tremendieventi

mercoledì 23 febbraio 2011

Il lungo il corto e il pacioccone



Il lungo, il corto e il pacioccone
sono tre bravi cow-boys.
Non usano mai le pistole,
perché lo sceriffo non vuole.
Il lungo si sfoga con la chitarra
Il corto il suo benjo fa suonar
Ghengherenghenghen – ghengherenghenghen
Ghen – ghen – ghen – ghen – ghen
e la ballata canta il pacioccone.



In questo momento di cambi di casacca e turbolenze più o meno accentuate nelle aule parlamentari, con un Presidente del Consiglio sotto processo e oggetto di sberleffi per le sue figuracce con impresentabili leader nordafricani, con un Gheddafi che spara sulla sua stessa gente pur di mantenere il potere e i timori delle borse per i contraccolpi della crisi libica sul sistema finanziario italiano e non solo, un grande giornalista di Repubblica trova ogni giorno il tempo di intervistare uno dei politici del gruppo dei Responsabili. Questa new entry delle aule parlamentari è il frutto di settimane di trattative scatenatisi dal momento dell'uscita dei finiani dalla maggioranza e culminate nei giorni cruenti della fiducia al Governo. La grande abilità di Caporale sta nell'approccio quasi confidenziale che ha con il suo interlocutore. Si comincia quasi sempre con una battuta e si finisce spesso a ruoli invertiti, con il giornalista che si trova a doversi districare nelle alchimie dialettiche e logiche di  onorevoli al limite del surreale. E si perchè il ritratto che ne esce fuori è di veri e propri personaggi della commedia all'italiana. Poveri cristi che hanno vagonate di voti ma che non riescono a mettere insieme un discorso di senso compiuto, maghi dell'equilibrismo che sarebbero capaci di cambiare opinione nella metà del tempo che impiegano a fare il nodo a una cravatta, peones alla ricerca del momento di gloria e sprovveduti che si fanno cucinare a fuoco lento dai vecchi cronisti parlamentari. In altri casi può capitare l'imprenditore prestato alla politica che, grazie alla legge elettorale vigente, si trova ad occupare uno scranno senza avere nessuna idea, anzi avendone poche ma soprattutto confuse. Quando ci si trova di fronte a questi elementi i problemi si complicano: il parlamentare ha poca voglia di stare tutto il giorno in aula o in commissione e quindi, abituato com'è a mercanteggiare su tutto, prova a vendere al migliore offerente il suo enorme sacrificio di andare in aula a schiacciare il bottone. E poi c'è la diva, la Wanda Osiris, il parlamentare incompreso, quello che ha grandi idee troppo rivoluzionarie per i bizantinismi della politica italiana, quello che dieci anni fa aveva già capito come andava a finire e che non si sa perchè ogni tre mesi è pronto a lasciare un gruppo parlamentare se non vengono portati in aula i suoi disegni di legge rivoluzionari. Ecco, per loro c'è la frase che meglio li descrive, usata dal Presidente della Camera per apostrofare uno di questi geni che, come tale, si sentiva incompreso: "Ci sono attori e pagliacci. I pagliacci non fanno sempre ridere, a volte fanno anche piangere".



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