L'immagine che ho di lui è di una persona possente, con le braccia molto grosse e protettive e un fare da burbero che a volte, spesso, incuteva timore. Eppure era considerato da tutti una persona spassosa, simpatica, sempre pronta allo scherzo, in paese lo chiamavano quasi tutti zio. A volte cantava, ballava persino e come tutte le persone che hanno superato i sessantacinque anni era sempre pronto all'aneddoto che, in lui come in quasi tutte gli anziani, non ha mai un valore narrativo ma spesso è pura autocelebrazione. Sento ancora la sua voce mentre mi chiede se ho la ragazza e mi ammonisce di non farmi incastrare come era successo a lui, sposo ad appena diciannove anni e perdipiù di una donna più grande di lui. Me lo ricordo seduto vicino al camino dal quale uscivano dei ceppi che avrebbero riscaldato un esercito mentre arrotola senza pensarci troppo una sigaretta in delle cartine così piccole che nelle sue mani scomparivano, oppure mentre riempie la pipa che accende con dei fiammiferi bellissimi che vengono dal Belgio. Me lo ricordo fare dei grandi sospiri di soddisfazione mentre osserva la famiglia seduta intorno alla sua tavola. Si chiamava come un monte della Grecia e aveva lavorato in giro per il mondo. Mi ricordo pure quella tavola dove la roba era sempre il triplo di quella necessaria e il suo bicchiere che raccolgieva di tutto, coca cola aranciata gassosa vino e birra, a seconda del bibitone che aveva voglia di bere quel giorno. Mi ricordo che il pane a tavola non si contava a fette ma a forme. Mi tornano in mente anche i suoi pantaloni da lavoro blu elettrico che gli ho visto indossare infinite volte, oppure gli abiti per andare a caccia e i giubbini smanicati per portare le cartucce, le quaglie per allenare i cani stipate in gabbie in soffitta, l'odore molto forte di tutti i suoi cani che abbaiano mentre gli porta lda mangiare, il frigorifero pieno di cibo per i cani e tutta la sua casa che restituiva l'immagine di un cacciatore appassionato della vita all'aperto e dei suoi cani. Mi ricordo la forza che riusciva a comunicare quando perdeva le staffe in preda ad un accesso d'ira e mandava tutti quanti a quel paese, compresa la moglie che nonostante tutto non ha mai smesso di amarlo. Non ha smentito nemmeno per un attimo la fama di persona un po' forasta e non troppo abituata a trattar bene le persone. Certi suoi atteggiamenti, da sempre caratterizzati da alti e bassi persino coi parenti più prossimi, hanno pesato troppo nei rapporti con gli altri esseri umani. Negli ultimi tempi gli ho visto perdere peso, autorevolezza e capelli, ma mai quell'aria burbera e strafottente che ha caratterizzato la sua vita e che, insieme ai suoi infiniti racconti, è la cosa che mi mancherà di più.
tremendieventi
martedì 7 dicembre 2010
Athos
L'immagine che ho di lui è di una persona possente, con le braccia molto grosse e protettive e un fare da burbero che a volte, spesso, incuteva timore. Eppure era considerato da tutti una persona spassosa, simpatica, sempre pronta allo scherzo, in paese lo chiamavano quasi tutti zio. A volte cantava, ballava persino e come tutte le persone che hanno superato i sessantacinque anni era sempre pronto all'aneddoto che, in lui come in quasi tutte gli anziani, non ha mai un valore narrativo ma spesso è pura autocelebrazione. Sento ancora la sua voce mentre mi chiede se ho la ragazza e mi ammonisce di non farmi incastrare come era successo a lui, sposo ad appena diciannove anni e perdipiù di una donna più grande di lui. Me lo ricordo seduto vicino al camino dal quale uscivano dei ceppi che avrebbero riscaldato un esercito mentre arrotola senza pensarci troppo una sigaretta in delle cartine così piccole che nelle sue mani scomparivano, oppure mentre riempie la pipa che accende con dei fiammiferi bellissimi che vengono dal Belgio. Me lo ricordo fare dei grandi sospiri di soddisfazione mentre osserva la famiglia seduta intorno alla sua tavola. Si chiamava come un monte della Grecia e aveva lavorato in giro per il mondo. Mi ricordo pure quella tavola dove la roba era sempre il triplo di quella necessaria e il suo bicchiere che raccolgieva di tutto, coca cola aranciata gassosa vino e birra, a seconda del bibitone che aveva voglia di bere quel giorno. Mi ricordo che il pane a tavola non si contava a fette ma a forme. Mi tornano in mente anche i suoi pantaloni da lavoro blu elettrico che gli ho visto indossare infinite volte, oppure gli abiti per andare a caccia e i giubbini smanicati per portare le cartucce, le quaglie per allenare i cani stipate in gabbie in soffitta, l'odore molto forte di tutti i suoi cani che abbaiano mentre gli porta lda mangiare, il frigorifero pieno di cibo per i cani e tutta la sua casa che restituiva l'immagine di un cacciatore appassionato della vita all'aperto e dei suoi cani. Mi ricordo la forza che riusciva a comunicare quando perdeva le staffe in preda ad un accesso d'ira e mandava tutti quanti a quel paese, compresa la moglie che nonostante tutto non ha mai smesso di amarlo. Non ha smentito nemmeno per un attimo la fama di persona un po' forasta e non troppo abituata a trattar bene le persone. Certi suoi atteggiamenti, da sempre caratterizzati da alti e bassi persino coi parenti più prossimi, hanno pesato troppo nei rapporti con gli altri esseri umani. Negli ultimi tempi gli ho visto perdere peso, autorevolezza e capelli, ma mai quell'aria burbera e strafottente che ha caratterizzato la sua vita e che, insieme ai suoi infiniti racconti, è la cosa che mi mancherà di più.
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