tremendieventi

venerdì 29 ottobre 2010

Ripassatine



Ci sono casi in cui il semplice annuncio di un provvedimento vale molto più di tante azioni concrete. L'esempio classico è quello della moral suasion degli organi di politica monetaria. In genere un annuncio di un governatore centrale, se stimato e considerato credibile dalla comunità finanziaria, vale molto più di una politica attiva sui mercati finanziari tipo variazione dei tassi di interesse o manovre in mercato aperto per la protezione di una valuta o del debito pubblico di un Paese. A volte qualsiasi azione di un'istituzione finanziaria anche se massiccia, se non corroborata dalla fiducia degli investitori, non ha alcun effetto e il crollo è inevitabile. Prova ne sia quanto accaduto durante l'ultima crisi dei sub-prime del settembre del 2008. Ieri sera, nonostante si tratti di contesti completamenti diversi, ho avuto la riprova del fatto che la perdita di credibilità può far crollare qualsiasi tentativo di progetto ancorchè meritorio. C'era in televisione il capo della protezione civile che parlava delle azioni da intraprendere per risolvere l'ennesima crisi dei rifiuti in Campania. Fino a qualche mese fa, costui era considerato una specie di superman, anche perchè aveva dalla sua parte una certa trasversalità dal momento che aveva lavorato con governi appartenenti agli opposti schieramenti politici. Dovunque arrivava, veniva accolto come una specie di salvatore della patria, una persona in grado di risolvere qualsiasi problema, anche al di là dei suoi effettivi meriti. E così dall'emergenza rifiuti di Napoli al terremoto dell'Aquila, dal G8 fino alla piena del Tevere, la sua polo coi bordi tricolori, lo sguardo deciso e l'indubbia capacità esplicativa avevano fatto pensare a tanti di trovarsi finalmente di fronte ad una persona perbene e soprattutto capace. Non era così. La monnezza a Napoli sta ancora lì a ricordarci che il maquillage dei primi tempi era solo una soluzione tampone che aveva allontanato il problema non risolvendolo. Basta una passeggiata per le strade dell'Aquila a ricordarci che diciotto mesi sembrano essere trascorsi invano. Poi la gente ancora dispersa negli alberghi dell'Abruzzo, le nuove casette fatiscenti e costosissime hanno fatto capire a tanti suoi sostenitori che era tutto un bluff e che il capo della protezione civile era l'ennesimo incapace messo lì a prestare la faccia plastica dell'efficienza governativa mentre alle sue spalle,  e molto spesso con la sua complicità, si compivano i miracoli dell'incompetenza e del malaffare. Eppure, nonostante l'evidente fallimento della sua azione, era rimasto ancora lì a spiegare, a spaccare il capello in quattro, a difendersi con una certa autorevolezza e credibilità. Poi sono venuti i tempi delle intercettazioni e lo abbiamo sentito contattare una massaggiatrice per una "ripassatina" o imprecare perchè non si trovavano i preservativi (a cosa servano i preservativi in un massaggio per il mal di schiena resta ancora un mistero). Poi abbiamo letto le interviste del proprietario di una casa da lui affittata nel centro di Roma, sicuramente per altre "ripassatine", che afferma che l'affitto, in ritardo anche di qualche mese, veniva pagato non da lui ma da persone riconducibili a ditte che lavoravano con la protezione civile e che avrebbero anche fatto la ristrutturazione della sua casa. Naturalmente gratis. E infine siamo giunti a ieri sera. Quest'uomo un tempo autorevole, che viene attaccato da chiunque ha in mano un microfono, dall'ultimo manifestante di Terzigno ai giornalisti seduti al suo fianco. Le parole da lui pronunciate, alla luce di quelle intercettazioni, suonavano false, prive di credibilità e di significato, contribuendo a restituirci l'immagine autentica di un fallimento.


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