tremendieventi

giovedì 22 aprile 2010

Regalami un sorriso





La città in cui vivo ha smesso di sorridere. Quando è successo non lo so, ma deve essere stato un po' di tempo fa, perchè non mi ricordo l'ultima volta che ho visto qualcuno per strada ridere senza motivo. E' quella la risata vera. Quel movimento impercettibile delle labbra che ti prende quando meno te lo aspetti in una situazione che, apparentemente, non ha niente di comico. E' una forma di catarsi, un riconciliarsi con il mondo, un antidoto all'epidemia di una società che ormai da tempo si prende troppo sul serio. Penso che dipenda tutto da questo. La gente tende a sovrastimare se stessa, il lavoro che fa, l'auto che guida, gli occhiali da sole che indossa, il rapporto che condivide col proprio partner e non riesce a sorriderne. Quasi come se una risata ne sminuisse il senso o il valore. E poi tutta la gente che incontri, anche quella che con una bella accoglienza dovrebbe invogliarti a spendere di più, non ride. Non ride il bigliettaio dell'autobus, il benzinaio dal quale fai rifornimento, il barista che ti fa il caffè, o quello che ti scalda il tramezzino all'ora di pranzo, il fornaio, il salumiere o l'addetto vendita dell'ipermercato, il farmacista, i colleghi di lavoro,nemmeno i parenti sorridono più. E se provi a sorridere a qualcuno o ti prende per un matto o per un omosessuale provolone e rischi il linciaggio. Anche gli amici che incontri, dopo averti sovrastato di parole, sorrisi, frasi inutili cominciano ad avere lo sguardo velato di chi è altrove, troppo impegnato a vedere se ha ricevuto un sms o se finalmente è riuscito a scaricare l'ultima app. dello smartphone. Non c'entra niente la crisi economica, anzi, quando le cose andavano bene, tutti sembravano troppo indaffarati a far soldi. E non solo gli avvocati o i bancari, persino i commercianti ti guardavano dall'alto in basso e se non apparivi come un cliente riccone-spendaccione potevi attendere anche un'ora prima di essere servito. Forse è perché si pensa che sorridere sia una manifestazione di debolezza, un modo per mostrarsi intimamente e questo in una società che ormai è diventata troppo violenta non va bene, non è tollerabile, ci rende troppo vulnerabili. E pure io continuo a sorridere, di fronte all'arroganza, alla supponenza, ma soprattutto continuo a ridere di me e a non prendermi troppo sul serio.



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