tremendieventi

mercoledì 4 agosto 2010

Cloaca minima



Ci vorrebbe maggiore rispetto per chi frequenta il tuo bar, per chi, a costo di spendere quasi il doppio di quanto spenderebbe in qualsiasi altro locale della stessa città decide di sedersi tra i tuoi tavoli in legno dove camerieri un po' scazzati e capitati lì per caso ti servono svogliatamente, ma almeno gentilmente, roba dozzinale che trovi in qualsiasi altro locale della città e del mondo. Il posto poi sembra voler scimmiottare quei ritrovi bohemien un po' decadenti che vanno sempre di moda, coi tavoli sporchi, le pareti scrostare, quasi un mezzo ritrovo da catacomba o appunto da poeta maledetto del bel tempo che fu. Va bene così, passi per tutto questo: per il malcelato inganno che provi a tendermi facendomi credere di esseremi imbattutto in un locale degli anni Trenta, per quell'aumento di prezzo che tutto ciò comporta, per l'illusione che dai agli stranieri di trovarsi in un ritrovo popolare. Ma la puzza? Quella no. Quella fa schifo e basta. Ma come è possibile che i bagni dei bar romani facciano così schifo? Ieri sera mi ritrovo in un locale di Campo de' Fiori, con un'amica a bere una birra. Ci accomodiamo fuori, visto che le temperature non consentono altra sistemazione. Purtroppo mi sono dimenticato di andare a bagno prima di uscire e la birra non aiuta, anzi. Basta un piccolo sorso che purtroppo non ce la faccio più a trattenerla. Non posso più resistere, devo muovermi altrimenti rischio brutte avventure. Chi come me beve birra in genere nei posti più disparati di Roma e di tante altre città europee ha una certa affinità elettiva con i bagni, ti ci affezioni, li noti, te li ricordi. Spesso ti salvano la vita, soprattutto se pensi che le birre non sono mai meno di tre e il corpo umano la prende solo in prestito, dopo un po' va via sottoforma di urina. Il locale lo conosco, il bagno me lo ricordo, devo ricordarlo è fondamentale dopo un po', so che è al piano di sotto, vicino ad uno sgabuzzino dove tengono le scope e gli attrezzi per le pulizie.  Mentre scendo il primo gradino di una scala a chiocciola abbastanza ripida, vengo assalito da un pessimo odore di piscio. E' assolutamente inconfondibile, per niente camuffato, bello, puro, reale, quasi tangibile. Non è stato fatto niente per attenuarlo, ti si stampa nelle narici e non ti abbandona mai. E pure sono convinto che basterebbe un po' di buona volontà e problemi del genere potrebbero essere evitati. Non va dimenticato poi che con questo caldo la situazione si aggrava ulteriormente e la voglia di finirsi la birra lascia il posto ad un grande desiderio di fuggire e di non tornare più in quel posto.


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