattino condotto da Oscar, sostengo che il nostro eroe non capisce assolutamente niente di economia e basta ascoltarlo per rendersi conto che è un autodidatta e nemmeno dei più brillanti. Nonostante questi presupposti, però, mi ero reso conto che una certa fetta di popolazione di professionisti stimati nei campi più disparati (tranne che dell'economia e della finanza) seguiva da diversi mesi Giannino in radio e, dopo essere stata delusa da Berlusconi e dalla mai realizzata rivoluzione liberale (pallino di Oscar e di una buona fetta di borghesia italiana), sembrava voler sposare le tesi dello pseudo-economista. Siccome la Lombardia è per definizione la regione in cui si concentra la gran parte di questo target elettorale ero convinto che la lista Fare potesse dare fastidio in Lombardia a Maroni e a Roma a Berlusconi. Questo scivolone compromette di parecchio le chances del partito. Staremo a vedere.


lunedì 18 febbraio 2013

Election Day




Non so perchè oggi a quest'ora mi è preso un insopprimibile bisogno di lasciare memoria di questa previsione. L'avvicinarsi delle elezioni politiche è un momento sempre di grande interesse e partecipazione per me e quindi non posso fare a meno di azzardare un commento, un'analisi , una previsione. E' da un po' di tempo che ci penso e, onde evitare di fare il previsore del giorno dopo, con l'inutile e insulsa espressione "ve l'avevo detto", con qualche giorno di anticipo sull'apertura delle urne voglio dire come la penso: i giornali e i media in generale non ci stanno capendo niente. Sono mesi che si inseguono sulla scia Bersani-Berlusconi-Monti (l'ordine è dovuto alle intenzioni di voto degli ultimi sondaggi), delle probabili alleanze post-elettorali, della strana convivenza Monti-Vendola, della probabile scomparsa di dinosauri politici della portata di Fini e Casini. All'apparenza sembrano tutte analisi molto dotte e raffinate. Aggiungo che negli ultimi giorni, in seguito alle dimissioni del Papa, gran parte delle prime pagine sono state riempite da analisi, giudizi e retroscena dei vatinasti più accreditati, ma anche di quelli molto molto improbabili. I giornali sembrano quindi portare lentamente in porto anche questa tornata elettorale. Ho l'impressione perciò che dai sondaggisti agli opinionisti, dai maggiori blogger fino a Dagospia (ormai l'unico media veramente informato in tempo reale su tutta la politica italiana), nessuno abbia colto il vero fenomeno di queste elezioni: il movimeto cinque stelle. Attenzione, non Beppe Grillo che, anche nelle sue intenzioni, fa solo da cassa di risonanza,  mi riferisco proprio ai singoli candidati. A favore del Movimento ci sono innanzitutto dei dati di fatto incontestabili: i risultati elettorali delle ultime elezioni regionali siciliane. Nessuno, è inutile che oggi sostengano il contrario, ripeto nessuno è stato in grado di prevedere che il MOV5 (uso questa sigla, non so se è giusta ma la uso lo stesso) risultasse il primo partito in regione con una percentuale di poco al di sotto del 20%. Il successo in Sicilia segue quelli clamorosi di Pizzarotti a Parma e dei vari consiglieri che il Movimento è riuscito ad eleggere nei consigli comunali, provinciali o regionali. Accanto ai dati di fatto, però, ci sono delle sensazioni a naso che non si possono ignorare. Ripeto che si tratta di sole sensazioni e non esistono di fatto dei dati a supporto d queste tesi. Gli utlimi giorni sono caratterizzati da un susseguirsi di lanci di agenzia, presenze nei tg, rincorsa a qualsiasi tipo di dibattito, dal barbiere alla televisione, da parte di tutti i candidati di tutti gli schieramenti da Storace fino ai rivoluzionari civili di Ingroia e i reduci del comunismo. L'impressione è che stavolta, per la prima volta forse in Italia, ci si trovi di fronte a una politica finalmente bipolare, nettamente schierata. Da un lato, infatti, ci sono i vecchi (non solo anagraficamente) schieramenti di un tempo che sembrano fondersi e confondersi col solo obiettivo di autoconservarsi e perpetrarsi all'infinito, e dall'altra parte ci sia Grillo. Da un lato c'è il politicante un po' attempato che la mattina indossa l'abito scuro e e la cravatta buona per un convegno della Confesercenti o di Federfarma, il pomeriggio indossa un comodo maglione di lana e smette la cravatta perchè bisogna andare nella zona industriale di un paese della bassa bresciana e la sera si toglie persino la cravatta per accogliere schiere di giovani all'ennesimo aperitivo organizzato nel locale trendy del centro di Milano o Roma o Palermo. Dall'altro ci sono questi ragazzi che se non altro hanno la faccia pulita e si avvicinano anche esteticamente al 90% delle persone che vogliono rappresentare. Spesso si tratta di bravi professionisti, apprezzati nel loro lavoro quotidiano, che da qualche anno mettono in comune le loro conoscenze e portano avanti battaglie contro la TAV, per i referendum sull'acqua e tutta una serie di piccoli "dossier" locali che, anche se non hanno portata mediatica nazionale, significano tanto per chi vive in quelle zone e fidelizzano il rapporto tra elettorato attivo e passivo. Un'ultima riflessione vorrei farla su un sondaggio di qualche giorno fa che dà il Movimento come primo partito tra i giovani maggiorenni under 23, con il PD staccato di parecchio e il Pdl a percentuali da prefisso telefonico. Questo per me significa almeno due cose: 1) il botto è imminente. Il MOV5 se non esplode tra una settimana è comunque destinato a lasciare un'impronta indelebile nello stile della politica italiana; 2) la pressione generazionale. Bussa alle porte dei politici di tutti gli schieramenti un esercito di giovani disoccupati che, cosa che ha pochi ed epocali precedenti nella storia dell'umanità, non solo non è in grado di migliorare le proprie condizioni di benessere rispetto alla generazione precedente, ma nemmeno di guadagnare quanto i propri padri. Con una piccola aggravante, però, questà sì unica nella storia: i loro padri gli hanno lasciato anche un conto salato da pagare in termini di interessi e di debito. Ho come l'impressione che tanti genitori potrebbero accusare in maniera viva questo senso di colpa e stavolta votare, forse per la prima volta, come farebbero i loro figli.
P.S. Io non voto il movimento cinque stelle e chi mi conosce sa che voto per un partito tradizionale.
PP.SS. C'è un altro soggetto politico che, secondo me, alla fine risulterà determinante: Oscar Giannino e il movimento FARE. Ho l'impressione, anche in questo caso a naso e senza dati (cartomanzia pura), che in Lombardia sarà determinante sia per le elezioni regionali che per il Senato e la lenta sconfitta del Pdl comincerà proprio da lì.