Secondo me il Presidente della Repubblica, dopo essere stato raggirato da Monti, ha perso un po' la linea politica e istituzionale che aveva immaginato 18 mesi fa e sta commettendo una serie di errori abbastanza gravi. L'inizio di questa brutta parabola si può individuare intorno al mese di Settembre-Ottobre del 2011. Il governo Berlusconi è ormai allo stallo da quasi un anno, la Grecia sta cadendo nel baratro della bancarotta con probabilità di contagio e di intossicazione dell'economia e della gestione del debito italiani, lo spread viaggia oltre i 500 punti. Berlusconi si dimette. Il Pd non ha un candidato pronto alle elezioni perchè Bersani, già proclamato segretario attraverso le primarie, deve ancora passare per un altro turno di primarie contro Renzi. A questo punto il Quirinale, con una mossa a sorpresa, e con una certa forzatura anche delle pratiche costituzionali, conferisce a Mario Monti il titolo di Senatore a vita e il giorno dopo gli dà l'incarico di formare il nuovo governo che si occupi di far rispettare gli impegni presi dall'Italia in sede Europea. Monti si mostra subito una personalità autorevole e la sua storia accademica e governativa è una garanzia per tutti, veste il ruolo di tecnico super-partes e ottiene la fiducia quasi all'unanimità con le sole eccezioni dell'Italia dei Valori e della Lega, che di lì a poco vedranno compromessa la loro credibilità a colpi di inchieste giornalistiche la prima e della magistratura la seconda. Dopo appena un anno di governo tecnico il Pdl decide che non se ne può più. I sondaggi dicono a Berlusconi che il suo partito sta andando a picco e che l'appiattimento sulle posizioni di Monti rischia di far perdere milioni di voti alle elezioni previste nella Primavera del 2013. Inoltre, da quando non è più presidente del consiglio, sente ogni giorno odore di manette e magistrati alle calcagna. Il Cavaliere non ci pensa due volte e fa cadere il governo. Monti, ormai convinto che la sua ricetta è stata capita e accettata dagli italiani, decide di candidarsi. E qui il Quirinale riceve una batosta senza precedenti. Non se l'aspettava Napolitano uno sgarbo del genere. Non credeva che Monti, di fatto una sua creatura politica, passasse dal ruolo di civil servant a quella di un politicante qualsiasi, perlatro a rimorchio di due vecchie volpi della Prima Repubblica come Casini e Fini. Non si aspettava che proprio lui, presentandosi di fatto alla guida di uno schieramento politico, potesse tradire il ruolo di riserva della società civile che il Presidente gli aveva assegnato con la nomina a Senatore e con il conferimento dell'incarico. Monti più che Ciampi sembra Dini a caccia di una cadrega qualsiasi. Da quel momento si chiudono definitivamente i rapporti tra il senatore a vita e il Presidente. Il risultato elettorale è poi un'ulteriore batosta per entrambi: Monti raggiunge un misero 10% e la sua pattuglia di parlamentari non è determinante per la formazione di alcuna maggioranza, infatti il Pd ha vinto di mezzo decimale sul Pdl in grande rimonta e il MS5 è il primo partito con oltre il 25%. Stanti questi risultati, ad oggi, il Pd sostiene di essere legittimato a ricevere l'incarico di Governo e a trovarsi la maggioranza al Senato (per la strana legge elettorale, la maggiornaza alla camera è blindata in virtù dell'ampio premio di maggioranza). Il Presidente, invece, vorrebbe riproporre un altro governo tecnico, con sostegno Pd-Pdl, magari con l'ennesimo membro del board della Banca d'Italia, da sempre fucina di presidenti a tutti i livelli. C'è un problema però: il Pd ce l'ha a morte con Napolitano. Bersani e il suo gruppo dirigente non perdonano al Presidente di aver voluto a tutti i costi (con la forzatura istituzionale di cui si parlava in precedenza) formare un governo tecnico, senza pensare di sciogliere le camere. Il Pd pensa che, se si fossero tenute le elezioni un anno prima il Pdl sarebbe stato schiacciato e, nonostante l'exploit prevedibile di del MS5, il centrosinistra sarebbe andato agevolmente al governo con una maggioranza abbastanza stabile per tutta la legislatura. Il Pd si sente svantaggiato perchè non si è potuto opporre al governo Monti, di fatto un governo del Presidente. Per tutte queste ragioni, oggi il segretario Pd vuole sospendere la cortesia istituzionale e sembra essere arrivato al muro contro muro col quirinale: o governo di minoranza sostenuto anche dal MS5, oppure nuove elezioni, cosa di cui Napolitano non vuolsentire parlare, specie durante il semestre bianco. La verità è che il mandato di Napolitano scade a metà maggio e quindi, di fatto, gli spazi di manovra del Presidente, anche alla luce dello sgarbo istituzionale di Monti, sembrano davvero minimi. Una soluzione potrebbe essere la fine anticipata del mandato con la contestuale elezione del nuovo Presidente il cui atto di battesimo sarà lo scioglimento delle Camere. Una soluzione un po' difficile e sicuramente senza precenti nella storia repubblicana.
tremendieventi
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