tremendieventi

mercoledì 8 settembre 2010

Ode a John Turturro


Sono giorni di festival del cinema a Venezia, di polemiche per il film di Placido su Vallanzasca, di governi che stanno per cadere e di Mirabello dove si è celebrato il battesimo del nuovo Fini. Ma oggi la polemica politica mi interessa davvero poco. Ho letto che al festival ha presentato il suo ultimo film, Passione, in cui scandisce di nuovo il suo amore per l'Italia e in particolare per la nostra gente, la nostra musica e i nostri colori. E allora meglio rinfrescarsi la mente e riappacificarsi col mondo con una delle facce più improbabili e penetranti del cinema mondiale. L'ho visto la prima volta ne Il colore dei soldi ma a stento riesco a ricordarlo, era una parte minore, ma già mi aveva affascinato quella faccia e quel naso portato con tanto orgoglio e con tanto rispetto per chi se lo trovava di fronte. Poi rimasi folgorato quandi vidi per la prima volta Fa' la cosa giusta, quello sì che era un attore, quella sì che era una faccia che non si dimentica facilmente. Poi nei panni di Jesus Quintana, campione di bowling ne Il grande Lebowski, è stato davvero il ricordo di un'epoca bellissima che purtroppo non potrà più ritornare. Ricordo che vidi quel film per la prima volta a Roma, tre anni dopo che era uscito, a via Montecuccoli al Pigneto, la via di Roma città aperta, su quel selciato girarono la scena di Anna Magnani che, mentre insegue l'auto che sta portando via il suo uomo, viene ammazzata con una raffica di mitra. Ero con un mio caro amico che non c'è più e che mi manca tanto. Poi ho visto Turturro in altri film e ogni volta che mi capita di incrociarlo su uno schermo, anche televisivo, mi fermo perchè penso che lo meriti, perchè penso che una persona così intelligente e indipendente raramente sbagli un film. Mi piace quella sua aria svagata da anti-divo, i capelli buttati in testa alla rinfusa, i tratti del viso spigolosi, l'orgoglio di essere italiano, la capacità mostruosa di essere sulle scene di tutto: italiano, ebreo, africano, con una naturalezza disarmante. Un giorno mi è capitato addirittura di vederlo, stava uscendo da un bar vicino casa mia, io passavo in motorino e me lo sono trovato di fronte. Nessuno andava a importunarlo, la gente che frequenta quel bar non sa nemmeno chi sia. Lui era con una ragazza, probabilmente un'assistente e stava allontanandosi con una certa fretta da quel posto. Io naturalmente non l'ho fermato perchè non ho mai fermato nessuno. Mi piacerebbe parlarci qualche ora, stare lì ad ascoltare le sue storie, magari farci un viaggio in treno, ma due minuti così per strada non mi piacciono. Due minuti sono troppi per fare uscire un mito dallo schermo e troppo pochi per coglierne la grandezza.


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