tremendieventi

giovedì 13 gennaio 2011

Réveil



Svegliarsi per lei non era stato facile nemmeno quella mattina. Era da un po' di tempo che aveva difficoltà a prendere sonno e le tisane che continuava a bere ogni sera ormai srvivano davvero a poco. Ci doveva essere qualche pensiero che la turbava, ma nonostante tutto, al risveglio era sempre serena. Non sapeva perchè, ma sentiva che i pensieri che le avevano occupato la mente fino a quel momento stavano per andare via. Dopo una doccia gelata decise che quella mattina avrebbe fatto colazione fuori. Non le andava di perdere ancora tempo in casa, sentiva che le sue gambe fremevano. Parigi quella mattina aveva deciso di fare le cose in grande e appariva in tutto il suo splendore. Era metà gennaio e il sole era ancora pallido, un'aria fredda ma intensa attraversò i capelli di Lisbeth mentre cercava di mettere in testa il suo cappello nuovo. Era andata in un negozio che ne produceva di bellissimi e aveva scelto uno nero, a cuffietta, come quelli che della belle èpoque, con una bella rosa nera ad un lato. Lei diceva di metterlo solo per il freddo ma in cuor suo sapeva che le stava benissimo e che in tanti l'avrebbero osservata anche quella mattina per le vie di Montmartre. Abitava ormai da anni in Rue Lèpic e i suoi spostamenti per andare in ufficio erano scanditi dai mille saluti che i venditori ambulanti di frutta le rivolgevano mentre mettevano a posto le cassette con le primizie appena giunte dal mercato ortofrutticolo di Porte de Clignancourt. Lei sorrideva a tutti con quelle labbra sempre laccate di rosso e gli occhi che le uscivano fuori da un ombretto verde che la rendeva molto simile ad una bambolina di porcellana. All'ufficio l'attendevano otto ore di lavoro intenso ma che lei amava tanto. La sera sarebbe rimasta un altro po' in centro, con qualche amica, magari a fare shopping. Sarebbe entrata di nuovo per la millesima volta nei mille negozi intorno a Saint Michel, a provare abiti stravaganti, cappellini, a far girare la testa a un'orda di commesse incapaci di reggere il suo ritmo nello scorrere gli abiti. Anche quella sera avrebbe visto un DVD in inglese, la sua lingua preferita, e poi, prima di mettersi di nuovo a dormire in un letto che conteneva una decina di coperte e un paio di piumoni, avrebbe forse fantasticato sul prossimo viaggio da fare in estate. Ad un tratto le venne in mente che invece, proprio quella sera, aveva deciso di vedere un amico di una sua amica che le era subito sembrato molto carino e con il quale si erano accordati per una cena fuori. A lei era sembrata una cosa troppo banale e così aveva rilanciato: perchè non facciamo un bel pic-nic notturno? Era da un po' che voleva farne uno e quando lui le aveva chiesto di uscire, a lei non era parso vero poter subito esaudire questo suo desiderio decennale. L'appuntamento era per le otto, non c'era troppo tempo da perdere. C'era da fare un'altra doccia, laccare le unghie di rosso acceso, truccarsi come si deve e indossare qualcosa di carino e non troppo stravagante. Parigi sarebbe stata bellissima dalla collina di Montmartre, le sue luci avrebbero illuminato il suo viso di madreperla. Per un attimo le sembrò quasi di sentire gli uccellini cantare, ma erano appena le 8 e 40. Accese l'I-pod e entrò nel Metrò. Un nuovo giorno la attendeva.


Nessun commento: