tremendieventi

giovedì 15 luglio 2010

Pentole a pressioni



Se ne è dimesso un altro. Adesso sono tre. Tre membri del governo che sono stati costretti a dimettersi negli ultimi tre mesi. Aveva incominciato il più bravo di tutti, il degno erede del capocomico, quello che aveva detto che gli avevano pagato una casa e non se n'era nemmeno accorto, che se non fosse stato per i magistrati e per i giornali che avevano reso note quelle inchieste lui non sarebbe mai riuscito a spiegarsi perchè una casa di 180mq vista colosseo fosse costata poche centinaia di migliaia di euro. In seguito era stato costretto a dimettersi un neo-ministro, o meglio, uno che era stato fatto ministro solo per non presentarsi in tribunale a rispondere all'accusa di ricettazione e di corruzione che i giudici di Milano gli rivolgono da più di un anno, uno che era già stato in carcere qualche anno fa per aver pagato, in quanto dipendente Fininvest, una tangente al PSI e, mentre era in cella, era sostenuto moralmente dal suo datore di lavoro che gli faceva sentire il suo calore (o le sue minacce?) facendo ininterrottamente il giro della prigione in  automobile. Ora ce n'è un altro, uno che non avrebbe mai dovuto diventare sottosegretario perchè indagato per associazione camorristica e per il quale i magistrati hanno già presentato richiesta di arresto alla Camera dei deputati, naturalmente vedendosi respinta la suddetta richiesta. L'ultimo ha mollato perchè sorpreso a far parte di un'associazione dedita a fabbricare dossier falsi sui candidati alle elezioni, oltre che a pilotare giunte per fare affari e corrompere giudici perchè aggiustassero i loro pronunciamenti in favore del capo. Noto con piacere che l'alzarsi del grido di indignazione negli ultimi mesi sta producendo i suoi effetti sicuramente positivi. Le campagne di stampa che originano dalle inchieste della magistratura, oltre che le crepe nel principale partito di maggiornanza, non lasciano indifferenti nemmeno personaggi tronfi e accecati dall'arroganza del proprio potere. Il quadro di questi ultimi mesi, però, ci consegna uno stato delle istituzioni davvero pessimo. Chissà quando e se potremo dirci di nuovo orgogliosi della gente che ci rappresenta anche contro il nostro personale volere.


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