tremendieventi

giovedì 21 febbraio 2013

Libèration de Telese



Luca Telese non mi è simpatico. La prima volta che l'ho visto in TV, conduceva un programma su La7 pieno di politici e ci ho messo quasi mezz'ora per capire che fosse un talk show politico non intenzionalmente demenziale. Sembrava voler dare un taglio pop ai suoi programmi, con una certa passione per il retroscena, magari anche imbarazzante, o una scivolatina nel pecoreccio senza mai raggiungere le torte in faccia di Di Pietro e La Russa al Bagaglino. Un Minzolini di sinistra, così, tanto per aspirare prima o poi alla direzione di un TG, tanto se ce l'ha fatta Minzo, può riuscirci chiunque. Col tempo ho scoperto che era un giornalista che si era fatto le ossa a Il Giornale e a Libero non so in che ordine, anche perchè da quelle parti le porte sono comunicanti e girevoli e lo scambio di direttori/giornalisti ricorda la Lazio e il Parma dell'epoca Cragnotti-Tanzi. Ha raggiunto il punto massimo del pop con l'inizio dell'avventura de Il Fatto Quotidiano e la contestuale conduzione del programma di aprofondimento politico del Tg La7 che va in onda dopo l'edizione serale. In queste avventure incontra due personaggi che non hanno nessun aspetto in comune. Uno è Marco Travaglio, col carico di inchieste, libri e antiberlusconismo che lo contraddistingue e chem da vice direttore del Fatto, detta la linea del quotidiano strizzando l'occhio di volta in volta a Grillo, Ingroia, Ciancimino e compagnia cantante. L'altra è l'avvenente ma soprattutto brava, preparata e cazzuta Luisella Costamagna che non solo non si vallettizza, ma tiene testa al suo collega e spesso lo smonta con battute secche. A questo punto, secondo me, Luca inizia a perdere completamente il senso della realtà. Nel giro di pochi mesi manda all'aria l'esperienza del Fatto litigando con Travaglio e fa licenziare la Costamagna. I due hanno in comune una caratteristica che fa imbestialire Telese: sono entrambi più bravi di lui, l'uno a scrivere e l'altra a tenere le redini di un talk show (non si dimentichi che la Costamagna è l'alunna modello di Santoro: bella, brava, antipatica). Ma mentre con La7 può giocare la carta della doppia conduzione sul modello Lerner-Ferrara, facendosi affiancare da Porro, al giornale Padellaro e co. gli danno il benservito e lui, che si crede Enzo Biagi, va via sbattendo la porta col ghigno di chi pensa "non sapete che maestro di giornalismo state mandando via". Telese ci crede davvero che è bravo. Pensa di essere ormai uno dei migliori giornalisti italiani, è pronto per una direzione, ma gli manca un giornale. Veste di buoni propositi la sua ambizione personale e raccoglie un manipolo di eroi (tipo il malcapitato Raimo che lascia ai posteri questa testimonianza) fonda un giornale a metà strada tra Santoro e la Fiom: Pubblico. Si capisce che è un flop due mesi prima che cominci, ma si va in edicola e la prima settimana tiene. Poi crolla. Poi una farsa.
Che Pubblico finisse in una bolla di sapone era ampiamente prevedibile, bastava seguire un po' l'evoluzione professionale di Telese e scoprire che, oltre la spocchia, c'è davvero poco. E poi c'è la ciliegina sulla torta: il logo. Può uscire un giornale italiano nel 2013 con un logo che riprende una prestigiosa testata francese fondata nel 1972? Se fai una cosa del genere è perchè già pensi che sia un'esperienza breve, segnata, di pura testimonianza, quasi fatta per dispetto, per dimostrare ai tuoi colleghi e al tuo ego che sei invincibile. L'impressione è che Telese stia al giornalismo come Veltroni alla politica. Il loro compito è sostanzialmente quello di alibi. La direzione del partito comunista è troppo dura? Ok: vicesegreteria a veltroni. La7 o Il Fatto rischiano di essere troppo anti-sistema? Promozione a Telese che viene dal Pci e passando al Pds e ai Ds si è fuso e confuso tra la dottrina sociale della Chiesa e la socialdemocrazia nord-europea con richiami al sindacalismo anti-CGIL e posizioni di facile populismo. Ecco: questo per me è Telese. Nient'altro che un alibi.


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