tremendieventi

lunedì 23 agosto 2010

A volte se ne vanno anche i peggiori



Stavo andando a pranzo fuori coi miei, non è una cosa che mi capiti poi così sovente, allora ero felice. Avevo comprato della musica turca durante la mia ultima vacanza in quel paese e volevo farla ascoltare a mia madre. Siamo andati con due macchine diverse, le ho dato il cd e le ho detto di ascoltarlo, così, se le fosse piaciuto, avrebbe potuto farsi fare una copia. Arriviamo al ristorante, a proposito bellissimo, si mangia benissimo, piatti tradizionali di pesce cucinati con molta pazienza e maestria e serviti come si deve in uno scenario di campagna che si affaccia sul mare di fronte all'isola di Dino, arriviamo al ristorante dicevo e le chiedo le prime impresssioni sulla musica. In fondo avevamo fatto solo pochi chilometri e in quei minuti la sua poteva essere un'impressione solo sommaria. Mi dice che non ha potuto ascoltare la musica perchè per radio c'era un ultimo'ora che annunciava la morte di Cossiga, un ex un po' di tutto della Prima Repubblica. Non ho mai nutrito particolare simpatia per il soggetto, ma in quell'occasione ho avuto quasi un senso di liberazione e ho pensato che dal punto di vista politico e della vita pubblica non avevamo perso assolutamente niente, anzi forse era ora che anche un protagonista di una brutta storia, che in gran parte aveva contribuito a creare e soprattutto a imbruttire, se ne fosse andato via in un giorno di agosto, con poca eco su giornali e tv. Non mi ha meravigliato il giorno dopo sentire centinaia di dichiarazioni da parte di politici e di giornalisti che ne parlavano come di una specia di semidio. A detta dei giornalisti e dei politici di cui mi fido e della mia modestissima e parzialmente informata opinione non era niente di tutto ciò. Piuttosto si trattava di un cattivo servitore dello Stato che, in tutte le posizioni che ha occupato, un po' per colpevole complicità un po' per incapacità, ha fatto solo danni. Prima avvelenando il clima degli anni di piombo, poi dimostrando la sua totale inettitudine durante i 55 giorni del caso Moro, poi da protagonista di una brutta storia di servizi deviati come Gladio e la P2, in seguito distinguendosi come diffamatore di veri servitori dello Stato come Livatino e Dalla Chiesa, entrambi uccisi dalla mafia. Da Presidente della Repubblica alla fine degli anni Ottanta ha dovuto fingere la pazzia per evitare la messa in stato d'accusa da parte del Parlamento. Da pensionato negli ultimi anni ha continuato a giocare con ricostruzioni fantasiose delle trame degli anni Settanta mettendo in luce più la sua colpevole incapacità interpretativa che l'effettiva conoscenza di vicende segrete, nonostante amasse definirsi un esperto di servizi segreti e la stampa lo dipingesse come il depositario dei tanti segreti della storia della Repubblica. In realtà penso che sapesse poche cose e non poteva nemmeno rivelarle: ne sarebbe venuta fuori una pessima pubblicità per sè e per il suo partito. Non è vero che se ne vanno sempre i migliori.


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