tremendieventi

martedì 3 agosto 2010

Bisanzio



Sono stato in una città che fa del disordine il suo tratto distintivo. E mi è piaciuta. In quella gente non c'è nessun desiderio di ostentare modernità, americanità, essere al passo coi tempi. Semplicemente sono orgogliosi della loro diversità rispetto a tutti gli altri e non fanno niente per nascondertelo. Vivono in mezzo tra l'Europa e il Medio Oriente, sono attraversati da tre mari, da continue scorribande provenineti da ogni angolo del mondo, il loro impero fino a cento anni fa si estendeva dal Medio Oriente ai Carpazi, fino al Nord-Africa, insomma non c'è mica da scherzare troppo con questa gente che è fiera delle sue origini e non ha niente da invidiare agli europei e agli occidentali in generale. Il profilo di questa splendida città sembra disegnato da un signore che una mattina di aprile si è svegliato nella sua villa di Riyad e il pomeriggio ha raggiunto una signora di Kensington per il rito del thè. Tutta la sua storia, la sua gente, le sue strade, persino i carretti trainati dalla gente lungo le  salita appese e i vicoli pieni di bazar sono una perfetta sintesi di tutte le culture che hanno attraversato il Corno d'oro. Non si può restare indifferenti ad una città del genere, o la ami o la odi. Ha una forza così pervasiva che non puoi non farci caso, non puoi pensare di attraversarla senza lasciarci il cuore o maledirla. La gente ti tocca per strada, ti invita a bere il suo thè, ad acquistare tappeti, a fare un giro per la città coi suoi taxi che stanno quasi sempre fermi ed emettono runmori di clacson molesti. L'odore delle sue spezie e la puzza dei mercati del pesce ti si appiccicano addosso e te le riporti a casa nei vestiti impregnati, così come ti resta dentro l'indolenza dei vecchietti per strada, i loro baffi ispidi su labbra troppo rugose e gli occhi neri e vivissimi delle donne che incontri per strada. Meglio venirci più spesso, meglio essere orgogliosi di quello che si è, meglio non badare troppo alla forma, il mare è sempre lì a ricordarci che quelli che si bagnano su queste sponde hanno sempre qualcosa in comune.


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