tremendieventi

martedì 26 ottobre 2010

Dizionario dei tempi




Gli anni che stiamo vivendo probabilmente non ci lasceranno niente di buono sul piano politico economico e sociale, forse solo una grande voglia di dimenticarli e di ripartire. Tra le cose più negative, però, ci porteremo dietro l'abuso di nuove forme lessicali, di parole che suonano molto bene foneticamente ma che spesso sono prive di significato e di aderenza alla realtà. A che serve usare milioni di volte da parte del responsabile alla protezione civile l'espressione "Messa in sicurezza"? Si pensi a due contesti in cui l'espressione è stata utilizzata: il terremoto dell'Aquila e la questione dei rifiuti della provincia di Napoli. A che serve dire che il centro dell'Aquila, i piccoli paesini circostanti, migliaia e migliaia di casette sono state appunto messe in sicurezza se ormai in quei luoghi tutto odora di morte e di desolamento. In sicurezza da chi? Da cosa? Se tutto è finito chi beneficerà di questa sicurezza? Soprattutto a che serve tanta enfasi se tutti sanno che se sopravvenisse un nuovo sciame sismico come quello di un anno e mezzo fa tutto sarebbe raso al suolo? E allora Perchè usare questa espressione? O ancora: a che serve dire che la cava Vitiello di Terzigno è stata messa in sicurezza se la gente continua a tenere le finestre barricate per evitare di respirare i miasmi putrescenti che escono da quel sito, oppure la gente passa le notti intere a dare fuoco ai camion che provano a sversare nella cava o ancora se il tasso di incidenza di alcune forme tumorali è quasi doppio rispetto al resto del territorio nazionale? Eppure il nostro eroe è riuscito a pronunciare l'espressione ben due volte ieri sera, mentre assumeva un'espressione che avrebbe dovuto infondere sicurezza nella popolazione, mentre appariva solo come lo specchio dell'ennesima promessa non mantenuta. Si pensi poi al termine "Zona Rossa". Fa la sua comparsa per la prima volta durante il G8 del 2001 di Genova per identificare la zona invalicabile che doveva fare da cuscinetto tra le aree dedicate alle manifestazioni di contestazione e la superficie occupata dai "grandi" della Terra. La stessa espressione ritorna dieci anni dopo in occasione del terremoto. In questo caso si tratta di identificare l'area del centro storico dell'Aquila dove è vietato l'ingresso della popolazione a causa del pericolo di crolli. In entrambi i casi si tratta semplicemente di creare una zona d'ombra per impedire alla gente di sapere e ai giornali di raccontare l'immobilismo del presunto fare, allora dei capi di stato del G8, oggi dei soloni del governo e della protezione civile. Concludo momentaneamente questo piccolo vocabolario dei nostri tempi col termine "Lodo". Nelle controversie contrattuali si tratta di una soluzione arbitrale in cui un saggio, nominato all'uopo alla stipula del contratto o successivamente, ratifica l'accordo tra le parti, senza ricorre alla giustizia civile. Oggi il termine viene utilizzato per identificare una o più soluzioni legislative che hanno un solo obiettivo: l'impunità del capo del governo. Non riesco proprio a capire se usare le parole in questo modo serva a prendere in giro chi ascolta o a provare a conferire nobiltà a delle schifezze inenarrabili.


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