tremendieventi

martedì 22 marzo 2011

Nomen omen



Musa, quell'uom di multiforme ingegno
Dimmi, che molto errò, poich'ebbe a terra
Gittate d'Ilïòn le sacre torri;
Che città vide molte, e delle genti
L'indol conobbe; che sovr'esso il mare
Molti dentro del cor sofferse affanni,
Mentre a guardar la cara vita intende,
E i suoi compagni a ricondur: ma indarno
Ricondur desïava i suoi compagni,
Ché delle colpe lor tutti periro.
Stolti! che osaro vïolare i sacri
Al Sole Iperïon candidi buoi
Con empio dente, ed irritâro il nume,
Che del ritorno il dì lor non addusse.
Deh! parte almen di sì ammirande cose
Narra anco a noi, di Giove figlia e diva.

(Omero, Odissea,  Libro Primo)


Mi sono sempre chiesto se all'interno delle questure, delle caserme e dei comandi dei carabinieri o della guardia di finanza oppure nello stato maggiore dell'esercito ci fosse un'ufficio apposito o un team di esperti deputati a trovare un nome alle diverse operazioni di polizia o di guerra. E' un modo un po' yankee di comportarsi: dare un nome a quello che in fondo non è altro che un progetto, anche se si tratta di arrestare l'intero consiglio comunale di un paese o una banda di borseggiatori di vecchiette all'uscita dall'ufficio postale, oppure di liberare l'Europa dal dominio nazista. In fondo non è altro che un progetto e anche mediaticamente è facile rappresentare una complessa operazione con un nome accattivante che si imprima immediatamente nelle menti dei telespettatori davanti alla TV nell'ora di punta. Esempi nel corso della storia sono molteplici: il "D-day" e lo sbarco in Normandia, la "Operazione Colosseo" che decapitò quasi definitivamente i vertici della banda della Magliana, la "Operazione Odessa" o "Valchiria" rese celebri dal cinema e poi "Manipulite" e "Toghe sporche" per rimanere nell'ambito italiano. L'elenco è lungo e sarebbe impossibile riportare tutti quei nomi che suonano un po' ridicoli e spesso vengono ignorati per decenza dai giornali e dai servizi televisivi. Gli statunitensi poi sono i maestri di quest'arte, affinata negli anni con perle tipo "Desert Storm" ai tempi dell'Iraq nel 1991 o "Enduring Freedom" per la guerra in Afghanistan di dieci anni dopo. La prima non fu una vera e propria tempesta, ma un semplice acquazzone, tanto che il Raìs di Baghdad è rimasto in carica altri 10 anni e Bush Jr ha dovuto portare a termine con l'inganno il lavoro iniziato con la pioggerellina di Papà. Per ciò che concerne la libertà in Afghanistan in realtà manca da più di qualche decennio e, in totale assenza di questa, come possa definirsi duratura...forse è solo un auspicio! Purtroppo però le guerre non sono finite e con loro questi team di genialoidi che studiano l'onomastica delle operazioni. Pochi giorni fa ci hanno regalato una perla di rara bellezza: "Odyssey Dawn". Letteralmente vorrebbe dire "L'alba dell'Odissea" o con qualche forzatura anche "L'inizio dell'Odissea", anche se qualche italiano continua a tradurlo come odissea all'alba, ma in ogni caso: perchè? Perchè l'idea dell'odissea e dell'alba? Che cosa vuol dire l'inizio dell'Odissea? Forse ci si riferisce ai primi versi della traduzione del Monti o a quelli originali di Omero? E poi l'odissea, per definizione, dà l'idea di una cosa che continua all'infinito senza risolversi se non dopo decenni e a prezzo di infinite peripezie e perdite umane. Si vorrà forse iniziare un attacco con questi presupposti? Sarebbe quasi più normale che un nome del genere lo trovasse chi difende e non chi attacca. Almeno starebbe lì a dire: provate pure ad attaccarci, ciò si rivelerà per voi un Odissea! E' come se Hitler avesse chiamato l'attacco alla Russia "Stalingrado in ogni città" oppure l'ufficio pubblicità dell'esercito africano al comando di Annibale avesse chiamato l'invasione di Roma "Nun ce prova'!".


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