tremendieventi

mercoledì 5 gennaio 2011

Bati marso



Le vacanze di Natale, si sa, sono un momento in cui non succede praticamente niente. O meglio, sembra non succedere niente dal momento che, soprattutto in Italia, sono quasi tutti in ferie. In particolare sono in ferie da quasi due settimane le tre categorie professionali che scandiscono i tempi e le narrazioni degli avvenimenti: i giornalisti, i politici e i calciatori. Così mentre la notte di Natale sono morti in Egitto 26 cristiani copti vittime di un attentato durante la messa che celebra la nascità di Gesù, in Afghanistan è morto un altro alpino italiano per una guerra cominciata quasi dieci anni fa della quale non si riesce nemmeno ad immaginare la fine, la principale industria automobilistica italiana si è sdoppiata in borsa e ha minacciato ritorsioni contro quegli operai che non si allineeranno ai nuovi contratti che prevedono un sensibile ridimensionamento dei loro diritti sindacali, di sciopero e di benessere sul posto di lavoro, mentre accade tutto ciò dicevo, gran parte dei telegiornali si occupa di come si festeggia il capodanno a Kuala Lumpur e di quanto spenderanno i miei concittadini per i saldi che al sud sono iniziati da qualche giorno e nel resto dell'italia avranno il via il giorno della befana. Nella totale assenza di programmi di intrattenimento, il mare magnum dell'informazione nazionale ci regala delle perle di saggezza come quella a cui mi è capitato di assistere ieri sera durante il telegiornale. In breve: la provincia di Padova ha deciso di promuovere il calendario dell'identità veneta con una festa da tenersi il giorno della befana per mostrare appunto questo nuovo capolavoro di distrazione di massa a spese dei cittadini. Succede però che il sindaco di un piccolo paese, dopo essersi accorto che sul calendario mancavano il primo maggio e il venticinque aprile mentre erano riportati in bella mostra la festa dei nonni, il bati marso (!!) e la festa dei popoli veneti, ha deciso di rispedire le copie al mittente rifiutandosi di partecipare alla presentazione del calendario stesso. Una notizia di questo tipo genera le reazioni più disparate: c'è chi si chiede se quel benedetto venticinque aprile abbiano fatto davvero la cosa giusta a liberare questo assurdo paese, c'è chi ricorda che la festa del primo maggio è stata soppressa dal 1925 al 1945 un periodo in cui tutti si definivano figli della lupa e un assessore all'identità veneta avrebbe preso pedate nel sedere (e non solo) per settimane, c'è chi si augura che queste feste finiscano in fretta e ci vengano restituite le care vecchie inutili notizie di una volta. Chi l'avrebbe mai detto che avremmo sentito la mancanza di una smentita di Bonaiuti o di una presa di posizione di Cicchitto?


Nessun commento: