I miei concittadini mi piacciono tanto. Mi fanno morire perché sono prevedibili. Non fai in tempo a fare un'azione che la loro reazione non si farà attendere nei tempi e nei modi in cui l'hai prevista. A volte mi sembrano soldatini istruiti a ripetere all'infinito un ritornello imparato a memoria in scuole di indottrinamento tipiche di un regime. L'ultimo episodio in questo senso l'ho vissuto personalmente ieri, all'indomani della sconfitta della seconda squadra della capitale contro i nerazzurri di Milano. A margine di quella sfida c'è stato il brutto episodio dell'uomo simbolo della squadra nata nel 1927 che, stizzito da comportamenti picareschi, scatti mozzafiato, qualche parola di troppo da parte di più giovani e freschi avversari e dal risultato ormai compromesso a pochi secondi dalla fine, ha inseguito un giocatore dell'altra squadra per circa trenta metri e, dopo non esserci riuscito per ben due volte, anche a causa della maggiore velocità e scatto dell'avversario, lo ha finalmente raggiunto e gli ha sferrato un calcione di quelli che ormai nemmeno nei campi di periferia frequentati dagli under quindici si vedono più. La sera stessa e poi il giorno dopo, bene o male, c'era un po' di gioia da parte di chi, come me, è stufo di vedere i tifosi di quella squadra che scorrazzano per la città e per due-tre giorni si sentono i padroni del mondo, aumentando esponenzialmente il loro tasso di arroganza e maleducazione. La gioia si manifestava nel tentativo di stigmatizzare il brutto episodio e nel mettere in evidenza che tutto sommato la sconfitta era meritata, non foss'altro perché la squadra del presidente Moratti è in finale di Champions League. Apriti cielo.I "machestaiadì" si sprecavano, era tutto un carosello di "madechestamoaparlà", nella convinzione che in fondo erano stati defraudati e che se il loro idolo aveva reagito in quel modo era perché era stato provocato, aveva preso gragnole di calci e tutta una serie di luoghi comuni che avrò ascoltato centinaia e centinaia di volte nei contesti più disparati. Forse i miei concittadini sono figli dei più scontati luoghi comuni, cosa che non li aiuterà mai all'autocritica e quindi a un, seppur piccolo, miglioramento.
tremendieventi
venerdì 7 maggio 2010
Ve lo meritate Alberto Sordi
I miei concittadini mi piacciono tanto. Mi fanno morire perché sono prevedibili. Non fai in tempo a fare un'azione che la loro reazione non si farà attendere nei tempi e nei modi in cui l'hai prevista. A volte mi sembrano soldatini istruiti a ripetere all'infinito un ritornello imparato a memoria in scuole di indottrinamento tipiche di un regime. L'ultimo episodio in questo senso l'ho vissuto personalmente ieri, all'indomani della sconfitta della seconda squadra della capitale contro i nerazzurri di Milano. A margine di quella sfida c'è stato il brutto episodio dell'uomo simbolo della squadra nata nel 1927 che, stizzito da comportamenti picareschi, scatti mozzafiato, qualche parola di troppo da parte di più giovani e freschi avversari e dal risultato ormai compromesso a pochi secondi dalla fine, ha inseguito un giocatore dell'altra squadra per circa trenta metri e, dopo non esserci riuscito per ben due volte, anche a causa della maggiore velocità e scatto dell'avversario, lo ha finalmente raggiunto e gli ha sferrato un calcione di quelli che ormai nemmeno nei campi di periferia frequentati dagli under quindici si vedono più. La sera stessa e poi il giorno dopo, bene o male, c'era un po' di gioia da parte di chi, come me, è stufo di vedere i tifosi di quella squadra che scorrazzano per la città e per due-tre giorni si sentono i padroni del mondo, aumentando esponenzialmente il loro tasso di arroganza e maleducazione. La gioia si manifestava nel tentativo di stigmatizzare il brutto episodio e nel mettere in evidenza che tutto sommato la sconfitta era meritata, non foss'altro perché la squadra del presidente Moratti è in finale di Champions League. Apriti cielo.I "machestaiadì" si sprecavano, era tutto un carosello di "madechestamoaparlà", nella convinzione che in fondo erano stati defraudati e che se il loro idolo aveva reagito in quel modo era perché era stato provocato, aveva preso gragnole di calci e tutta una serie di luoghi comuni che avrò ascoltato centinaia e centinaia di volte nei contesti più disparati. Forse i miei concittadini sono figli dei più scontati luoghi comuni, cosa che non li aiuterà mai all'autocritica e quindi a un, seppur piccolo, miglioramento.
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