tremendieventi

mercoledì 20 ottobre 2010

Etimologia


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"Ma io non sono razzista!" è la frase, detta spesso con una punta di orgoglio mista ad astio, che mi capita di sentire con maggiore frequenza ogni volta che si comincia a parlare di un qualsiasi problema sociale. Prendiamo il traffico. Vivo in una città che da sempre, o meglio dagli anni Settanta, allorquando l'automobile è diventato un bene di consumo molto diffuso presso le famiglie italiane, combatte con il problema del traffico. O meglio con l'incapacità  e la mancanza di volontà dei suoi amministratori nel voler affrontare questo argomento. Spesso quando senti qualcuno che narra le sue gesta epiche nel cercare di districarsi in mezzo ai tentacoli di questa città infernale ti sembra di assistere alla testimonianza di un sopravvisuto ad una battaglia campale o di un abitante di una città industriale dei primi del Novecento infestata dalle cavallette. Il culmine lo si raggiunge quando poi si va all'estero e ci si rende conto che ci sono città che hanno il triplo degli abitanti e dell'estensione della nostra eppure sono riusciti col tempo a far convivere le diverse istanze di chi ha necessità di muoversi e di chi prova ogni giorno a sopravvivere allo smog e allo stress da spostamento, creando diverse soluzioni complementari o alternative. Trasporti sotterranei, disincentivi all'uso della auto private in favore dei mezzi pubblici, creazione di un ambiente ottimale per chi vuole spostarsi con mezzi propri non inquinanti come le biciclette oppure il progressivo spostamento degli uffici amministrativi o delle zone commerciali dai centri congestionati alle periferie costruite con criteri di efficienza e funzionalità. Siccome tutto ciò nella mia città non solo non esiste, ma ancora non si ha la più pallida idea di come cominciare a percorrere questa strada, l'altra mattina, all'estero, mi sono trovato ad affrontare questo argomento con un mio amico. Ad un certo punto della discussione che si svolgeva pacatamente nel contesto quasi idilliaco di  una tranquilla domenica mattina in una città piena di parchi e di gente coi bambini piccoli nei passeggini, mi fa:-La colpa del traffico nella nostra città è degli ebrei!- Io ho un balzo, mi tornano in mente gli anni Trenta, le vignette della propaganda nazista, il complotto demo-pluto-giudaico-massone, il protocollo sei savi anziani di Sion, il fatto che venendo egli da una città papalina non poteva essere altrimenti. Lui prova a dirmi che in realtà la colpa del traffico è dei commercianti che non vogliono la chiusura alle auto private del centro delle città e che questa categoria è costituita per lo più da ebrei (è una fesseria bella e buona anche questa, la comunità ebraica della mia città è costituita da circa 14.000 persone*, compresi vecchi e bambini, mentre sono presenti circa 44.000 esercizi commerciali**, come si vede, anche in questo caso, i luoghi comuni accrescono il pregiudizio e non aiutano a comprendere la realtà)  e altre menate del genere e poi, osservando il mio sguardo indignato, mi fa : "ma io non sono razzista!".



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