All'ingresso principale nessuno sa chi sia o che ci faccia un signore sulla sessantina con al guinzaglio un cane e con un mezzo sigaro in bocca. Indossa uno strano soprabito giallino tutto spiegazzato che forse trenta anni prima poteva somigliare a un impermeabile. Cammina sempre proteso in avanti, anche se non ha nessuna fretta di arrivare a una meta, la testa è piegata su un lato e sembra scorgere qualsiasi cosa in lontananza nonostante abbia solo un occhio ben aperto, mentre l'altro è quasi ormai a riposo. Farfuglia poche parole a una segretaria che sembra scambiarlo per un barbone, lo tratta con accondiscendenza, un po' come si fa coi matti. A lui piace essere trattato così, infatti ricambia la gentilezza della signorina e comincia a parlarle dei tic e delle fobie della moglie, forse individuando degli aspetti comuni tra le due donne,seppur così diverse. La signorina sembra infastidita e ormai esausta di tanta dabbenaggine cerca di allontanare definitivamente dallo studio Perkins & Olufsen di Hollywood questo tremendo scocciatore. A questo punto il buontempone è costretto a qualificarsi: Tenente Colombo della Polizia di Los Angeles. E' questo che mi ha sempre impressionato di questo strano ed estroso personaggio che nomina sempre una signora Colombo che non si è mai vista. E' di origini italiane e questo lo rende spesso, soprattutto all'inizio delle indagini, oggetto degli sfottò dei vip oggetto delle sue indagini. Si tratta sempre di rappresentanti del jet-set, troppo impegnati per un'inchiesta della polizia guidata da uno sfigato con una cabriolet vecchia di trenta anni. E pure lui riesce a schivare queste inutili difese. Si presenta nel bel mezzo di un party con attori da oscar, o alla prima di una rockstar, o nel camerino di un grande attore di teatro e comincia con una serie di domande apparentemente inutili e prive di senso, dando sempre alla controparte l'impressione che lui stia brancolando nel buio. E' questa la grande arma del tenente:il suo aspetto. La gente lo prende per uno scemo, un po' stravagante, con assurde teorie nella testa. E allora i testimoni più o meno diretti di un delitto cominciano a infastidirsi. Si mostrano estremamente reticenti o troppo tranquilli oppure sentono di essere tanto furbi che per loro è impossibile farsela fare da un semplice poliziotto. Ecco, sta scattando la trappola del tenente: non c'è scampo. Alla fine di ogni indagine però non ci sarà mai il trionfo dell'eroe che è quasi dispiaciuto per come siano andate le cose. Non ci sarà nessuna festa e nessun encomio per il tenente: un caffè con gli amici al bar, e poi un buon motivo per accendere un sigaro o comprare un osso nuovo a Cane. Il tenente se n'è andato da qualche anno e l'uomo che lo interpretava è morto appena poche ore fa. Era un grande attore e da un po' soffriva di una malattia degenerativa che ne aveva offuscato la mente.
tremendieventi
martedì 28 giugno 2011
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