Putin ha perso. O meglio non ha vinto. E' una bellissima notizia per la Russia e anche per me. L'ex colonnello del KGB, dopo essere stato per dieci anni il padrone indiscusso del pase, tre anni fa aveva lasciato la carica di presidemte a un suo galoppino, Medvedev, che gli ha solo tenuto caldo il posto mentre lui dirigeva i giochi come capo del goveno. Bisogna riconoscere a Medvedev almeno il tentativo di riportare all'attenzione della Russia i temi della trasparenza e dell'apertura verso un regime più sensibile alle critiche e più aperto alla dialettica democratica. Adesso Putin si prepara a farsi rieleggere di nuovo come presidente ma la sua cavalcata trionfale, che secondo molti lo stava per portare al Cremlino per un altro bel po' di anni, forse ha subito una frenata o una semplice sbandata. Sta di fatto che nelle elezioni legislative tenutesi ieri, il partito del presidente ha preso "appena" il 49,5% anche se il conteggio dei seggi ne fa comunque il partito di maggioranza assoluta all'interno della Duma. Fin qui cambia poco. Però c'è un piccolissimo particolare: i seggi a favore di Russia Unita (il partito di Putin) sono ben al di sotto della quota di 2/3 necessaria a modificare la Costituzione. E questo è un vero ostacolo. Infatti Putin intendeva prolungare il mandato del presidente della Repubblica da cinque a sei anni, assicurandosi, di fatto, altri dodici anni di regno incontrastato. Ma qualcosa si muove nella terra di Dostoevskij, i russi non ci stanno a farsi prendere in giro da un oligarca che è diretta emanazione del potere sovietico. Si parla di proteste in piazza e di una riedizione delle rivolte nordafricane in salsa russa. Speriamo solo che la repressione non sia altrettanto feroce, anche se dati i precedenti non c'è da attendersi niente di buono in caso di disordini non autorizzati dal governo.
tremendieventi
lunedì 5 dicembre 2011
Good news from Russia
Putin ha perso. O meglio non ha vinto. E' una bellissima notizia per la Russia e anche per me. L'ex colonnello del KGB, dopo essere stato per dieci anni il padrone indiscusso del pase, tre anni fa aveva lasciato la carica di presidemte a un suo galoppino, Medvedev, che gli ha solo tenuto caldo il posto mentre lui dirigeva i giochi come capo del goveno. Bisogna riconoscere a Medvedev almeno il tentativo di riportare all'attenzione della Russia i temi della trasparenza e dell'apertura verso un regime più sensibile alle critiche e più aperto alla dialettica democratica. Adesso Putin si prepara a farsi rieleggere di nuovo come presidente ma la sua cavalcata trionfale, che secondo molti lo stava per portare al Cremlino per un altro bel po' di anni, forse ha subito una frenata o una semplice sbandata. Sta di fatto che nelle elezioni legislative tenutesi ieri, il partito del presidente ha preso "appena" il 49,5% anche se il conteggio dei seggi ne fa comunque il partito di maggioranza assoluta all'interno della Duma. Fin qui cambia poco. Però c'è un piccolissimo particolare: i seggi a favore di Russia Unita (il partito di Putin) sono ben al di sotto della quota di 2/3 necessaria a modificare la Costituzione. E questo è un vero ostacolo. Infatti Putin intendeva prolungare il mandato del presidente della Repubblica da cinque a sei anni, assicurandosi, di fatto, altri dodici anni di regno incontrastato. Ma qualcosa si muove nella terra di Dostoevskij, i russi non ci stanno a farsi prendere in giro da un oligarca che è diretta emanazione del potere sovietico. Si parla di proteste in piazza e di una riedizione delle rivolte nordafricane in salsa russa. Speriamo solo che la repressione non sia altrettanto feroce, anche se dati i precedenti non c'è da attendersi niente di buono in caso di disordini non autorizzati dal governo.
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