tremendieventi

venerdì 10 dicembre 2010

Occupato



Ne avevo sentito parlare nei giorni scorsi ma toccarli con mano è un'altra cosa. Ricordo martedì scorso ad esempio. Ero sul Lungotevere e la città sembrava completamente bloccata. Ci avevo messo un'ora e mezza per fare un tratto che all'ora di punta può richiedere un quarto d'ora, quindi era evidente che c'era qualcosa che non andava. La sera accendo la TV e scopro che era stata una giornata di scontri non solo a Roma ma in gran parte d'Italia, dove venivano occupati i monumenti più rappresentativi. Intere parti della città intorno al Parlamento sono state completamente bloccate per evitare quanto verificatosi la settimana prima al senato. Allora gli studenti inferociti avevano lanciato uova contro la porta di Palazzo Madama e avevano anche tentato di sfondare il cordone di poliziotti che si popponevano al loro ingresso in un ramo del parlamento, convocato per approvare una legge sul riordino dell'università. Da allora la protesta era entrata anche nella mia vita, catapultandomi a una ventina di anni prima, quando anch'io ero studente. Ai miei tempi, però, i movimenti politici venivano visti con un certo scetticismo e perdipiù, vivendo in un piccolo paese, le eco degli scontri del tempo arrivavano a noi molto attutite e osservate con un certo distacco. Ieri sera invece la cronaca mi è apparsa davanti agli occhi. Stavo passeggiando per le strade del mio quartiere, verso le sette di sera. Era una serata calma, con un clima assolutamente inadatto per questa stagione, basti pensare che giorni prima ho visto persone con le magliettine di cotone a maniche corte. Ad un certo punto passo davanti ad una scuola. Vedo della gente davanti al portone, si tratta di quattro ragazzi giovanissimi che avranno avuto sì e no sedici anni. Li vedo parlottare tra loro, con un fare molto rilassato. Ad un certo punto entra nel cortile una utilitaria rossa, con altri giovani a bordo. Questi aprono il finestrino, parlottano coi ragazzi davanti al portone e ripartono. Mi chiedo cosa facciano tanti giovani a quest'ora di sera davanti alla scuola. Forse adesso si prolungano le attività extrascolastiche oltre l'orario di lezione, ci si riunisce per la palestra o per dei laboratori, boh non ne ho la più pallida idea. All'improvviso alzo gli occhi e leggo una scritta nera su un lenzuolo bianco "LICEO OCCUPATO". MI sembra una scritta bellissima. Il giusto ammonimento per chi, come me, quando pensa alle nuove generazioni, lo fa puntando un po' il ditino in alto e con la solita frase "eh però ai tempi miei...". E no,stavolta non funziona così, ai tempi miei un corno. Ai tempi miei si è scavato il più grande solco tra la politica e la gente da quando esiste la Repubblica e ancora oggi ne paghiamo gli effetti. Erano gli anni immediatamente successivi a tangentopoli e la gente, che fino al giorno prima era stata protagonista inconsapevole e correa delle malefatte di molti uomini politici, decideva a poco a poco di abdicare al proprio ruolo nella società, lasciando il campo a politici di professione con due metri di pelo sullo stomaco. Sono stati gli anni in cui si è deciso di delegare tutto il potere in mano a un solo uomo (non necessariamente sempre lo stesso) nella convinzione che i partiti avessero tradito la loro missione originaria e potessero essere guidati da comitati elettorali autoreferenziali. Il fallimento politico sotto i nostri occhi ci dimostra che si sono persi altri quindici anni, ma forse, nonostante tutto, anche grazie alla spinta festosa e incosciente di questi movimenti studenteschi, c'è ancora speranza. 


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