tremendieventi

lunedì 5 dicembre 2011

Progetto



I primi a usare il termine, addirittura per identificare lo sbarco sulla luna sono stati gli Americani, e chi se non loro! Qui da noi la parola ha avuto un uso un po' circoscritto per gran parte della popolazione. Era utilizzata prevalentemente da geometri o ingegneri e si riferiva più che altro al disegno di un'abitazione o un qualsiasi altro manufatto civile. Negli ultimi anni, finalmente il grande successo: ormai i cantanti non fanno più dischi, gli attori non mettono in scena commedie o film, la stessa televisione no fa più programmi e nemmeno i presidenti di club fanno più squadre. Persino le aziende di ferramenta non producono più tondini. No. Negli ultimi anni è tutto un proliferare di progetti. Quando la fuffa e l'alea che gira intorno a una certa idea comincia a ispessirsi e ti rendi conto che le probabilità di portarla a termine stanno inesorabilmente scemando, se qualcuno ti chiede, soprattutto in un'intervista alla televisione o ai giornali, cosa stai facendo, ti conviene usare la parola magica: progetto. La gente si innamora delle formule e delle parole che non capisce ma che hanno un suono accattivante e una buona dose di paraculaggine intrinseca. Un esempio: tu sei un cantante che da dieci anni non riesce a vendere un disco nemmeno durante la festa patronale del tuo apese dove tu sei ospite speciale, magari in passato hai avuto un'estate fantastica alla Valeria Rossi (do you remember sole cuore ammmmmooooooooooore!), ma oggi non ti riconosce nemmeno il tuo giornalaio che da trent'anni ti vende sorrisi e canzoni che tu ostini ad acquistare nella speranza di una tua foto, e ti capita che qualche sfigato per riempire due ore in una trasmissione pomeridiana o per una marchetta con un tuo ex produttore che guadagna ancora coi tuoi diritti SIAE ti invita in televisione. Dopo il playback d'ordinanza sulla tua unica hit e il corredo di immagini di repertorio e di vari casi umani che in un modo o nell'altro ti coinvolgono, arriva la famosa domanda: lavori? Allora è brutto stare lì a spiegare che in realtà non hai mai fatto il cantante, che hai riavviato la filiale di assicurazione che hai sempre gestito insieme a tuo fratello, che non ti vuole più nessuno nemmeno se vai gratis, e a quel punto scatta la svolta: sto lavorando a un progetto. Che è un modo più carino per dire: non sto facendo assolutamente niente perchè non mi vuole più nessuno ma se te lo dico adesso in tv sono davvero spacciato. Ultimamente il termine viene utilizzato anche in ambito calcistico. Generalmente se la squadra non vince e non si vede nemmeno l'ombra di una rinascita si dice che è un progetto in evoluzione che ancora non ha dato i suoi frutti. Ultima della serie in questo senso è la squadra della città in cui vivo. Sono mesi che continuano a dire che bisogna credere nel progetto e rispettare i tempi del geometra (Luis Enrique). Ma anche quello del Titanic era un progetto. In altri termini, non è detto che si programmino solo le vittorie. A volte, spesso, anche i fallimenti sono ben programmati. E i dirigenti della Roma farebbero bene a stracciarlo quel progetto altrimenti tra un po' saranno rincorsi per la strada dai tifosi che provano a fargli rimangiare squadrette e compassi.


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