tremendieventi

martedì 11 gennaio 2011

Disperate speranze



La città in cui vivo da qualche ora sembra essersi svegliata dal torpore che ancora la avvolgeva dopo la sbornia di queste ultime feste di Natale. E' notizia della tarda serata di ieri che il sindaco della capitale ha deciso di sciogliere la giunta capitolina e di re-insediarne una nuova nel giro di pochi giorni. Tra i probabili futuri assessori svetta niente di meno che l'ex responsabile della protezione civile, quasi non fossero già abbastanza i guai combinati nei precedenti incarichi. Ma questo è un aspetto comunque secondario rispetto alla presa di coscienza che riguarda in queste ore soprattutto il sindaco. Il fatto che ieri Il Sole 24 Ore abbia pubblicato l'indice di popolarità dei sindaci delle principali città italiane e che il nostro risulti tra gli ultimi posti è stata solo l'ultima di una serie di disavventure che negli ultimi tempi hanno investito l'amministrazione capitolina. Gli scandali delle assunzioni all'ATAC e all'AMA avevano già messo in evidenza un malcostume che mal si concilia con l'aura di duro e puro che il sindaco era riuscito a costruirsi in anni di militanza all'interno della destra sociale. La verità è che le vicende di questi giorni sono la dimostrazione più lampante di una cosa di cui si erano accorti in pochi sin dalla sua elezione: la totale incapacità del singolo e dei suoi collaboratori. Ai tempi delle elezioni anche gli aversari avevano gioito per la sconfitta di una sinistra troppo arrogante e avevano sperato che questo piccolo uomo, genero di Rauti, di molte parole ma soprattutto incomprensibili, sempre pronto a ricordare i camerati uccisi durante gli scontri degli anni caldi e con una croce celtica al collo, potesse togliere la città dalle mani di una classe di palazzinari che, negli anni del centro-sinistra, si era letteralmente mangiato la città. Dopo due anni abbondanti si può affermare con ragionevole certezza che l'attuale sindaco non ha fatto assolutamente niente, tranne che spostare il potere dai palazzinari ai tassinari con un risultato netto quasi negativo, e che forse chiunque sarebbe riuscito almeno ad eguagliarlo nell'azione di governo, se non a superarlo. Dopo interminabili conferenze stampa in cui ha annunciato piani per la sicurezza, per il decoro urbano, per la chiusura dei locali alle due, per il divieto di somministrazione di alcol nelle bottiglie di vetro, per l'abbattimento e la ricostruzione di Tor Bella Monaca, per lo smantellamento della teca dell'Ara Pacis, nessuno ha più voglia di ascoltare la vocina frignante di quest'uomo che forse avrebbe dovuto fare altro nella vita. E la cosa che rattrista di più è che il nulla dell'azione di governo della città è frutto non di politiche sbagliate , ma di una vera e propria incapacità e non si capisce come si potrebbe definirla altrimenti. Sono abbastanza certo che questi anni saranno ricordati come quelli in cui si è tentato di dare una speranza a tutti: se Alemanno e la Polverini sono stati, rispettivamente, sindaco di Roma e presidente della regione Lazio, nessuno può precludersi anche il più ambizioso dei traguardi.


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