Quando sabato scorso ho letto un bell'articolo di Umberto De Giovannangeli sull'Unità relativo alla Freedom Flotilla non avrei mai pensato che nel giro di poche ore sarebbe stato così importante conoscere tutto su quella vicenda. Avevo visto l'articolo un po' di sfuggita, mi sembrava una delle solite notizie trite e ritrite sul medio-oriente, i deliri del presidente iraniano, i tentativi inutili di procedere a "processi di pace" e "road map" e via di seguito, argomenti che ormai a furia di sentirli mi hanno stancato perché non aggiungono niente di nuovo a quello che ormai si dice da diversi anni. Poi ho visto la firma dell'articolo, una di quelle di peso, che vale sempre la pena leggere e allora mi sono soffermato. E ho scoperto questa Freedom Flotilla a bordo della quale si trovavano pacifisti Turchi, ma anche Italiani e di altri Stati Europei. Lo scopo dell'iniziativa era di aggirare il blocco commerciale che attanaglia la striscia di Gaza con l'obiettivo di portare, via mare, aiuti umanitari a un milione e mezzo di Palestinesi che da quattro anni subiscono l'ingiustizia e gli stenti di un embargo durissimo che fa aumentare di giorno in giorno la tensione nell'area mediorientale. Bene, leggevo quell'articolo e pensavo - ci vorrebbero più spesso iniziative del genere, dovrebbero salire a bordo anche televisioni, giornalisti e israeliani moderati e pacifisti affinché il mondo si abitui finalmente all'idea che non si può condannare lentamente a morte una popolazione innocente. Pensavo poi che, essendo un'iniziativa del genere sotto gli occhi di tutti e rilanciata dai principali organi di informazione internazionale, il Governo Israeliano non si sarebbe mai permesso di attaccare il convoglio umanitario come peraltro aveva minacciato, anche se le minacce sembravano più di facciata che di pericolo imminente. E invece è successo quello che nessuno auspicava e su cui nemmeno i più beceri oltranzisti sarebbero stati disposti a scommettere: l'esercito israeliano ha attaccato. Così nella notte scorsa sono morti 10 pacifisti, in gran parte turchi e sono stati imprigionati quasi 500 cittadini europei, dando vita ad un'operazione che da più fonti viene definita un atto di pirateria o addirittura un attacco di guerra. Penso che la stoltezza anche stavolta abbia vinto, che la ragione non sia riuscita a prevalere. Penso a quei ragazzi e a quelle ragazze che andavano a fare festa coi loro fratelli di Gaza. Donne, uomini, bambini, vecchi, avrebbero fatto un grande falò e festeggiato per un piccolo aiuto che poteva alleviare minimamente i loro stenti ma che poteva portare una grande speranza in quelle popolazioni. Niente suoni, niente falò, niente balli. Solo il cupo suono dei fucili, morte, sangue, ancora gente uccisa. Peccato.
tremendieventi
martedì 1 giugno 2010
Buoniocattivi
Quando sabato scorso ho letto un bell'articolo di Umberto De Giovannangeli sull'Unità relativo alla Freedom Flotilla non avrei mai pensato che nel giro di poche ore sarebbe stato così importante conoscere tutto su quella vicenda. Avevo visto l'articolo un po' di sfuggita, mi sembrava una delle solite notizie trite e ritrite sul medio-oriente, i deliri del presidente iraniano, i tentativi inutili di procedere a "processi di pace" e "road map" e via di seguito, argomenti che ormai a furia di sentirli mi hanno stancato perché non aggiungono niente di nuovo a quello che ormai si dice da diversi anni. Poi ho visto la firma dell'articolo, una di quelle di peso, che vale sempre la pena leggere e allora mi sono soffermato. E ho scoperto questa Freedom Flotilla a bordo della quale si trovavano pacifisti Turchi, ma anche Italiani e di altri Stati Europei. Lo scopo dell'iniziativa era di aggirare il blocco commerciale che attanaglia la striscia di Gaza con l'obiettivo di portare, via mare, aiuti umanitari a un milione e mezzo di Palestinesi che da quattro anni subiscono l'ingiustizia e gli stenti di un embargo durissimo che fa aumentare di giorno in giorno la tensione nell'area mediorientale. Bene, leggevo quell'articolo e pensavo - ci vorrebbero più spesso iniziative del genere, dovrebbero salire a bordo anche televisioni, giornalisti e israeliani moderati e pacifisti affinché il mondo si abitui finalmente all'idea che non si può condannare lentamente a morte una popolazione innocente. Pensavo poi che, essendo un'iniziativa del genere sotto gli occhi di tutti e rilanciata dai principali organi di informazione internazionale, il Governo Israeliano non si sarebbe mai permesso di attaccare il convoglio umanitario come peraltro aveva minacciato, anche se le minacce sembravano più di facciata che di pericolo imminente. E invece è successo quello che nessuno auspicava e su cui nemmeno i più beceri oltranzisti sarebbero stati disposti a scommettere: l'esercito israeliano ha attaccato. Così nella notte scorsa sono morti 10 pacifisti, in gran parte turchi e sono stati imprigionati quasi 500 cittadini europei, dando vita ad un'operazione che da più fonti viene definita un atto di pirateria o addirittura un attacco di guerra. Penso che la stoltezza anche stavolta abbia vinto, che la ragione non sia riuscita a prevalere. Penso a quei ragazzi e a quelle ragazze che andavano a fare festa coi loro fratelli di Gaza. Donne, uomini, bambini, vecchi, avrebbero fatto un grande falò e festeggiato per un piccolo aiuto che poteva alleviare minimamente i loro stenti ma che poteva portare una grande speranza in quelle popolazioni. Niente suoni, niente falò, niente balli. Solo il cupo suono dei fucili, morte, sangue, ancora gente uccisa. Peccato.
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