tremendieventi

mercoledì 3 novembre 2010

Il migliore amico dell'uomo




E' da un po' di tempo che mi capita di chiedermi se gli uomini sanno prevedere la sconfitta. L'esempio classico è ciò che capita con alcuni animali nel caso di terremoti. Si dice che, specialmente i cani, dato che sono in grado di percepire gli ultrasuoni, alcune ore prima del verificarsi di una scossa dimostrino nervosismo e non riescono a stare fermi. E' un'ottima dote questa dei cani e, se ben studiata e utilizzata dall'uomo potrebbe evitare gli effetti disastrosi dei movimenti tellurici. Negli stessi termini potrebbe essere utile, specie per certi "animali" che popolano la scena pubblica, riuscire a prevedere un repentino rovesciamento della realtà. Chissà che aria si respirava a Roma intorno al 476, quando finì l'impero che aveva dominato per diversi secoli su gran parte delle terre conosciute. Chissà se ci si preparava alla fine nella umida e afosa estate del 1789, quando colava a picco non solo una delle monarchie più sfarzose e spocchiose del XVIII secolo ma forse un'idea di governo autoreferenziale i cui poteri derivavano dagli dei e non avevano alcuna corrispondenza con il popolo e con lo stato. Chissà che brutta aria c'era a Berlino quasi completamente rasa al suolo dai carri armati russi nella primavera del 1945, quando fu chiaro persino alla lucida follia di Hitler che era finita un'epoca o quando, pochi giorni prima, il suo degno collega Mussolini venne catturato mentre tentava un'ultima fuga per le Alpi, prima di essere barbaramente ammazzato a piazzale Loreto insieme alla moglie. Era agosto nel 1947 quando cominciò, con l'indipendenza dell'India, la dissoluzione dell'impero inglese, il più grande per estensione geografica. Da allora la potenza europea non ha più rivissuto gli antichi fasti che ne hanno fatto una protagonista assoluta della storia del diciottesimo e del diciannovesimo secolo, anche se non è stata una vera e propria disfatta, visto che lì ancora regna la stessa famiglia da secoli. Era sempre agosto, nel 1991, quando alcuni nostalgici dell'Unione Sovietica tentarono un colpo di stato, contribuendo di fatto alla fine dell'esperienza comunista iniziata nel 1917 con la Rivoluzione d'Ottobre. Gorbaciov forse allora si rese conto che tutto stava per finire e che il progetto riformista e di rivoluzione morbida che aveva iniziato pochi anni prima stava fallendo, lasciando il campo a forze che, dietro una parvenza democratica, avrebbero instaurato un regime altrettanto autocratico non più dominato dall'ideologia socialistà ma dalla totale devozione al danaro e al potere fine a se stesso. Era settembre invece quando una bella mattina i super manager della Lehman Brothers, seduti sugli allori di una storia lunga quasi 160 anni, si presentarono nei loro uffici lussuosi nel grattacielo affacciato su Times Square, inconsapevoli che nel giro di poche ore ne sarebbero usciti senza lavoro e senza un dollaro. Stringevano tra le mani solo una scatola marrone piena di sogni infranti e di dubbi che forse tutti i soldi accumulati in quegli anni non avevano permesso loro di osservare attentamente l'orlo del baratro che a poco a poco si avvicinava. Avremmo da imparare tanto dai cani, dalla loro smania, dal loro attaccamento alla vita e dal tentativo disperato di segnalare a se stessi e a chi li circonda che la fine è vicina. Ma non è il caso di certi eroi contemporanei che, forse ancora invischiati nell'orgia del potere, non si rendono conto che il tempo sta per scadere e che i quadrupedi ai loro piedi ormai da ore si muovono all'impazzata e provano a riportarli alla realtà della sconfitta imminente. A Roma oggi fa abbastanza caldo, è una bella giornata e pare che il tempo regga tutta la settimana. Nessuno penserebbe che siamo alla fine di sedici lunghi anni di regno pressoché incontrastato di un uomo solo. Oggi forse troppo solo. Speriamo.

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