tremendieventi
mercoledì 28 aprile 2010
Cercando un altro Egitto
Il telefono squilla. Una, due, dieci volte. Mi muovo nella mia cella, sbatto contro la rete metallica che fa da letto, rischio di cadere di testa nella tazza del cesso, ma non riesco a capire da dove possa venire questo driiiiin incessante. Non è una suoneria moderna, sembra il rumore nauseabondo e molesto che facevano i telefoni negli anni Cinquanta dell'altro secolo. Non che io fossi vivo a quel tempo, ma dai film mi pare che fosse così, ne ricordo perfettamente il fastidio nelle orecchie e nell'animo. Cella ventisei del braccio sud del carcere di Rebibbia - Roma. Braccio dei detenuti in attesa di giudizio. Come in tutti gli altri, anche in questo carcere è la zona più popolosa. Il telefono continua a squillare e questo non mi aiuta a concentrarmi. Mi si avvicina un secondino, ma vedo solo il braccio che sporge attraverso le sbarre di ferro. Non posso vedere il suo viso e questo non mi piace. Chi sei? Cosa Vuoi? Come si fa a ricevere telefonate in carcere? Quando, due settimane fa, mi avete fatto entrare mi avete spogliato di tutto. E la cosa che più mi ha sconvolto è stata proprio quando mi avete strappato dalle mani il telefono cellulare. E ora? Vabbè dai! Rispondo:- chi è? -
- Sono tuo padre. Vuoi ricominciare a mangiare che stai dimagrendo troppo!
Mi riprendo dal torpore in cui sembro essere sprofondato e mi sovviene l'immagine di mio padre coi capelli e i baffi bianchi. C'è qualcosa che mi opprime il cuore, che devo dirgli e che ancora non gli ho detto. Devo farlo. Non posso farmi scappare questa occasione. Chissa tra quanto tempo avrò la possibilità di dirglielo. Devo farlo.
- Papà.
- Dimmi.
- Sono in carcere- e mi scendono le lacrime dagli occhi, ma non riesco nemmeno a farmi un bel pianto liberatorio.
- Lo so - dice lui - chi credi abbia contattato l'avvocato?
Come lo sai? E non hai niente da dirmi? Comincio a riprendermi davvero. Non mi sento più indolenzito. E allora mi ritorna in mente anche il perchè sono qui. Mi hanno beccato un paio di settimane fa in una villa di Roma.
- 2 grammi di erba - mi dice il carabiniere che intanto mi accompagna in questura.
Come 2 grammi di erba? Ho smesso di comprarla da un anno e mezzo, ormai sono fuori. E poi, cazzo, sono solo due grammi, solo i fessi vanno in galera per così poco.
Ti- ti -ti-ti-ti-tiiiiiiiiii. Le 8 e 10. Mi devo svegliare. La tv, il tè, il miele, la doccia, gli occhiali da sole, il motorino, uscire, Eur, lavoro. Solo un brutto sogno.
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