La prima immagine che ho della trasmissione è di un sabato mattina verso le nove. Mi sono appena svegliato e, come mi capitava allora ma anche oggi senza interruzione di continuità, accendo la TV per sentire un suono e cominciare ad affacciarmi al nuovo giorno. Capito su questa trasmissione condotta da una splendida Catherine Spaak che alla soglia dei quaranta sembra una casalinga di quelle tanto amate dalla pubblicità. Il programma è in realtà un piccolo studiolo a forma di tribunale, sul modello di quelli visti nei tanti film di Perry Mason, quelli con il giudice al centro e l'accusa e la difesa con lo sguardo ad esso rivolto mentre si sporgono da due ringhiere di legno e l'immancabile giuria popolare che dà un parere però meramente consuntivo e non vincolante (siamo pur sempre in Italia, la patria del diritto!). Si capiva fin da allora che si trattava di una messinscena, con figuranti che recitavano un copione dietro compenso, ma ho sempre pensato che sotto sotto il programma avesse una funzione puramente educativa: in un paese dove i processi civili impiegano un'eternità per andare a conclusione e dove si finisce davanti a un giudice anche per una ciucciata a un lecca lecca data in maniera inappropriata mi sembrava un buon metodo per rendere i cittadini più familiari con il giudice di pace e gli arbitrati in genere che servono per evitare il ricorso in tribunale. La trasmissione ha avuto nel tempo diverse collocazioni e conduzioni, andava al mattino, al primo pomeriggio, a cavallo del pranzo. C'è stato perfino un tentativo di imitazione che va in onda la mattina sulla Rai, ma anche nel caso del clone si tratta di un programma così insignificante che nessuno ne ha mai parlato. Conduttrice storica di questo tribunale televisivo è una signora che ha il solo merito di essere figlia di un servitore dello stato assassinato dalla mafia. La si ricorda pure per un flirt con un uomo di quindici anni più giovane che, anch'esso conduttore, dopo aver presentato miss Italia, la tradisce con un'aspirante al titolo di più bella del reame. Forse si era guadagnata altre due righe in un giornale per un altro paio di flop dei suoi programmi, ma per il resto niente più che un Davide Mengacci con più capelli e un po' più biondi. Tre giorni fa l'inferno. Durante un'"udienza", una figurante nell'esporre il suo caso al giudice parla dell'Aquila come di una città che, a due anni dal terremoto, è completamente ricostruita, un posto in cui la gente vive bene e prospera, mentre coloro che si trovano ancora negli alberghi lo fanno solo perchè non hanno voglia di rimboccarsi le maniche e vivono al mare a spese dello Stato. La conduttrice avalla un po' questa tesi, soprattutto quando si sostiene che il merito di tutto ciò è del Presidente del Consiglio e del suo fido collaboratore Bertolaso.
Inutile stare qui a parlare di come la gente vive oggi all'Aquila, di una città che è ferma alla notte del 6 aprile del 2008, di disoccupazione giovanile che nella provincia dell'Aquila è doppia rispetto al resto del paese, di un'università che ha perso migliaia di iscritti, del fatto che non c'è nessuna data certa per l'inizio della ricostruzione della città, di un tessuto economico e infrastrutturale da ricostruire completamente. E' inutile dire che il datore di lavoro di questa cara signora, colui che mette i soldi per andare in onda è lo stesso che si è occupato dell'emergenza terremoto facendone uno spot personale e oscurandone in pieno il totale fallimento, inutile ricordare che vi sono almeno un paio di inchieste della magistratura che dovranno mettere luce sull'operato della protezione civile e delle ditte da essa incaricate a gestire le prime fasi del dopo-terremoto, è inutile ribadire che i programmi di intrattenimento sono molto più influenti sulle opinioni politiche degli elettori rispetto ai programmi di politica: quando ci si mette a guardare un programmino del mattino non si sta attenti a tutto ciò che succede, non ci si è preparati eventualmente al fuoco di fila ideologico, in genere i messaggi che si vogliono far passare vengono offerti in maniera soffusa, quasi incomprensibile. Lasciando stare tutto ciò, la domanda che da due giorni mi attanaglia è: ma questa signora, che penso abbia almeno un minimo di intelligenza, ha riflettuto su quanto stava accadendo o ha pensato che a quell'ora tra una girata al sugo e un'occhio al ferro da stiro che sennò brucia tutto l'avrebbe di nuovo fatta franca? Si è dimenticata che la rete, una comunità di esseri pensanti e non un singolo indifeso, costituisce ormai il vero cane da guardia del potere, dell'informazione e dell'intrattenimento ed è molto difficile farla franca sotto milioni di occhi?
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