tremendieventi

lunedì 14 marzo 2011

Il falco



E' quasi impossibile che un ex sportivo sia in grado di raccontare una qualsiasi competizione del suo o di altri sport. In fondo perchè dovrebbe. Non è raro il caso in cui campioni affermati in una determinata disciplina, una volta diventati allenatori, non confermano le attese e si rivelano dei brocchi. Lo stesso avviene in altri campi dello scibile. Un grande pittore non è sempre in grado di insegnare una tecnica o trasmettere una certa sensibilità, e lo stesso vale per un ingegnere o un fisico nucleare: non è detto che sappiano anche spiegare tutto ciò che sanno. Paolo Savoldelli da Clusone non era nemmeno un campionissimo nel suo sport. Era un ciclista, certo bravo, capace di un bel po' di azioni da fuoriclasse e in più vincitore di qualche classica importante e di due giri d'Italia. A me personalmente non è mai piaciuto e in più appartiene a una generazione di ciclisti che spesso ha dovuto fare i conti col doping. Soprannominato il falco per la sua capacità di attaccare in salita, si segnalava anche per un carattere levantino che gli aveva fatto guadagnare i gradi di colonnello nel gruppo. Ha smesso quattro anni fa e adesso fa il commentatore di ciclismo in tv. Sabato era un bel pomeriggio di fine inverno. Uno di quei pomeriggi da Milano-Sanremo e infatti manca solo una settimana alla grande classica di inizio della primavera. C'era una tappa della Tirreno-Adriatico con arrivo dopo qualche chilometro di salita spaccagambe a Chieti. La tappa l'ha vinta Michele Scarponi con a ruota un grande Damiano Cunego che è riuscito a rintuzzare gli attacchi di altri tre corridori nell'ultimo chilometro e a scortare il suo capitano di giornata fino al traguardo. Savoldelli era in moto in collegamento dalla corsa. Quattro-cinque interventi, secchi, precisi. Una capacità innata di leggere la corsa, di studiare le rughe della fronte dei corridori per vedere quanto hanno ancora da spendere. Nessuna concessione alla retorica e a inutili esercizi verbali, nessuna voglia di rendere epico ciò che è solo una corsa. Accento bergamasco che fa tanto ciclismo di una volta e una voglia matta di essere sempre in gruppo anche se solo col taccuino in mano. Alla fine di ogni intervento passa la linea all'altro conduttore. Ritmo, nessuna interruzione, un bello spettacolo.

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