tremendieventi

martedì 6 luglio 2010

Nuntereggae più

Mi sia consentito dire
il nostro è un partito serio
disponibile al confronto
nella misura in cui
alternativo
aliena ogni compromesso (R. Gaetano)



E' praticamente da quando sono nato che mi occupo di politica come osservatore. Avevo pochissimi anni e già mio padre era consigliere nel piccolo comune in cui sono nato e si sa, in un ambiente così circoscritto, si entra subito a contatto con le dinamiche che allora caratterizzavano il sistema politico nazionale e locale. Lo scontro tra la DC e il PCI, i cattolici e gli atei, le varie correnti della DC. E su questo è meglio aprire una parentesi: è difficile da credere ma la balena bianca era così grande che riusciva ad avere correnti contrapposte anche in un comune con poche migliaia di elettori, e anche allora ci si distribuiva gli incarichi, si faceva a turno per fare il sindaco e si facevano delle guerre intestine che quella tra finiani e berlusconiani di oggi sono giochetti per verginelle. C'era anche nei piccoli centri l'opportunismo del PSI e la capacità degli altri partiti minori,  dal PLI al PSDI e poi il PRI e chi se li ricorda più, di entrare in giunte dei più disparati colori. Questa premessa solo per dire che ormai sono quasi 30 anni che ascolto di politica in tv e in dibattiti dal vivo, oppure attraverso i giornali e la materia continua ad appassionarmi perchè la ritengo una componente fondamentale della mia vita. Eppure da un po' di tempo provo un senso di nausea che è difficile da spiegare. Ho l'impressione che ormai nemmeno gli stessi politici credano a ciò che dicono. Mi sembra che si continuino ad usare in continuazione formule standard ereditate dalle scuole di partito degli anni Settanta e che in realtà anche i giovani che entrano da poco in politica usino un linguaggio che ormai si trova solo nelle vecchie mozioni che un tempo si presentavano durante i congressi dei grandi partiti di massa. Ancora oggi è tutto un proliferare di "inaugurare una fase nuova" "aprire un ciclo di rinnovamento" "uscire dalla vecchia logica" "ricercare le ragioni che ci uniscono che sono superiori a quelle che ci dividono" "recuperare un rapporto diretto con gli elettori", insomma basta. Non ce la faccio più. E la cosa più bella è che tanti di questi giovani politici, soprattutto dopo la vittoria di Barack Obama neglle presidenziali U.S.A dell'anno scorso, hanno scoperto le enormi potenzialità della rete e dei social network, ma non sono ancora riusciti a coglierne la rivoluzione nel linguaggio e nel modo di rapportarsi al prossimo. In pratica è come se negli ultimi quaranta anni avessero solo cambiato il mezzo e non la forma. La tastiera ha sostituito la vecchia macchina da scrivere, la stampante il ciclostile e i social network le vecchie bacheche di sezione, ma le parole sono le stesse, le stesse strette di mano, lo stesso finto modo di interessarsi per 10 secondi dei tuoi problemi e poi "ciao, l'autista mi aspetta" e arrivederci alla prossima elezione.


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