In questi giorni Giappone vuol dire terremoto, tsunami, radiazioni nucleari, energia elettrica razionata, economia al collasso, più grande tragedia degli ultimi cinquant'anni, diverse migliaia di morti. Per me il Giappone sarà sempre Takeshi Kitano, i ragazzi coi capelli lisci e le creste coi gel che tanto piacciono agli EMO di tutto il mondo, le ragazzine con l'uniforme della scuola e gli scaldamuscoli bianchi di lana, i cartoni di quando ero piccolo dove tutti avevano degli occhi grandissimi, Naoto Date e Mister X, Hiroshima e Nagasaki, la Nissan, la Toyota e la Sony, l'imperatore e i Samurai, la Yakuza e gli splendidi tatuaggi, le frotte di turisti macchinafotograficadotati in giro per la mia città o a cena in un ristorante vicino casa mia, Chicago, la moglie di un mio caro amico, dei ristoranti bellissimi dall'atmosfera soffusa dove si mangia da re e ci si alza con la voglia di ritornarci subito, i sindacati gialli, gli asili nelle fabbriche e le foto coi dipendenti più longevi e produttivi, Tokyo e la finale della coppa intercontinentale alle cinque del mattino con le immagini sbiadite, gente che studia milioni di ore nella vita per raggiungere un obiettivo, basti vedere ciò che è stato fatto nelle arti visive e nella musica classica in pochissimi decenni dalla fine della seconda guerra mondiale, gli ideogrammi e i campionati nazionali per stabilire chi ne conosce di più, il rispetto per gli altri e il sentirsi sempre parte di una comunità, la discrezione nel rapportarsi alla gente e nel manifestare i propri stati d'animo, Kikuko, una ragazza conosciuta venti anni fa Cambridge, gli origami e la palla rossa su sfondo bianco della sua bandiera. A presto.
tremendieventi
martedì 15 marzo 2011
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