tremendieventi

martedì 14 dicembre 2010

Mignotto



Non si può restare indifferenti di fronte allo spettacolo che ci offre il parlamento i queste ore. Ieri si è cominciato di buon mattino al senato verso le 9, un orario insolito per chi siede in parlamento, con il primo discorso del presidente del consiglio. L'ultima replica vi è stata quasi dodici ore più tardi nell'altro ramo del parlamento. In mezzo una giornata di quelle che non vorresti mai vivere o, come cantava la Vanoni, "in cui rivedo tutta la mia vita". E sì perchè anche ieri si è assistito al balletto della politica italiana, quasi sempre lo stesso dal 1947 in poi. Passeggiate sottobraccio tra i banchi e nei corridoi delle aule, parlamentari convocati per migliaia di caffè, finanziamenti improvvisi a fondazioni e giornali di partito, telefonate interminabili di colleghi che si informano sullo stato di salute tuo di tuo figlio e di tua moglie fino alla settima generazione, riunioni notturne di gruppi e commissioni, dibattiti in televisioni e alla fine si riescono persino a resuscitare i partiti. A me però è rimasta un'immagine forse minore, ma emblematica. Non è facile raccontare questa storia perchè i protagonisti sono assolutamente estranei a qualsiasi logica, ma ben inseriti in tutte le dinamiche di questi disgraziati anni. Allora accade che esiste un parlamentare con zazzera a barba rossa che per anni è stato un sodale dell'attuale Primo Ministro, nonchè penna affilatissima del giornale di proprietà del presidente-editore. Si è distinto soprattutto per quell'affetto alla dietrologia complottista che accomuna tanti uomini nati prima della seconda guerra mondiale che in cuor loro avrebbero voluto essere delle spie ma che alla fine sono solo degli idioti più o meno servi di questo o quell'altro padrone. Il nostro passa alle cronache soprattutto per la pallottola spuntata della Commissione Mitrokhin della quale è bello e giusto tacere gli esiti anche perchè basta citarla per creare ilarità in qualsiasi essere umano, ancorchè di parte, dotato di un minimo di intelligenza. Parallelamente, succede che ci sia un partito che annovera tra i suoi esponenti storici gente come Luigi Einaudi, Benedetto Croce, Enrico de Nicola e Giovanni Malagodi e questo già basterebbe a farne uno tra i migliori partiti italiani, anche se tra i meno votati dato che, a parte la parentesi degli anni Sessanta in cui sfiora diverse volte il 6-7%, non riesce queasi mai a superare la soglia del 4%. Succede poi che questo partito alla fine del 1992 viene anch'esso travolto dalle inchieste sulle tangenti e praticamente dal 1994 non esiste più. Allora a questo punto la domanda che ci si potrebbe porre è: quale nesso c'è tra un parlamentare che somiglia nell'aspetto fisico a Federico Barbarossa e un partito che ha espresso intellettuali di primo piano e un paio di Presidenti della Repubblica? All'apparenza nessuno. Ma in queste giornate senza tempo tutto può succedere. Ad esempio succede che il parlamentare in questione abbia costituito un gruppo autonomo col nome del partito di cui sopra e oggi, a tre ore dal voto di fiducia, non sa ancora che posizione prendere. Anzi ieri pomeriggio in un'accesa direzione nazionale proprio di quel partito, sia stata messa ai voti l'astensione dal voto di oggi. Il risultato, e non poteva essere altrimenti, è stato il frutto di un'estenuante mediazione tra il parlamentare e se stesso, visto che la direzione del partito aveva una sola sedia occupata. A commento di ciò si dice che qualche illuminato intellettuale per definire il sistema di governo in carica ha usato il termine di "mignottocrazia".


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