Ieri è morto Lucio Dalla e appena ho saputo la notizia mi si è messa addosso una tristezza che provo a espellere e a far diventare pixel e pensieri su questa pagina. Mi devo imporre l'obbligo di nessuna retorica, non era il tipo, meglio una risata, meglio lo scatto di un giullare impazzito. Dalla mi riporta a mio zio che semplicemente lo adorava. Anche mio zio se n'è andato per un infarto, probabilmente il loro era un cuore a termine capace di dare grandi emozioni ma poi un bel giorno, quando meno te lo aspetti, se ne vanno e ti lasciano il rimorso di non essere riuscito a dirgli tutto quello che volevi, di non aver fatto in tempo a doppiare i momenti belli che ci hai trascorso insieme. Il ricordo di mio zio assomiglia molto in questo a quello di Dalla, c'erano però anche tante altre cose che li accomunavano: l'altezza, la stempiatura violenta (per usare un eufemismo) e un certo estro nella vita di tutti giorni. Una capacità di stupirti con gesti istrionici che per loro sono semplicemente naturali, spontanei. Mi ricordo di una bellissima vacanza in Belgio, a casa di mio zio. La sua casa a due piani in mezzo ad un'oasi di villette col verde, la sua macchina nuova parcheggiata in cortile. Il giorno in cui io e mio fratello arrivammo, soli, senza genitori e con tanta voglia di toglierci di dosso la provincia lucana, ci consegnò le chiavi della macchina e ci disse che avremmo potuto usarla ogni volta che ci serviva. In realtà io non avevo ancora la patente, quindi fu mio fratello a farci da autista. Appena acceso il motore, con gesto tipico dei ventanni, accendemmo la radio. Una canzone di Dallla. In realtà era stracolmo di cassette di Dalla. E sì allora c'erano le cassette, quelle che ti potevi fare anche in casa registrando gli album o magari dedicarne una a una amica che ti piaceva particolarmente e che, attraverso i titoli, avrebbe dovuto capire che erano eterni i pomeriggi trascorsi a pensare ai suoi capelli o alle fossette agli angoli della sua bocca. Da allora cominciammo ad ascoltare quella musica in tutte le nostre trasferte in terra belga, un po' perchè italiani che non volevano piegarsi ai gustacci orribili degli anni Novanta in belgio, un po' perchè ci sembrava un modo per dimostrare rispetto verso mio zio che ci aveva prestato la macchina e si stava dimostrando più che un parente, un vero e proprio animatore. Dopo un po' cominciammo a renderci conto che quelle canzoni ci piacevano parecchio, avevano un bel sound, tei testi molto particolari, un eterno gioco son e sulle parole, un continuo ondeggiare dal registro aulico al comico, dalla sinfonia al folk. Con Dalla non c'era mai la possibilità di annoiarti e chissà come sarebbe stato bello trascorrere una giornata con lui, magari ascoltarlo al clarinetto o al sax o vederlo in mezzo ai campioni del basket. E' la stessa cosa che mi capita quando penso a mio zio: chissà come sarebbe bello passare oggi una giornata con lui, nel giardino della sua bella casa mentre fa il barbecue e racconta aneddoti sconosciuti su mio padre e mio nonno. Da oggi sentirò un po' più la mancanza di mio zio, non ci sarà Lucio a tenermi un po' compagnia.
tremendieventi
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